“E’ in un sogno che ho scorto Master Alex, nell’illusione di una storia che non sarebbe mai dovuta essere generata, ma che è stata. Che ha portato scompiglio, paura, sensazioni che la Padrona non avrebbe mai pensato di poter provare -anche solo concepire. Non rimpianto o disprezzo, solo spavento, timore ciò che leggo negli occhi accesi e confusi della Signora, sentimenti contrastanti in una mente che deve riuscire ad abituarsi, una mente che ha sempre ingoiato i mali della vita, che non ne ha mai conosciuto il lato che si scalda al Sole. Apprendista in questo laboratorio di vita, stupenda Dea che sboccia in madre; donna che, in braccio sua figlia, non ha più la forza di sentire -niente.
Il guaio è che si è sempre trattato di un esperimento dominato fin dal primo istante da una minacciosa ipotesi nulla, il problema è che è la mia stessa Signora a marchiarsi rassegnata, impaurita, convinta di testimoniare la nascita di un inumano aborto, il parto di una deformità straziante giunta per moltiplicare dolore al dolore. E’ la stessa mente che lotta per sopravvivere a soffocare Master Alex, a impedirle di accettare il ruolo che di diritto le appartiene, che le impedisce di accettare la piccola Eve.
Una bambina nata per sbaglio, nata come sbaglio dallo sbaglio maggiore che i suoi genitori abbiano commesso; una creatura nata da un amore all’apparenza iniquo, destinata ad arricchire le vite di pochi prescelti -sua madre, suo padre, perfino il più umile e onorato dei servi, nella speranza di fungere da degna guida, di vegliare su di lei, di essere un punto fermo e incancellabile in una storia che cambia continuamente. Una creatura portatrice di terrore, odio, interesse da parte di chi non sa, di chi non conosce la vera storia in cui i protagonisti danzano, abbattuti e meravigliosi.
Eve, l’Arma Biologica ultima: il totale controllo sul virus Progenitore, una rete neurale estesa ai confini del suo mondo. Equilibri impeccabili, nessuna possibilità di malattia: orgoglio, superbia e potenza. Odio, rabbia, rancore, sconfinata crudeltà: Vigilia, Creatrice di una Nuova Genesi. Eve è la perfetta discendente di suo padre, l’Evoluzione che ci redimerà tutti.
La piccola sarà Tiranna in questo mondo che rifiuta di cambiare, agglomerato di carni sciagurate che bramano il suo sacrificio, conduttrici di una dissennata caccia alla Strega dove chi vince è comunque perduto. Una preda indifesa costretta a macchiarsi cacciatrice, a barattare la propria innocenza con il pugno duro e il calcio di ferro -così si prende cura di lei sua madre; una feroce rivoluzionaria nata per reclamare lo scettro del potere, ingannando e schiacciando, uccidendo e sottomettendo -così la incita, la offre al mondo l’orgoglio del padre. La dolce Eve è una malattia che striscia e diffonde, che veste da mendicante e uccide il buono, l’onesto e il benefattore coloro che non capiscono, un’anima forgiata dalla maledizione di Albert Wesker e dal nome che per sua volontà porta. Lord Albert nasce sotto la malastella nel segno dello sfruttatore: studia Eve e ne carpisce l’odore, comprende le sue potenzialità e la plasma a sua immagine e somiglianza, l’operato di un dio che Master Alex non è ancora riuscita a sottrarre al controllo del suo antico padre, della malignità che, per intercessione di Albert, allunga le miserabili mani su di lei e dalla miseria di un'infanzia rubata crea Eve.
Un’arma nata per distruggere, un ennesimo topo nello scannatoio di uno stabulario mai dismesso. La bambina è solo l’ultima appendice di una colpa per cui siamo necessariamente richiamati ad espiare, è la corruzione che ha annerito il rifugio nel quale Master Alex e il suo sogno si trovano e al tempo stesso nascondono. Eve è l’essenza del buio pesto, eppure brilla della luce più bianca e accecante oltre l’orizzonte del buco nero. Eve è Albert, ma è anche Alexandra. Nella sua imperfezione, nel fallimento di Spencer, Eve ci illumina e vince la nostra battaglia perché non stilla più solo perfezione, perché non è più solo Tiranna e istinti biologici. Sopraffatta dall’umanità che la rende una vera Dea, Master Alex, madre, ne concederà una scheggia anche alla sua creatura, un sorso da quel calice di vita eterna che farà di Eve Wesker ciò che è perfetto e imperfetto, il Progenitore e l’umana in un corpo che sarà la nostra Salvezza e la redenzione di chi ha sempre sognato, amato e sofferto.
E’ solo un cucciolo colei che la Signora ha dato alla luce, un fagottino inerme che si agita nella culla, ride e gorgheggia, che cerca instancabilmente di attirare sua madre a sé; eppure vedo come lei la eviti, come tema ciò che ha ridotto il suo corpo in quello stato. E’ chiaro come esista qualcosa di incondizionato e immortale nel legame inscindibile di Master Alex al fratello, eppure la Signora è disorientata e crede di scorgere l’errore in loro, nella figlia nata da un atto come Spencer lo avrebbe concepito; come se, dopotutto, non si trattasse di altro se non l’ulteriore dono di un incubo che continua a tormentare la Padrona. E’ Master Alex a creare Eve, a concederle spazio nel suo corpo come se fosse il compito assegnatole da tempo immemore -dalla nascita-, è lei a regalarle la vita. L’ho assistita nel farlo, l’ho vista soffrire, cambiare, perdere quell’effimera stabilità che il Virus le aveva ingannevolmente concesso -necessità di preservare la sua progenie-, l’ho vista rientrare in quella spirale di morte che ha ricominciato a divorarla giorno dopo giorno. Master Alex partorisce Eve e perde le proprie energie, ascolta il vagito con cui la Paura si annuncia al cospetto dei vivi avvicinandosi di un passo al Regno dei Morti: vede un mostro -vede Eve- e tremano i suoi occhi al fetore e alla risata di Spencer.
Comprendo la situazione di Master Alex. Comprendo l’umanità celata dietro ogni suo timore, la costernazione, lo spavento di essere stata catapultata in panni che non voleva indossare -che un giocoso destino sembra aver inavvertitamente scambiato. Ho compreso il dolore nella rabbia di chi è marchiato a bestia nella favola, mostro del complotto, mano che uccide e sfrutta, ostacolo la cui morte è richiesta nel felice epilogo della vicenda. Eppure, forse è in questa reiterata disperazione che la Signora dimentica di essere anche una madre. Che, per la prima volta, esiste al mondo una creatura che dipenda da lei, che sentirà la sua mancanza, la mancanza dell’affetto che insieme a Lord Albert avrebbe l’opportunità di darle. Master Alex ha bisogno di capire come ci sia davvero un compito che le è stato affidato, il più importante e gravoso di tutti: un titolo che non le è stata data l’opportunità di scegliere, che certamente l’antico padre aveva pianificato, una veste che avrebbe bruciato a qualsiasi costo ma che le è stata imposta con la forza. Master Alex deve solo capire di essere la madre di Eve, figlia di Albert, del Progenitor e di ciò a cui Spencer li ha condannati.
Eve è figlia di un’umana imperfetta: dubbiosa, incerta, piccola nei suoi -quasi- inutili sforzi di contrastare un fato avverso. Persa, emotivamente claudicante, l’ennesimo disperato prodotto di povera gente che non ha mai avuto nulla per scaldarsi se non il miserevole contatto dei propri corpi. Aggettivi indegni, aggettivi forti e crudeli, il tesoro su cui pone le basi l’eredità della dolce Eve, una bambina troppo piccola, un’anima troppo acuta per non riconoscere la miseria, troppo curiosa per non scrutare la morte quando viene a farle visita. Eve si agita e sorride nella sua culla, protendendo innocenti manine di velluto verso sua madre e suo padre, cercando una parola e un contatto, affetto -il tentativo di sciogliere le catene e regalare loro la salvezza che meritano. Agli occhi di un umile servitore, Eve è la copia perfetta di sua madre.
Ma Master Alex non è ancora pronta, necessita di altro tempo poiché continua a ritrarsi da un tale contatto -patisce la scomoda presenza dell’affresco della bestia che porta dipinto nella mente, teme quella benedizione che interpreta come debolezza e odia come questa stia rimodellando il suo corpo. Odia come uno stupido servo sottomesso sia disposto a seguirla in bocca al mostro e alla morte, come possa capirla e sostenerla, sempre fedele nonostante la sua deprecabile fragilità, cercando di sacrificarla per salvare quegli stessi artigli che la stanno dilaniando. E’ potente il suo odio -un veleno che striscia-, il rancore verso il dolore che la lacera, il ruolo passivo di un'adepta demoniaca gravida d’immonde fiere; è ingiusta verso se stessa ma è così che ancora una volta Master Alex giunge a disprezzarsi, a identificare il proprio corpo in un sacco sfibrato trasudante ributtanti liquami, un profilo una volta privo d’imperfezioni ora flesso sotto il peso di un altro aborto. Un aborto, Eve è un aborto.
Master Alex ha bisogno di essere aiutata, che qualcuno le stia vicino. Master Alex è convinta che il Progenitore, Spencer, Albert l’abbiano obbligata a originare questa sanguisuga, la iena che le sta strappando vita e certezze.
In realtà, forse nella sua vita la Signora non ha mai avuto certezze. Solo dubbi, autocommiserazione, rimorsi, sensi di colpa, una voce continua nel male e nel lamento senza mai un raggio di Sole, un briciolo di felicità. Proprio per questo è arrivata Eve, la Vigilia e il mondo nuovo, Lord Albert il tentatore l'angelo che gliel’ha concessa. Si sono uniti nel sogno che Master Alex ha disegnato per loro, ha raccolto il seme della Razza Eletta, lo ha curato e allevato come fosse davvero ciò in cui credeva. Lo ha accolto quando avrebbe potuto rifiutarlo, quando avrebbe potuto abortire: un artificio umano, una gravidanza simulata, una vita scartata risultato di un errato approccio sperimentale. Eppure non l’ha fatto, nella sua angoscia non si è concessa il lusso e il diritto di decidere chi nasce e chi muore. Master Alex non si è sentita mostro abbastanza da sedersi anche solo per un secondo sul trono occupato da quello che chiamava Padre, non ha avuto la forza di opporsi a quel fratello a cui si è affidata ciecamente nonostante dimori nell’oscurità, l’ombra di una verità riflessa su uno specchio che la Padrona dovrà riuscire ad affrontare. Che affronterà, perché Alexandra Wesker è una donna talmente forte da aver sconfitto perfino la morte, una donna che fisserà lo specchio e finalmente accetterà, comprendendo la reale entità della posta in gioco. E' per questo allora che Master Alex piange una vita di tormenti e spinge, soffre perché è una commedia talmente assurda da sembrare ridicola e spinge, spinge e inizia a morire perché con Eve libera anche la parte migliore di sé. Quella madre buona e inesperta che ho visto accarezzare incerta per la prima volta la piccolina, che ho sentito cantare per lei -Progenitor a Progenitor- la ninnananna più dolce che si possa immaginare; quella stessa madre che si ergerà furiosa a difesa di Eve quando suo padre minaccerà di rifiutarla. Master Alex accetterà finalmente il suo ruolo di madre, affiancata da Albert Wesker in quello di padre: al centro Eve, la piccola e graziosa Eve, protetta da angeli che le parleranno per legge di un legame di sangue che rafforza e unisce, stritola, ama nel migliore dei modi possibili e le farà per sempre compagnia.
Un epilogo degno, la fine migliore che un semplice fedele potesse desiderare per la Signora. Non facile, perché ci sono momenti in cui Master Alex ancora non comprende la vera influenza della propria posizione, momenti in cui ancora teme Eve e le sue potenzialità, in cui ha paura che l’inverecondo amore con Lord Albert sia stato solo un madornale errore. Ci sono momenti in cui rifugge il contatto con la figlia, in cui pensa che allattandola si contaminerà con quel parassita che, tramite il fratello, le sussurra di avvicinarsi alla bambina, di consegnarsi a lei incondizionatamente. E che altro può fare Master Alex se non acconsentire, perché ora sa che Eve non è il mostro che credeva ma solo quella piccina che desidera stringere con lei un legame perpetuo e profondo, capace di sopravvivere al fuoco e alle intemperie, alla morte andata e ritorno: il legame di una madre con sua figlia.” (Recensione modificata il 03/03/2017 - 03:16 pm) |