Correttezza grammaticale: 9/10
Stile: 9/10
Attinenza: 9/10
Personaggi: 8/10
Trama: 8,5/10
Giudizio personale: 5/5
Per un totale di: 48,5/55
Questa storia è davvero ben scritta: scorrevole, mai pesante, al di là di alcuni brevi passaggi che richiedono una seconda lettura. Anche la grammatica è molto buona nel suo complesso, non ho però dato voto pieno per via di una serie di errori di battitura che non hanno comunque compromesso la narrazione.
E' un racconto che emoziona e trasmette quel senso di malinconia che la canzone, secondo me appropriata, già regala: gli spiriti non possono andarsene; come loro anche Sasuke ed Hinata nelle difficoltà vivono una situazione molto analoga.
“Stavano sotto lo stesso cielo. Fra le stesse mura. Respiravano la stessa polvere. Già, in fondo che differenza c’è?”
Questa frase esprime così bene il paragone tra questi due mondi, quello sovrannaturale visto da Hinata e quello reale, che non ho potuto esimermi dal citarla.
I personaggi in sé sono attinenti alle loro caratteristiche originali, nonostante si sia in un contesto alternativo, anche se Sasuke nel suo modo di rapportarsi ad Itachi mi ha lasciata un po' perplessa: non è ben chiara la sua relazione con il fratello infatti; quest'ultimo viene descritto da Sasuke come un donnaiolo, cosa che discorda con il carattere del maggiore degli Uchiha e anche con quello di Sasuke stesso per la leggerezza con cui parla del fratello maggiore. Avrei preferito insomma una maggiore introspezione, visto e considerato l'accenno fatto.
Per il resto i personaggi sono comunque ben caratterizzati, particolarmente gradito è stato oltretutto lo scorcio su un po' tutti i protagonisti del manga, anche se in linea di massima i caratteri principali appaiono forse troppo evanescenti, un contorno indefinito della vicenda che perde un po' in trattazione psicologica.
Tutta la trama in sé è davvero molto suggestiva oltre che originale, anche per quanto riguarda l'uso e l'interpretazione della canzone, però il finale poteva essere a maggiore effetto: non cambia la condizione di nessuno, ogni cosa rimane inalterata. Da come proseguiva il racconto invece sembrava che ci si dovesse aspettare qualcosa, un avvenimento, un cosiddetto colpo di scena che però non è arrivato. Come la comparsa di Gaara per esempio, che portava a pensare ad un collegamento più immediato e palpabile con l'aldilà.
Però questa decisione non compromette la buona trama - per quanto lasci tutto un po' in sospeso, quasi galleggiante, in un mondo onirico dell'uguale - che rimane comunque molto coinvolgente soprattutto se accostata a “Hotel California”.
E' davvero originale ed attinente l'uso delle righe scelte e anche il senso complessivo della canzone: un luogo, una condizione della quale non potrai mai liberarti. Certo nel testo originale le interpretazioni sono molteplici essendo l'Hotel una metafora della vita, ma in quanto metafora può essere adattata a qualsiasi delle tante condizioni umane. Oltretutto ho molto apprezzato l'interazione dei personaggi con la canzone stessa ed il significato così vivido delle immagini: la scena dei fantasmi che danzano nel cortile, in particolar modo, è stata una scelta talmente suggestiva da far venire i brividi ed un po' di commozione.
In sostanza è una storia che, indipendentemente dalle piccole annotazioni dovute in quanto giudice, ho particolarmente apprezzato, soprattutto se ascoltata con la canzone in sottofondo. Complimenti per questo racconto così suggestivo e ben scritto.
Hai tratteggiato tutto in modo onirico: tutti i presenti sembrano galleggiare in questo mondo in parte visionario in parte reale. E' stato davvero suggestivo leggere questa fiction! Hinata e Sasuke insieme da bambini poi mi trasmettono un senso di tenerezza ^//^
Comunque concordo in pieno: la fiction deve essere letta con Hotel California in sottofondo, o perlomeno bisogna conoscerla; con il brano degli Eagles nelle orecchie la lettura di questa storia è perfetta! |