Recensioni per
Solitudo
di l_s

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
10/03/15, ore 10:26

Sono davvero scombussolata dentro dopo questo. La trovo semplicemente bellissima. Complimenti.

Recensore Veterano
26/07/09, ore 22:36

Sento quella risata entrarmi nel cervello e scuotermi l'anima. Fa male.

Nuovo recensore
15/06/09, ore 00:22

io. io amo questo scritto. canta.

Recensore Veterano
07/06/09, ore 16:05

Meravigliosa. Assolutamente divina. E non ho nient'altro da dire, sarebbe del tutto inutile. Solo un lungo applauso e un inchino a Te, che ci hai permesso di leggere questa diavoleria coi fiocchi e controfiocchi e dove ci siamo ritrovati tutti, chi più chi meno. Grazie, Lucretia. Davvero.

Recensore Junior
07/06/09, ore 11:12

Ah! Zitta. Zitta. Taci, dannazione. Ti odio.
No, non ti odio. O si. Mi sento confusa.
Perchè? Perchè ho letto questa... questa, stamattina? Non avrei dovuto, no.
E quella risata mi vibra nelle orecchie. Ah. Ah. Ah. Diciannove anni passati ad ascoltarla, ed ancora fa male. Eppure non capisco (demente), che dentro, da apprezzare, non c'è stato mai niente.

Recensore Junior
28/05/09, ore 21:24

Non so cosa dire, sinceramente. So che è bella, lo percepisco, lì, appena attorno la superficie delle parole. Eppure non riesco a comprenderla più a fondo. Dev'essere sicuramente colpa di una mia superficialità, o semplicemente non voglio capire. Solitudo. Decisamente interessante. Sia per il titolo che per la cadenza musicale delle parole con cui giochi così abilmente. Non capisco, non voglio capire, non so. L'ho letta e riletta, ci ho riflettutto attentamente ma, ripeto, non capisco troppo. Mia mancanza. Mi spiace terribilmente. Muoio dalla voglia di capirla totalmente, farla mia e portarla dentro. Di sicuro è entrata dentro di me. Ma forse perderebbe un po' del suo fascino nel parafrasarla totalmente e tanto crudelmente. Più probabilmente mi sto illudendo io, trovando una ragione alla mia ignoranza e stupidità. Per ora mi accontento di percepire le parole e il loro - per me - presunto significato vibrare sulla mia pelle. Magari, ora che dimorano nella mia mente, pian piano, goccia goccia, le farò mie e le capirò. Un percorso a ritroso.
Mi chiedo come, invece, gli altri riescano così bene a capire, ad interpretare a modo loro, a creare un'immagine così forte. Tutta invidia, la mia. Salgo ancora di un gradino nella scala della stupidità umana, di cui purtroppo faccio parte. Io invece sto facendo un commento chilomentrico per non dire niente, se non esprimere la mia confusione. Quindi scusami se ti ho annoiata, anzi, non doveva essere per niente così questo commento... Quel che è certo è che condivido anche io la tua Solitudo. Magari solo in un modo diverso, anche questo devo ancora capirlo.

Recensore Veterano
27/05/09, ore 16:51

ci sono poesie che mi scuotono dentro...che mi fanno pensare e direi che questa ne è una...ogni tanto ci illudiamo di non essere soli, che in caso di difficoltà avremo qualcuno al nostro fianco, in realtà noi siamo sempre soli e ogni tanto ci fa bene ricordarlo..affacciarci a qual baratro buio che c'è dentro di noi e sapere che lì dentro ci siamo solo e unicamente noi...e la conclusione è davvero una risata amara..proprio come la vita, quando la solitudine ce lo ricorda non possiamo fare altro che ridere di noi e delle nostre illusioni.

Recensore Master
27/05/09, ore 00:34

Ma come fa la gente a scrivere recensioni chilometriche senza mai cadere nel banale? Le ammiro, francamente. Io invece, funziono esattamente al contrario: quando la storia mi prende le viscere (come in questo caso, come tu sai fare con maestria ormai) mi ritrovo sempre senza uno straccio di parola e quindi scado in una banalità orrenda scrivendo sempre le stesse parole. Il fatto è che non so più come ripetere che quello che tu scrivi, insieme a pochi altri su questo sito, mi perfora i polmoni fino ad uccidermi. Stavolta l'hai fatto con una rima potente e una pesudo-risata smorzata, che, a scatti orridi, mi ricorda il preciso modo in cui ride di me la vita, quando mi continua a ronzare intorno nonostante il mio profondo disgusto. Non lo so. Non so dire dove ci porterà tutto ciò. Forse a distruggerci da soli. Forse a non farci sentire più. Forse a sparire con discrezione. Io so solo che sono felice. Di leggerti. Perchè non sono solo. E mi basta. (forse)

Recensore Master
26/05/09, ore 19:56

Un applauso.
Pieno di dolore, di odio, di comprensione, di sconforto.
Stracolmo di ammirazione.
Pieno di nulla e vuoto di tutto.
Un applauso. Non due. Al massimo tre.
E basta.

Recensore Junior
26/05/09, ore 00:19

Ho letto questa storia...e di seguito ho letto il commento lasciato, unico per ora...anche perché credo sia impossibile leggere e non provare un'emozione tale da costringerti a scrivere l'ammirazione, la tremenda gioia delle emozioni che sprizzano fuori dagli organi e dai tessuti del nostro corpo, prepotenti come un orgasmo. Il modo di lettura di chamelion è sublime, e vedendola in questo modo tutto assume un'imponenza enorme. E oltre a un perfetto stile di scrittura, la sensazione che passa, l'impotenza totale che filtra attraverso ogni singola parola colpisce e travolge e ti trascina come un fiume in piena...Io non sono un pessimista...io non sono nulla...ma cerco di assorbire da tutto quello che mi circonda sottoforma di sensazioni, di emozioni. E quando leggo le tue storie mi sento completamente appagato, soddisfatto di ciò che ho assorbito...mi sento bene, anche se non sempre le emozioni sono "positive" nel comune senso...difatti la tristezza spesso mi assale, a volte sgorgando dai miei occhi, a volte solo dal mio cervello...Qualcosa di simile all'apprensione...a volte mi sentirei in dovere di abbracciarti, di non farti sentire sola, "nella solitudo"...spero di sostituiermi con queste parole, di fartele arrivare quasi come una carezza...un "anticipo" se vogliamo! ^__^ Grazie...grazie davvero delle emozioni che mi-ci regali ogni volta. Come cantava la PFM (a proposito del rock!) "grazie davvero di vivere"

Recensore Veterano
25/05/09, ore 22:55

Cara Lucretia, sono qui che leggo e rileggo "Solitudo" mentre cerco di trovare l'espressione giusta per dirti il mio parere su questo componimento: considerando gli assemblamenti di parole che vedo affacciarsi alla mia mente, prevedo che non sarò capace di scrivere una recensione comprensibile. Ma farò del mio meglio.
Prima di tutto, apprezzo il titolo: non l'hai chiamata "Solitudine" (che avrebbe fatto molto seguace di Laura Pausini), non l'hai chiamata "Loneliness"... L'hai chiamata "Solitudo". Cavolo, è bella. Perché è Latino, ma non quel Latino pomposo e solenne, quel -orum e -ibus che, a mio parere, lo fanno suonare come una lingua anziana e grigia. E' una parola liquida e densa che termina in -o. E' rassicurante, è familiare eppure parzialmente estranea.
E adesso, guarda, ho voglia di dirti una cosa che mi è venuta in mente appena ho letto il secondo paragrafo, e che ho cercato di temperare con un'immagine un po' meno insolita; ma anche adesso, alla quarta lettura del componimento, continua a sembrarmi l'espressione più calzante. Questa "Solitudo" mi sembra una canzone dei Led Zeppelin. Non il testo di una loro canzone: una canzone, nella sua essenza, nel suo midollo. [L'avevo detto che avrei scritto qualcosa di assurdo e incomprensibile!]
Ma sai perché?, perché sia il contenuto del componimento, sia la sua disposizione grafica, sia la scelta dei colori e del carattere, e del corpo... Tutto, tutto mi sembra rimandare ad una canzone dei Led Zeppelin. E adesso sono sicura che non riuscirò a spiegarmi come si deve.
Vediamo, c'è un prologo (il primo paragrafo lilla, in quello che credo riconoscere come Monotype Corsiva): è una voce morbida, confidenziale, salottiera, che ti dice "Vieni ché ti racconto una cosa". Ha il tono del cantastorie, e leggendola mi sembra di sentire: "Vedi, devi sapere che credo sia vano struggersi in tal modo...". Molte canzoni degli Zep cominciano così, con un prologo che ti invita ad ascoltare quello che hanno da dire. Qualcosa che convinca a porgere l'orecchio incuriositi.
Poi, arriva la schitarrata potente, e la batteria fa il suo ingresso sul palcoscenico con rabbia mordace. No, non è la voce acuta (e, direi, unica nel suo genere) di Robert, ma la graffiante batteria, sono i piatti a gridare quel Non muori!. La voce di Robert arriva dopo, è quel Ah. Ah. Ah.. Del resto, sono veramente tante le canzoni in cui Robert articola quel suo "Ah!" ora sofferente, ora arrabbiato...(Immigrant song, Dazed and confused, Kashmir etc). E mi sembra di ritrovarlo qui, in questo tuo secondo paragrafo. E' un'esplosione, questo ritornello, un'esplosione in carattere grassetto, al centro della pagina perché vuole farsi largo.
Poi c'è il sussurro, che in una canzone rock è quanto di più sinistro possa esserci; perché sai che da un momento all'altro ripartirà il massacro, ma non puoi nemmeno prevedere quando, e puoi soltanto stare fermo a farti congelare dal sussurro grigio e minuto, attendendo che si tramuti in un cane dalle fauci spalancate pronte a divorarti. Questo medesimo effetto mi fa il tuo terzo paragrafo, Sola con la Solitudine.
...Ed ecco che ricomincia, il massacro. Quel T'Illudi? T'illudi? è uno strillo squarciagola emesso all'unisono dalla voce e dalla chitarra, che piange, strepita. Ognuno di quei Mai, sottolineati infatti in grassetto, sono uno scatto felino di quella mano che si allunga per ghermire la sua preda. E' la musica che non è più musica, è una bestia feroce, e aggredisce. E resistere non ha senso, peggiora solo le cose.
Infine, la litania, i versi cantilenanti e sofferenti, color ruggine: sono la voce e gli strumenti che si sono lacerati nel ritornello precedente, e ora sanguinano, e tuttavia continuano, non si fermano, anche se hanno rallentato il ritmo. Ogni tanto si adagiano, stanchi, mormorando un verso amaro; ma poi si ritirano su e sputano fuori, con la forza che è loro rimasta: Non muori!
E l'ultimo è il lamento di Robert, quel Ah di cui credi di poter arrivare a contare tutte le vibrazioni, una per una, e chiamarle per nome, e sentirtele sulla pelle incidere i loro tagli sconsiderati. Viene voglia di gemere, di piangere, di fare qualcosa per confortare quella voce così martoriata e sanguinante; ma l'unica cosa che si ottiene è sanguinare insieme a lei.

Questo non voleva essere un puro elogio degli Zep, ma un intenso e impegnato tentativo di spiegarti fino a che punto abbia ritrovato l'essenza delle loro canzoni in questo tuo componimento. E, sì, riconosco di aver sproloquiato insensatamente, ma sono ugualmente contenta di averlo fatto. E' stata un'esperienza adrenalinica. E' stato bello.
Non so se sia quello che vuoi sentirti dire, ma io credo che sia proprio questa la caratteristica fondamentalmente di rilievo in "Solitudo". Di questo componimento non commento il contenuto o la forma, perché mi sembra qualcosa di completamente diverso da quanto abbia letto fin'ora su questo sito. Ora che ci penso, non ho mai ritrovato l'essenza di una canzone rock in un componimento. Ripeto, probabilmente tu vuoi che sortisca tutt'altro effetto sul lettore, ma questa è la lettura mia personale. Di certo è una lettura originale, ammetterai :)
Sono contenta di averla letta. Magari mi sono rivelata quale pazza furiosa e seriamente pericolosa, ma leggerla e commentarla è stata davvero una bella esperienza.
...Rock on.