Tout était gelé alors, même le bruit.
Ventimila leghe sotto i mari ci sta. Eccome se ci sta! Credo che sia un'associazione di idee molto felice e non posso che apprezzare il citazionismo – vuoi per amore del citazionismo in sé, vuoi perché nonostante il dissenso dell'anagrafe ho ancora intimamente dieci anni ed ogni volta che penso a Verne mi entusiasmo.
E sì, la morte per assideramento è una morte dolce, quieta: sotto una certa temperatura non si sente più il freddo, si perde la percezione del dolore; semplicemente ci si addormenta e non ci si sveglia più.
E nel dormiveglia, in quel momento di stordimento, nel torpore semi-incosciente che precede il sonno, spesso ci fanno visita i fantasmi del passato, gli amori peduti, quelli mai avuti, le cose che non sono o non saranno più (io non ho idea di se ci sia stato qualcosa fra il buon Dégel e Seraphina, ma niente mi scosterà dalla ferma convinzione che Dégel abbia avuto almeno una cotta spettacolare per questa fascinosa fanciulla più grande di lui); e allora più anche darsi che un volto tecnicamente morto che abbiamo di fronte si rianimi per sorriderci un'ultima volta. È una bella immagine su cui chiudere gli occhi.
Ho solo una perplessità sullo slittamento dal "si" impersonale alla seconda persona con uso impersonale in
un lieve torpore, ci si addormenta ed è tutto finito, scivoli tra le sue braccia senza rendertene conto: immagino che sia una scelta stilistica deliberata, ma – leggendo – personalmente ho trovato la mancanza di uniformità un po' spiazzante. |