Una scrittura - come al solito - impeccabile, misurata e fortemente evocativa: quasi come se si trattasse di una sceneggiatura di Bergman, la stasi della descrizione entra in conflitto con la dinamicità interiore dei protagonisti (la malinconia, i ricordi, il desiderio di cambiare e di andare via). Parallelamente, anche la forma narrativa segna questa dicotomia: il discorso indiretto fatto di periodi lunghi ed incentrati su dettagli da un lato; il discorso diretto, incisivo ed "esternante" dall'altro. Una brevissima e puntuale analisi interiore che si esteriorizza nella visione carica di malinconia dell'ambiente narrato, che pur cambiando (con qualche drappo) in realtà è pur sempre lo specchio dell'anima di chi lo vive (e ci vive). Le tue sono storie dal tono dimesso, quasi sussurate, e per questo così poetiche e magiche. La tensione narrativa si enuclea più dal non detto che da ciò che effettivamente emerge dalla lettera. Sono storie che infondono nel fruitore il sano gusto della lettura. Complimenti!