Recensioni per
Da John a John
di marea_lunare
Ciao di nuovo, ormai starai pensando che ti sto stalkerando il profilo e avresti ragione... dopo aver letto diverse storie incentrate su Sherlock, ne ho scelta una che invece parla più di John. E che va su toni decisamente più angst rispetto alle precedenti. Quando si parla di John Watson c'è da dire che la serie offre diversi spunti per una storia angst, una storia che parla di frustrazione e rabbia. Perché John stesso ne è un concentrato notevole. In questa storia ti sei molto concentrata sugli incubi legati alla guerra in Afganistan e al disturbo da stress post traumatico di cui John soffre. Non abbiamo un'idea precisa di quando sia ambientata questa storia, ma intuiamo che John e Sherlock staranno insieme, nel futuro, e nel futuro sarà felice con Sherlock. Sarà più sereno. Mi è piaciuta molto questa idea della lettera, questo John del futuro (appunto più sereno e tranquillo) che scrive a un John del proprio passato che sa non esserlo affatto. Scrive a diversi "John Watson". Addirittura anche a uno bambino, uno ancora illuso, ancora inconsapevole di cosa sia la guerra e di come riduca gli uomini. Ma è principalmente a quel se stesso appena tornato a casa dalla guerra, quello a cui si rivolge. Da come ce lo descrivi si ha quasi la sensazione che la deduzione di Ella sia la più corretta, rispetto a quella di Mycroft. Già nel primo episodio avevano messo in chiaro che John sentiva nostalgia dei campi di battaglia, qua invece ne sembra traumatizzato. Porta addirittura degli esempi con dei suoi commilitoni che hanno passato dei veri e propri inferni dopo il ritorno a casa. Anche qua John ha dei problemi, legati al dormire. Quando dorme gli passano davanti le immagini dei campi di battaglia, dei compagni morti... John ha vissuto tutto questo da medico militare, quindi deve aver visto davvero il peggio della guerra. Arriva a dire che la morte veloce è la più fortunata, mentre quella più lenta (che dovrebbe fornire qualche speranza) in realtà è una lunga agonia. Ti faccio i complimenti per la precisione con cui hai descritto i traumi dei soldati, molto precisi e verosimili. Non ho fatto alcuna fatica a immaginarmi tutto questo su persone reali, quindi la base della trama su cui poi hai costruito il tutto è davvero molto solida. Non stento nemmeno a credere che una psicologa possa dare a un proprio paziente un compito come questo. Per John poi è ancora più importante perché, e già Ella lo aveva capito, scrivere è un modo per esprimere una parte di se stessi o i propri sentimenti, e John ne ha un disperato bisogno. E infatti nelle prime righe si ha quasi la sensazione che, sebbene diffidente (come sempre, John ha problemi di fiducia), poi in realtà gli venga sempre più naturale scrivere e tanto che la lettera diventa un fiume in piena. |