Io ho una cosa - ho un'affezione morbosa - per le storie che trattano di malattie mentali/squilibrati/angst che ti strizza l'anima. Da una parte, non posso ignorare l'ondata di dolore che mi causano ogni volta. Dall'altra, le adoro. Capiscimi, ti prego.
Quando ho letto la tua recensione, ho deciso di fare un giro sul tuo profilo e - cosa non è questa storia? *-* L'ho letta e riletta almeno dieci volte. Perché non c'è nemmeno una recensione?!
Allora, innanzitutto: i colori, proprio all'inizio della storia. Io sono una fautrice del colorismo, passami il termine, nelle storie. Colori associati a emozioni, simboli, momenti della giornata. A mio modestissimo parere, è una tecnica stilistica molto efficace. E già qui mi hai ucciso bene.
Poi i pensieri interrotti a metà, sia all'interno della storia, che rendono bene il corso poco fluido dei pensieri del protagonista, sia sul finale, con questo narratore che distoglie lo sguardo non appena smette di essere interessante.
E questo ripetere più volte che il protagonista si sente un Dio, soprattutto se contrapposto ad immagini come il pavimento sporco, o il sangue sul muro.
Me lo vedo, quest'uomo che nella sua pochezza umana si contorce e si dibatte, e cerca anche solo l'attenzione di qualcuno, più piccolo e più grande di lui, e dentro si sente un dio. Bellissimo.
"Un inchino al vuoto, un ghigno al buio.
Hai aperto gli occhi e ti sei sentito un Dio."
Qui ero io che volevo urlare con la folla e con lui.
E poi non me la dovevi fare. Quel secondo di paura sul finale mi ha straziata, davvero davvero tanto.
Insomma, tutto questo delirio molto poco sensato, lo riconosco, per dire che la tua storia mi è piaciuta, e pure tanto.
Prendila, se vuoi, come una recensione in cambio di una recensione. Ma mentirei se ti dicessi che l'ho scritta per dovere morale e non per pura esaltazione dopo aver letto questa chicca.
Basta, la finisco qui. Spero di poter leggere altro di tuo!
-Nina |
