Whoa, saranno secoli che non recensisco. Scusa: colpa mia ^^" solo che non avevo visto l'ultimo aggiornamento, e poi sto scrivendo anche io (e in tempi così rapidi che credo Achille farà in tempo a raggiungere la tartaruga prima che io abbia finito) e poi avevo il cosplay di Sherlock da perfezionare e..... *appare Septa Unella del trono di spade che si mette a scampanellare SHAME! SHAME! SHAMEEEEEE!!!!!!!!!* si sono imperdonabile lo so. |
"Un felice stupido professore di mezza età che si è commosso". Povero cucciolo, mi viene solo da dire questo :) c'è sempre un velo di malinconia, in ogni capitolo, anche quando all'apparenza le cose vanno meglio. |
Capitolo bellissimo che ci sta traghettando dallo Sherlock pieno di sè e glaciale, ad uno empatico, anche se la sua comprensione dei sentimenti passa sempre e solo attraverso gli occhi di John. |
Il capitolo si apre con la “radiografia” che Sh fa dell’elaborazione del lutto per applicarla alla risoluzione di un caso ma, qui e là, tra le righe dell’esposizione del suo ragionamento, affiorano riferimenti veloci, e quasi timorosi di venire scoperti, alla situazione del suo animo. Infatti, secondo me, dopo aver affermato che l’essere umano ha bisogno di schemi, secondo una particolare teoria, Sh ammette che “…la realtà è, come sempre, ben diversa…” in quanto “…I confini non esistono…”. Ovviamente egli fa riferimento alla sua larga esperienza di casistiche umane che ha potuto accumulare durante il suo lavoro ma pare quasi che la smentita di quegli assiomi derivi anche da quello che lui, in questi momenti, sta vivendo. È di morte che si sta trattando, però, forse inconsciamente, il suo pensiero vira verso quella che era stata progettata con chiarezza come la fine della sua vita, senza rimpianti, senza strascichi dolorosi di ripensamenti o dubbi. La sicurezza con cui la luce di quell’idea è, fino ad ora, rimasta accesa nella sua testa, ora comincia a vacillare, a perdere la sua costante brillantezza e sfuma in contorni meno nitidi. Dilaga infatti, incontenibile in questo capitolo, la grande energia che proviene dal cuore semplice ma determinato di John che assorbe tutto ciò che di negativo è prodotto dalla renitenza di Sh a lasciare che i sentimenti lo guidino verso porti sconosciuti. Sconosciuti ma con quello che è diventato il faro in mezzo al buio della tempesta, John. John che, ormai, riempie gli spazi intorno di tenerezza e desiderio di qualcosa che non sia lo schematismo di comportamenti previsti e decisi in base ad operazioni logiche, a freddi algoritmi che portino a risultati agghiaccianti nella loro possibilità razionale. John è l'incidente, l'imprevisto che porta caos negli ingranaggi del meccanismo della ragione. Un granello di sabbia che diventa la causa prima dell’incepparsi di un sistema apparentemente perfetto. Il dubbio, l’incertezza, la consapevolezza che il proprio respiro tragga vigore da certi sguardi “morbidi”, dall’energia del coraggio che dà la libertà di amare. Questo ed altro sta travolgendo la ferrea determinazione di Sh ma, soprattutto, esplosiva è la progressiva scoperta che, chi ha compiuto la vera, suprema scelta, non è lui ma John che, pur nella consapevolezza di una sofferenza che sta mostrando sempre di più il suo viso livido (“…rimanere in piedi in un corridoio asettico…), ha deciso di restargli vicino fino all’ultimo, nell’irrazionalità di un grande amore. Una frase, tra molte, mi rimane, sintesi di tutto quello che può definire un sentimento unico: “…capire il punto centrale di questa “magia” che nasce nei suoi sguardi e muore su di me…”. Un’osservazione stilistica: ci avviciniamo alla mèta, qualsiasi essa sia e le frasi dei dialoghi e della parte narrativa , che si susseguono nella tua ff, stanno diventando sempre più incisive, brevi, lapidarie. Come fossero le ultime parole di chi vuole davvero andarsene dal mondo. Splendido. |
Ciao carissima! Anche tu mi sei mancata tanto!! |