Davvero poetica questa sorta di what if, che cancella due stagioni e ci travolge di emozioni dirompenti. |
Mi è piaciuta... Solitamente sono una ragazza dalle tantissime parole ma questa volta non sono sicura di sapere cosa dire. è stata una lettura strana, interessante, particolare, insomma credo che tu sia riuscita a rendere bene l'idea di Sherlock che pensa guardando, no meglio dire "sentendo" John. E mi è piaciuta molto anche l'idea del titolo/ e del filo che cita Sherlock stesso, associato a una delle Parche o Moire come dir si voglia. |
Già l’impaginazione di questa FF mi ha accolta in luoghi conosciuti ed apprezzati, in quanto altre volte ho sperimentato, con piacere, la tua capacità di rivestire il contenuto di ciò che racconti con una forma che non è anonima ma pensata e “ritagliata” proprio come una veste su misura. Infatti quel ritmo, che rispetta una particolare metrica, con la reiterazione di “…Ho visto il tuo futuro, John…” e con l’alternarsi di momenti strutturati in drabble e veloci pezzi da trenta parole, rappresenta perfettamente l’avvicendarsi, in Sh, di momenti di debole coscienza o di altri in cui il contatto con la realtà sfuma nel vago della non completa consapevolezza; quest’ultima chiaramente dovuta, probabilmente, al suo stato fisico che lo mantiene da molto tempo in una condizione critica. Come tu sottolinei, Sh si è veramente gettato da quel maledetto tetto per salvare la vita a John, non è morto, ma ha riportato traumi gravissimi. Spero di aver capito correttamente. É stata per me, davvero, una lettura liberatoria da tutto quell'indistinto ed informe "non risolto" che mi ha lasciato la quarta Serie. Decisamente il "salto" dal tetto del Barts avrebbe una valenza diversa e più drammatica se fosse stato senza "trucchi", ma la tragedia per John ha avuto ugualmente una dimensione enorme. Però egli ha un vantaggio, rispetto al consulting: il suo carattere lo porta ad esternare ciò che lo colpisce, anche in maniera incontrollata. Sh non è così, per lui il dolore diventa più aspro proprio perché è chiuso nel suo cuore e, come per l'amore, non riesce a trovare la via per esprimersi. Situazione interiore, questa, che trova la sua esasperata espressione nello stato in cui egli si trova, non in grado, evidentemente, di comunicare ciò che sente. Tale insolito POV di Sh ci fa entrare appunto in quella dimensione che è la sua, resa più trasparente e quasi eterea dallo stato d'incoscienza in cui si trova, come suggerisci nelle "Note finali", in cui sensazioni esterne ed emozioni fanno vibrare quel cristallo così fragile e galleggiano lievi e fragilissime. Lo sai che forse, noi, come John, siamo ancora fermi allo shock di vedere cadere da quel tetto Sh e, pur ritrovandolo vivo, nascosto al cimitero, siamo consapevoli che qualcosa è finito prima di cominciare. |
Sono felice di ritrovarti e di ritrovarti con questa intensa flash-fic. La frase chiave con cui inizi ognuna delle 4drabble è carica di malinconia, ti commuove, ti apre a scenari di una vita che sembra perduta, che non è stata quella che avrebbe potuto essere. Fino al noi conclusivo, la metamorfosi che riaccende la vita con una nuova prospettiva. Mi ricorda tanto, anche nei vocaboli, la visione che Arwen ha del suo futuro quando sta per lasciare la Terra di mezzo: vede suo figlio e decide di restare accettando un destino mortale. Sono quegli amori destinati a condividere il trascorrere delle stagioni, anche negli aspetti più sofferti non per questo meno grandi. L' amore di Sherlock per John non è uno di quelli che fa rumore ma è silenzioso accompagna, si fa da parte, si sacrifica. La tua scelta sempre molto accurata dei vocaboli, lo stile che utilizzi nelle tue ff, sia quando le articoli in strutture narrative complesse sia quando le presenti in brevi forme "poetiche" dimostrano la tua grande capacità di scrittura. Spero tanto di leggerti ancora su questo fandom in particolare. |
Bentornata carissima! |
Questa OS ha un che di poetico. All'inizio lascia una sensazione di dolce malinconia, di perdita subita e accettata. Mano a mano che si procede, la sensazione di dolore aumenta, come la lontananza fra i due protagonisti, che si perdono, ognuno sconvolto dai propri sensi di colpa. |