Recensioni per
Carne da Macello
di Zane

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/01/17, ore 19:04

Valutazione per il contest "The Darkest Secret"

ATTINENZA AL TEMA E USO DEI PACCHETTI

Ci è piaciuto molto il modo in cui hai scelto di trattare il tema di questo contest, cioè nella maniera più realistica e drammatica possibile.
Non viene mai fatto accenno ad un “segreto” nella misura in cui la parola stessa compare una sola volta nel corso di tutta la narrazione, e nella frase finale. Ma tutti i personaggi, chi in un modo chi in un altro, portano con se il fardello della propria interiorità innominabile, di cui si riesce a grattare soltanto la superficie.
I segreti sono qui intesi come demoni personali, elementi della psiche e del vissuto che rendono questo gruppo di persone “diverse” e quindi anormali, ognuna a suo modo. La verità dietro al suicidio di Ino, poi, è il tocco di classe che rende il tema ancora più intenso.
Rimane un’ulteriore mistero alla fine della narrazione, ovvero se il suicidio di lei fosse realmente un suicidio; se come suggerisce Deidara, Ino si è uccisa poiché non tollerava di vedersi gravida, oppure se lo psicologo dell’istituto ha finto il suo suicidio come ha finto quello di Deidara.

Gli elementi obbligatori del pacchetto scelto sono entrambi rintracciabili, ma quello facoltativo è considerato come non presente poiché, per quanto se ne faccia un accenno, non ha alcuna rilevanza con la narrazione.

Pacchetti:


#13
ELEMENTI OBBLIGATORI
- Contenuti forti (v)
Senza dubbio l’avvertimento è stato pienamente rispettato. Ognuno dei personaggi della storia contribuisce a renderne forti i contenuti, in special modo per quello che riguarda la vicenda di Ino e di Deidara.

- “Dammi una sola buona ragione per non farlo. Ma ti avverto, non sarà facile convincermi.” (v)
Il prompt è stato usato benissimo, in maniera fluida e rintracciabile, e si trova in quello che è il momento probabilmente più intenso di tutta la narrazione.

ELEMENTO FACOLTATIVO
- Uno dei personaggi ha un arto meccanico (x)
C’è stato un vago accenno ad un personaggio, non presente durante la narrazione, che possedeva un arto meccanico. Ma tale elemento non è sufficientemente inserito perché il prompt possa essere considerato sfruttato in maniera completa, dato che tale personaggio non ha alcuna rilevanza con la trama, né ha rilevanza il fatto che, in effetti, possedesse un arto meccanico.


CONTESTO/ATMOSFERA

La storia ha una tematica di forte dramma e di quasi completa introspezione, che si incasella nella dinamica di un istituto di igiene mentale con tutte le sue contraddizioni.

Il contesto è però poco approfondito. Non ci è dato sapere quale sia l’età degli attori della vicenda, quanti ragazzi siano rinchiusi nell’edificio, da quanto tempo sono rinchiusi, chi di loro ha più possibilità di uscire e chi meno, anche se si riesce a ricostruire qualcosa tramite le introspezioni di Sasuke.
Sembrerebbe che i ragazzi abbiano tutti un’età simile e prendano medicine simili. Vediamo che questo istituto è grande, ben equipaggiato con infermieri e personale, e addirittura vi è un cimitero privato nel cortile della struttura. Si suppone, quindi, che questi ragazzi abbiano tutti, più o meno, una buona famiglia che può pagare un ricovero in un luogo del genere.
Viene però accennato che il cibo è preconfezionato e che a pagare la mensa è lo Stato, quindi tramite delle tasse, e non rette pagate dalle famiglie degli ospiti. È anche chiaro da alcuni passaggi che non tutti (come Ino) vengono da famiglie agiate; ci si chiede a questo punto com’è possibile che un istituto del genere sia statale e non privato, dato che ha addirittura un cimitero ivi compreso.
Altro elemento che non siamo ben riuscite a contestualizzare è che a parte il direttore, sembra esserci solo uno psicologo addetto al monitoraggio dei progressi dei pazienti (strano anche il fatto che si tratti di uno psicologo e non di uno psichiatra). Inoltre, questi ragazzi sembrano presentare disturbi molto differenti l’uno dall’altro, dall’anoressia alla paranoia, e senza una contestualizzazione non si spiega come mai soggetti con patologie così tanto diversificate soggiornino tutti insieme, e seguano tutti la stessa terapia con un singolo psicologo da cui vanno saltuariamente a colloquio.
Non sembrano infatti esistere diverse modalità di cura per i pazienti e anzi, appaiono essere tutti considerati come dei generici “pazzi”.

L’impressione che ci è arrivata è quella di un Ospedale Psichiatrico di Stato simile a quello di Salem (Qualcuno volò sul nido del cuculo), quindi una sorta di sanitario anni ’50. Ma non essendoci nozioni sul periodo storico o sulle particolari condizioni di questo luogo, che giustifichino e/o contestualizzino la dinamica sopracitata, il contesto risulta un po’ troppo vago e non rende possibili particolari speculazioni.

La totale mancanza di approfondimento viene però quasi completamente bilanciata da un’ottima resa dell’atmosfera.
Ci si tende a concentrare più sulle interiorità dei personaggi e sui loro drammi che sul contorno, e lo stile che hai scelto, crudo e costantemente velato di amarezza, contribuisce a ricreare un notevole senso di angoscia nel lettore.
Si respira un’aria di disperazione fin dai primi righi, e non tanto per l’avvenimento in sé con cui la narrazione si apre, che difatti sembra essere un tipo di orrore quasi più normale rispetto a quello che i personaggi vivono nel loro intimo. Arriva costantemente una sensazione di gabbia e di mancanza d’aria, di situazione senza uscita, sia dal punto di vista interiore che esteriore.
Non c’è posto per la speranza né in generale per i pensieri positivi; per tutta la narrazione, le vicende vengono presentate con una cruda disillusione che non consente al lettore di distrarsi e lo tiene angosciosamente ancorato alle pagine. E anche una volta finita la lettura, la generica amarezza per questa situazione senza uscita resta vivida nell’aria.


TRAMA/INTRECCIO

Trama e intreccio sono, come il contesto, notevolmente scarni, e in questo caso la carenza non risulta del tutto bilanciata dall’atmosfera.

In particolare, in questa storia non abbiamo riscontrato niente che “inizia” e “finisce”; vi è più che altro una sorta di piccolo spaccato della tragica esistenza di queste persone.
I personaggi ci vengono presentati tutti e bene, ma la storia finisce lì, con questa presentazione che non va a parare da nessuna parte. L’unico momento di narrazione in cui si intravede una trama è quello che vede come protagonista Deidara, durante il suo breve scambio con lo psicologo che si conclude con la sua morte.
Scopriamo quindi un indizio in più sulla situazione vissuta dagli ospiti di questo istituto: non solo sono prigionieri di loro stessi e delle mura di questo posto, ma anche in balia di un uomo che può decidere della loro vita e della loro morte senza battere ciglio, come se fossero tante formiche.
Questo aggiunge dramma alla situazione, ma non crea alcuno sviluppo per un possibile intreccio.
Nella parte iniziale e in quella finale, Sasuke si limita a fare da spettatore e a riflettere sulle situazioni, analizzando con un certo sprezzo e con una certa lucidità ciò che lo circonda. Non prende parte attiva a nessuna vicenda e non fa presagire che tramite lui si verrà a creare un qualche genere di intreccio; in effetti non succede, e il personaggio resta, così come in effetti tutti gli altri (fatta eccezione per Deidara), un testimone ai margini della vicenda, senza realmente farne parte pur essendoci immerso fino al collo.

La trama di questa storia appare più come una sorta di lunga preparazione che altro, e l’unico momento in cui succede veramente qualcosa è una sorta di piccolo vicolo cieco, di cunicolo, in cui l’unico personaggio che aveva mostrato un minimo di luce in più viene in qualche modo “punito” per questo, senza alcuna possibilità di ribellarsi. Dopo la morte di Deidara la situazione in effetti non è cambiata, non quella generale almeno (per quanto per Suigetsu possa essere stato un dolore perderlo). Le dinamiche sono rimaste le stesse.
Non vi è, perciò, alcun genere di evoluzione, né nei personaggi né nella trama, e la narrazione sembra solo una presentazione di qualcosa, una sorta di prologo molto drammatico per una vicenda meglio strutturata che verrà in futuro.

È comunque evidente che l’intreccio non è da ricercarsi approfonditamente in un tipo di storia del genere, che insomma il punto non fosse la trama in sé e per sé ma il raccontare in breve le vicende di questi ragazzi, senza troppi giri di parole.
Essendo però il anche il contesto pressoché assente, ciò che resta di questa storia alla fine della lettura è solo e soltanto l’angoscia. È impossibile speculare su quello che accadrà, senza vedere solo e sempre tutto nero. L’unico “finale” che sembra possibile da immaginare è quello della loro morte, o definitiva perdita di lucidità.

C’è inoltre un elemento che non ci ha convinte, ovvero il fatto che Deidara cerchi, nella propria cartella clinica, notizie di Sasori.
È giusto e legittimo che voglia sapere come mai Sasori non è mai andato a trovarlo, e il momento in cui scopre la verità rappresenta probabilmente l’apice del dramma narrativo. Ma ci siamo chieste, dopo una prima lettura, il motivo per cui Deidara creda di trovare quell’informazione proprio lì.
Insomma, perché nella sua cartella clinica dovrebbe esserci nozione del destino di Sasori?
Perché lo psicologo dovrebbe aver tenuto conto di una cosa del genere, considerandola così importante da addirittura annotarla nella cartella del suo paziente? E soprattutto, in primis, perché lo psicologo dovrebbe sapere cos’è successo a Sasori?
Ci sarebbe sembrato più legittimo (e più sensato) se ad esempio Deidara si fosse convinto che lo psicologo sapesse qualcosa al riguardo (per un motivo specifico, magari in seguito a una conversazione) e avesse quindi cercato di estorcergli l’informazione personalmente.


CARATTERIZZAZIONE DEI PERSONAGGI

Questo è uno dei punti di forza di tutta la narrazione.
I personaggi sono svariati e molto diversi tra loro, e per quanto ci siano solo accennati, risultano tutti estremamente vividi.
Ci vengono inizialmente descritti da Sasuke con accenni brevi e tramite le loro patologie, come se anche lui si fosse abituato a etichettarli secondo il disturbo che hanno e nient’altro. Ma la formula è vincente: tutti spiccano per come sono stati connotati, come se ognuno di loro brillasse del suo colore su uno sfondo grigio, e addirittura Ino appare come un personaggio a tutto tondo, nonostante non sia effettivamente presente durante la narrazione.
Tutti loro, con i loro disturbi e particolarità caratteriali, sono stati perfettamente gestiti e delineati, senza sbavature, senza eccedere nel dramma delle loro vicende personali, e anzi con un certo distacco da parte di chi li osserva. L’angoscia che si respira non è quella di chi descrive, ed è perciò possibile distaccarsene per tenere sotto controllo il quadro generale, che man mano che si riempie diventa sempre più sfaccettato.

Abbiamo anoressia e bulimia, autolesionismo, disturbi borderline della personalità e manie di protagonismo, accenni di schizofrenia e altri elementi di diversi disagi psicologici. E poi abbiamo le persone che li portano, che si comportano in maniera perfettamente accordata e bilanciata con le descrizioni che ne sono state fatte.

Il lavoro migliore, senza dubbio, è quello che hai fatto con Deidara.
Deidara è il personaggio meglio gestito di tutta la storia, e non per niente è tramite lui che viene fuori l’unico risvolto di trama presente. Ci viene presentato inizialmente come un meschino dagli occhi di Sasuke; lo vediamo completamente incurante di quello che sta succedendo, ma in effetti tutti loro sembrano poco presi dalla sorte di Ino, fatta forse eccezione per Hinata (a suo modo, a causa forse più del suo disturbo che di altro).
Sasuke sembra disprezzarlo e Deidara si comporta in una maniera effettivamente disprezzabile, anche nel suo scambio con Suigetsu, salvo poi dimostrarsi molto differente quando analizziamo il suo punto di vista interno.
Da solo con i propri pensieri, Deidara ci viene mostrato come una persona che soffre, come probabilmente lo sono tutti in quell’istituto. Ma soprattutto, scopriamo che non è un meschino come poteva sembrare in un primo momento, e che non è affatto indifferente alla vicenda di Ino, al punto da rimanere sotto completo shock quando gli capita l’ecografia tra le mani.
Scopriamo che aveva davvero un fidanzato (di una qualche sorta), una persona che ama e che aspetta, e si chiede legittimamente come mai non lo vada a trovare. Scopriamo che è discretamente lucido, come e più di Sasuke, rispetto alle dinamiche che lo circondano. E che sembra essere molto abituato ad essere più lucido rispetto agli altri, dato che si sente in qualche modo superiore anche allo psicologo.
Troppo superiore, forse, dato che finisce con il provocarlo dopo aver sbirciato dove non avrebbe dovuto.
Molto sensato il giro di pensieri che fa, quando vede l’ecografia della gravidanza di Ino. Molto umano e accurato, ben costruito, per niente forzato. Deidara si accorge immediatamente che il “colpevole” deve necessariamente essere qualcuno “ai piani alti”, ma la consapevolezza che altri non è che lo psicologo arriva passo passo, rapidamente ma non tutto d’un colpo. Allo stesso modo arriva la consapevolezza che lo psicologo ha nascosto lì la lastra dell’ecografia, e che lui è in guai seri, e con il crescere della sua ansia-consapevolezza aumenta anche quella del lettore.
Con un piccolo spaccato sul suo punto debole, i bambini, che ama ma che non può avere, e con la punta di dolorosa gelosia che prova per il fatto che “non poteva essere mamma e perché per l'ennesima volta qualcuno aveva preferito una femmina a lui.”
Procede poi a provocare lo psicologo, come se non si rendesse conto dell’enorme pericolo che corre, o quasi come se non gliene importasse. E quando gli arriva la stilettata finale, rappresentata dalla notizia della morte di Sasori, sembra cedere e arrendersi all’inevitabile.

Ci siamo dilungate solo su Deidara ma tutti i personaggi sono gestiti bene e piacevoli da leggere, fatta eccezione per Sasuke.
La sua caratterizzazione è l’unico difetto, e lui è difatti il personaggio che ci ha convinte di meno. Vediamo il mondo principalmente dai suoi occhi, degli occhi disillusi e abituati a sopportare, tramite i quali Sasuke analizza rapidamente il circostante con un invidiabile cinismo, e con una scarsa tolleranza nei confronti dei disagi del suo prossimo. Quasi che se ne sentisse in qualche modo superiore, ma non si comprende bene da dove gli arrivi questo senso di superiorità.
Assiste alle “scenette” di Deidara e Suigetsu limitandosi a storcere la bocca, e quasi non smette nemmeno di guardare quando Hinata viene vessata, senza neanche immaginare di prendere le sue difese. Dice anzi chiaramente di disprezzarla, di disprezzare le persone con un carattere debole come il suo, ma si limita ad ignorarla così come ignora più o meno tutto ciò che lo circonda, senza mai mettere se stesso nelle digressioni che fa (diversamente da come fa Deidara, che pensa in maniera molto più “personale”).

Sasuke è quasi solo e soltanto una voce narrante; descrive il mondo in maniera piuttosto precisa e senza troppi giri di parole, ma sembra non collocarsi bene da nessuna parte e dalle descrizioni che fa, alla fine è lui quello che esce meno caratterizzato di tutti. Quasi ci si chiede come mai sia finito lì, visto che l’unico dato che abbiamo su di lui è l’autolesionismo.

Alla fine della storia possiamo dire di conoscere più o meno tutti i personaggi, compresi quelli che compaiono sì e no in una scena e compresa Ino, che in effetti non è presente, ma il suo quadro psicologico è così netto che si ha l’impressione di averci fatto una chiacchierata poco fa.
Con l’eccezione di Sasuke, tutti i personaggi della vicenda sono estremamente vividi e reali.


USO DEI POV

Purtroppo il POV dei vari personaggi (ciò che provano, pensano, sentono) è estremamente confuso, e vengono mescolate le impressioni di alcuni di loro quando a guardare dovrebbe essere soltanto uno, prima nel caso di Sasuke e poi di Deidara, e questa problematica è frequente durante tutta la narrazione.
Alcune frasi sono evidentemente a POV misto, il che non funziona dato che il narratore non è esterno, e in molti casi è stato necessario rileggere alcuni passaggi per capire chi stava pensando/facendo cosa, visto che spesso e volentieri mancava il soggetto all’inizio della frase.

Cito alcuni esempi:

- «Oh, andiamo, Hinata.» le annusò i capelli che profumavano di lavanda, poi la strinse maggiormente, tirandosela ridosso.
In questo caso, il commento sul fatto che i capelli di Hinata profumavano di lavanda non appartiene al POV Sasuke, dato che il ragazzo è sufficientemente a distanza (troppo per sentire l’odore che hanno i capelli di lei). L’osservazione sul profumo di Hinata è evidentemente relativa al pensiero di Suigetsu, e risulta completamente decontestualizzata rispetto al giro di pensieri che stava facendo Sasuke poco prima.

- Hinata non lo guardava in faccia perché aveva più volte detto che il suo sorriso la spaventava. Teneva il capo chino e fingeva di essere assorta nei suoi pensieri, sapeva dove Suigetsu volesse andare a parare.
Anche qui, il fatto che Hinata “sapesse dove Suigetsu voleva andare a parare” è un commento del tutto estraneo al POV Sasuke.
Essendo stata la narrazione interna a Sasuke, fino a questo punto, il fatto che improvvisamente venga fuori un pensiero relativo all’interiorità di Hinata mette confusione. Non è chiaro chi sapesse dove chi voleva andare a parare, insomma non è chiaro da chi venga il pensiero, e la frase risulta perciò fuorviante e toglie fluidità alla narrazione.

- fino a quando Hinata non sentì qualcosa di viscido leccarle il lobo e urlò. Facendo appello alla poca sanità mentale che le restava giudicò la situazione pericolosa per la propria psiche e lo allontanò, chiamando un'infermiera.
Altro POV Hinata, che si inserisce in maniera del tutto decontestualizzata nel POV Sasuke.
Quando poi il periodo ricomincia con - Lo vide scambiarsi qualche battuta scherzosa con Deidara, che ridacchiò coprendosi la bocca. - manca il soggetto (Sasuke), per cui di nuovo la narrazione risulta macchinosa.
Non è chiaro chi stia guardando Suigetsu in quel momento, dato che potrebbe trattarsi della stessa Hinata o di Deidara, e anche qui è stato necessario rileggere più volte la frase per capire esattamente cosa stesse succedendo.

In generale, in tutta la parte dei dialoghi abbiamo dovuto rileggere le frasi più volte per capire chi erano i soggetti e gli oggetti parlanti e riceventi, dato che non era mai chiaro a chi appartenesse il POV.

- Si erano conosciuti tra ospedali e centri di riabilitazione, perché Kimimaro assomigliava un po' a Suigetsu, ma a sua differenza aveva le ore contate da un tumore congenito alle ossa. E quando una mattina non si era svegliato, per Juugo era iniziato un lento declino verso il nulla.
Questa digressione di Sasuke appare un po’ forzata. È possibile che il ragazzo conosca i trascorsi dei suoi “compagni”, ma può sembrare strano che sappia così tanto di Juugo per compiere una riflessione così approfondita sul rapporto che aveva con Kimimaro (anche visto e considerato che Sasuke sembra sforzarsi di tenersi fuori dalle dinamiche personali degli altri ospiti della struttura).

- «Facciamo alle quattro? Tra poco ho il colloquio... Che noia.» colloquio con lo psicologo che a quanto pareva non serviva a niente, se non a fingere di essere un po' più sano di mente a discapito dei suoi interessi.
Qui non è chiaro se la digressione sul colloquio appartenga all’interiorità di Sasuke o di Deidara. Viene spontaneo pensare che si tratti di Sasuke, dato che è il suo POV, ma essendo Deidara che entro breve dovrà andare a colloquio, è probabile che il pensiero sia il suo.
La successiva riflessione di Deidara ci ha ulteriormente confuse: - Sasuke si sbagliava, in parte. I colloqui con lo psicologo non servivano solamente ad accertare una precaria stabilità mentale che non c'era, ma soprattutto a soddisfare la sua perenne voglia di sesso.
Quindi Deidara fa riferimento al pensiero di prima, quello relativo ai colloqui, che a questo punto scopriamo apparteneva a Sasuke. Ma come fa Deidara a commentarlo, se quello di prima era appunto un pensiero?
Sasuke non ha parlato ad alta voce, riguardo cosa pensa dei colloqui con lo psicologo, per cui Deidara sta facendo digressioni basate su una riflessione che non può conoscere.
Ovviamente abbiamo immaginato che Deidara si riferisca a dei probabili discorsi che sono avvenuti, in passato, tra lui e Sasuke al riguardo. Ma così com’è, la frase risulta decontestualizzata e crea confusione nel lettore, facendo sembrare che Deidara abbia poco prima letto nel pensiero di Sasuke.

- Fissò brevemente un angolo remoto della stanza, senza guardarlo davvero ma più per riflettere che altro, poi si alzò, asciugandosi le mani.
Il soggetto di questa frase è lo psicologo, e la digressione appartiene alla sua interiorità, ma il resto della frase è interamente POV Deidara. Altro esempio di POV confusi.

In ultimo, la parte finale, subito dopo la morte di Deidara, si apre con il ritrovamento del suo corpo nel laghetto.
Non è chiaro a chi appartenga il POV qui. Sembrerebbe tornato a Sasuke, ma dopo pochi righi scopriamo che Sasuke è con Suigetsu nel salone al terzo piano, e ha assistito alla scena solo da lontano.
Non ha potuto perciò ascoltare la conversazione, e in effetti ancora non sa (come non lo sa nemmeno Suigetsu, almeno non con certezza) che il cadavere appena ripescato è quello di Deidara.
Chi è, dunque, la voce che descrive la scena del ritrovamento?
Non sembra un narratore esterno a descriverla, ma è impossibile definire chi sia l’osservatore.

In generale, gli errori di POV in questa storia sono medio-gravi.
Ti sconsigliamo di tentare la tecnica dei POV misti oppure di passare a un narratore completamente esterno, ma semplicemente di rivedere alcuni passaggi di modo da perfezionarla, assicurandoti di tenere i personaggi ben ancorati al loro POV.


GESTIONE DEI DIALOGHI E DELL’INTROSPEZIONE

Sicuramente l’introspezione è l’elemento che domina la scena, dal primo all’ultimo rigo.
Il registro linguistico è sempre calzante e tutte le digressioni personali, prima di Sasuke e poi di Deidara, rappresentano il motore dell’intera vicenda. Particolarmente coinvolgenti sono quelle più intime, come la primissima che Sasuke fa nel riflettere su ciò che c’è scritto sulla lapide di Ino, che lui considera null’altro che menzogne di facciata.
Grazie alle introspezioni dei personaggi veniamo a conoscere non soltanto loro, ma tutto il sistema di follia che gravita loro attorno, condito in maniera diversa da uno e dall’altro “paziente”, e dall’apparato che li circonda. Ogni frase è ben contestualizzata e si adatta all’atmosfera, connotandola passo dopo passo e svelandone un pezzettino nuovo a ogni frase, senza mai stonare o scadere nel banale.
Le uniche pecche sono relative alle problematiche di POV, che rendono alcuni passaggi macchinosi e alcune frasi, sia di dialogo che di introspezione, di difficile comprensione.
Ci sono svariati punti in cui la storia non scorre come dovrebbe, e per quanto rimanga generalmente fruibile, la cognizione di alcuni passaggi risulta difficoltosa e necessita di più letture, il che la penalizza nell’insieme.

Un discorso simile vale per i dialoghi. Le poche frasi dialogate sono per lo più d’impatto ma vi è una generale tendenza a omettere i soggetti (e in generale a non specificare chi sta parlando/pensando in quel momento), ulteriore elemento che crea confusione.
Anche per i dialoghi, è stata necessaria una seconda (a volte anche una terza) lettura, per capire esattamente chi stesse dicendo cosa.

Tutte le frasi, sia parlate che pensate, sono state evidentemente scelte con una certa cura lessicale e con uno stile che risalta l’atmosfera di clausura e di angoscia, e vengono variamente penalizzate, in alcuni punti, solo dalla relativa confusione generata dal repentino mescolarsi dei punti di vista dei personaggi.


GRADIMENTO PERSONALE

Commento di Skycendre: Mi è piaciuta molto la dinamica da te descritta, quella della prigionia sia fisica che mentale, e soprattutto quella di rapporto giocoforza in atto tra Deidara e lo psicologo. Una “relazione” del genere l’abbiamo esplorata anche noi, in una storia con una dinamica molto simile (Dark Necessities), ed è infatti un tema che ci è molto caro.
Più in generale, ho apprezzato le atmosfere di oscurità e di angoscia che si respirano ad ogni rigo. Un vero peccato per i POV confusi, che costituiscono il problema principale di tutta la narrazione, ma che sono comunque facili da risistemare con una semplice revisione.
Quello che mi è piaciuto di meno è stata la scelta di descrivere le patologie dei vari personaggi come una sorta di elenco, senza però farli “agire” in nessun modo all’interno della vicenda (e togliendo loro, perciò, la possibilità di esprimersi e di spiegarsi). Tutti loro sono ben caratterizzati, vividi al punto giusto per quanto siano numerosi, e sopperiscono in maniera sufficiente alla carenza di contestualizzazione dei diversi elementi della storia.
Peccato che ti limiti a presentarceli, come se stessi dipingendo un quadro senza sfondo; l’unico che vediamo effettivamente muoversi sulla scena (e dare quindi sfoggio del proprio potenziale) è Deidara, che però paga a caro prezzo la sua breve presa di posizione.
Mi sono spesso trovata a desiderare più contesto nel corso della narrazione, relativo, ad esempio, a quanti anni hanno (su per giù) i pazienti e a che genere di posto sia questo in realtà. Assieme al motivo più preciso per cui alcuni di loro sono stati lì rinchiusi, quando presentano delle patologie evidentemente meno gravi rispetto ad altri (cito il caso di Juugo, che è chiaramente molto meno “in sé” e molto più pericoloso per se stesso e per gli altri rispetto a Deidara o a Suigetsu).
In generale la storia è risultata angosciante ma interessante, e mi è dispiaciuto per molti versi che fosse così breve, e che molti elementi non siano stati sviluppati come avrebbero potuto.
Ti faccio un ultimo appunto (a te come a un altro autore che ci ha inviato la sua storia per questo contest), ed è più che altro un consiglio: ho notato che i generi della tua storia sono “Drammatico”, “Erotico” e “Mistero”; per il primo e l’ultimo niente da ridire, ma non mi è chiara la scelta di segnalare la storia come pertinente al genere Erotico (quando non lo è).
Non è la prima volta che mi succede. Spesso ho notato che gli autori tendono a segnare le loro storie sotto questo genere, quando è semplicemente presente una scena di sesso all’interno della narrazione. Una storia di genere erotico è una storia che ha scene rosse (o appunto erotiche, anche se magari solo arancioni quindi non troppo descrittive) per la maggior parte del tempo di narrazione (almeno il 50%), e non sicuramente una storia drammatica (o di qualsivoglia genere) in cui è presente una singola scena rossa, peraltro molto breve.
Per me almeno, che ho cominciato la lettura pensando di approcciarmi ad un racconto erotico, è stato fuorviante, e realizzare che in effetti non si trattava di un racconto erotico ha un po’ pregiudicato il mio gradimento personale.

Commento di EpsylonEmme: La parte che mi ha colpito di più è stata sicuramente quella iniziale. Senza tanti giri di parole hai delineato perfettamente la situazione, ricostruendo un’atmosfera angosciante e piuttosto realistica.
Le patologie dei vari personaggi che vengono presentati mi sono sembrate trattate in maniera realistica e non superficiale, e hai saputo descrivere i loro rapporti interpersonali in maniera soprattutto coerente con i loro disturbi, e questo è sicuramente un punto a tuo favore. In circa quattro pagine sei riuscito a presentare in maniera ottima addirittura cinque personaggi (sei se conteggiamo anche Ino), descrivendone le problematiche psicologiche, il rapporto con gli altri ed accennando al loro passato, in maniera magistrale, per cui devo farti i miei più vivi complimenti.
È un vero peccato, infatti, che dopo tutto questo lavoro da parte tua non si sia visto nessuno di questi personaggi (a parte Deidara) interagire in maniera attiva durante la narrazione. Dopo l’accuratissimo lavoro che hai fatto per caratterizzarli tutti, sembra quasi uno spreco che ne si veda “agire” uno soltanto, lasciando inespresso il potenziale di tutti gli altri.
Un elemento che mi ha lasciata perplessa è stato però la caratterizzazione del personaggio dello psicologo. Possiamo dire che sia proprio lui il “fulcro” a cui attorno ruota tutta la storia: è lui che voleva insabbiare lo ‘scandalo’ con Ino (e che a questo punto forse l’ha uccisa), è lui che (in parte) tiene in piedi questa situazione di abuso ai danni dei pazienti, è lui che custodisce il segreto intorno al quale la storia si muove (la gravidanza di Ino e conseguente assassinio di Deidara), ed è ‘grazie’ a lui che si conclude la piccola (e tragica) vicenda.
È un personaggio ben delineato per quanto non compaia la sua introspezione; sappiamo che ha una moglie e dei figli, sappiamo che genere di rapporto ha con Deidara e perché, sappiamo molto di lui e del suo carattere ma… non sappiamo come si chiama.
Mi sembra improbabile che Deidara, mentre la storia è narrata attraverso il suo POV, non pensi mai a come si chiami lo psicologo, e che in generale non lo chiami mai per nome. Insomma è impossibile che non conosca il suo nome, o quantomeno il suo cognome, dato che ha parecchie informazioni sulla sua vita privata. Quindi presuppongo che sia stata una tua scelta stilistica, quella di farlo rimanere “lo psicologo dell’istituto” senza un altro appellativo, ed è una scelta che non sono riuscita a capire (dato che a mio parere è spersonalizzante e toglie realismo alla situazione).
Il mio personaggio preferito è stato senza dubbi Deidara. Ha qualcosa di estremamente infantile nel modo in cui pensa ad un certo genere di cose, ma contemporaneamente si vede che è una persona che ha sofferto e che soffre in generale della propria condizione, del fatto di essere nato in un corpo che non sente suo e del fatto che gli alti non lo accettino.
Riesce ad essere ingenuo pur non essendolo, com’è tipico di persone affette da patologie che cercano rifugio in loro stesse per allontanarsi dalla realtà.
La scena della sua morte è stata molto d’impatto, per quanto mi sia dispiaciuto per lui, e il climax delle sue emozioni è stata forse la più intensa di tutta la narrazione.
In ogni caso, i punti di forza della tua storia sono sicuramente i personaggi e le atmosfere che si respirano, che mi sono rimaste vividamente impresse.

Nuovo recensore
31/12/16, ore 13:51

wao!
Innanzitutto, complimenti per aver saputo dare ad ogni personaggio un disturbo comportamentale che avesse una relazione con quello che è il suo carattere nell'universo di Naruto.
Mi è piaciuta davvero tanto la tua storia, mi ha sconvolto. Mi è piaciuto che l'antagonista alla fine fosse una persona "normale" e che tu non gli abbia dato un nome e un'identità, ma hai specificato fosse un buon uomo di famiglia: l'ho vista un po' come un'allegoria del mondo che si prende gioco delle persone con problemi, un po' come dice Sasuke alla fine " Aveva come l'impressione che li avessero segregati lì dentro perché nessuno li voleva e il mondo si vergognava di loro".
Suigetsu ti fa venire voglia di prenderlo a schiaffi per tutto il capitolo, ma alla fine ti spezza il cuore vederlo così. Riguardo la fine, questo finale aperto con l'infermiera che non li calcola e il sociopatico che li chiude dentro, beh, ha un che di amaro.
La frase che hai usato poi "il problema dei segreti è che nel momento in cui pensi di controllarli, non li controlli." (penso sia la frase che dovevi usare per il contest) mi ha lasciato basita: è da riferirsi ai malati, o al direttore e quindi ai sani, che non sanno gestire i loro segreti (che sarebbero ciò che richiudono in una casa di cura?)

 

Nuovo recensore
31/12/16, ore 00:24

Allora, inizio dicendoti che ho letto la tua fan fiction senza nessun pregiudizio o comunque senza alcuna aspettativa. L'ho letta veramente velocemente, grazie alla tua scrittura estremamente piacevole e scorrevole. Non ti saprei dire esattamente se mi è piaciuta o no. Perché non è il mio genere, per niente. Però mi ha lasciato dentro qualcosa. Mi ha scombussolata e poco cose riescono a farmi riflettere come questo bel racconto. Ho adorato il modo in cui Sasuke pensava e si esprimeva. Mi sembrava cosi tremendamente reale, cinico, rassegnato. Vorrei leggere qualcos'altro sul personaggio, sarebbe molto bello. Spero di non averti annoiato eccessivamente. a presto :*