Watashiwa!
Sorpresa! A dire il vero è una sorpresa anche per me… non pensavo avrei rimesso piede su efp. È stato un lampo, e alla fine mi sono buttata. Scusami in anticipo, perché la mia recensione non sarà affatto come quelle che ti ho lasciato in passato. Sono arrugginita e non mi sento in grado di scrivere una recensione degna di questo nome. Ma farò il possibile per lasciarti il mio pensiero, e ciò che questa tua dolce poesia ha lasciato in me.
In fondo sai il rapporto che ho con la Sardegna… e come potevo tornare e ignorare questa tua perla?
Bellissima.
È come un canto. Parte soave, dolcemente, mostrando l’acqua (indispensabile, fonte di vita) che attraversa la terra. Poi è come se la musica si alzasse un poco, accelerando il ritmo.
Non ti fissi sulla descrizione della Sardegna, sfrutti l’acqua per dire che è preziosa (quanto la vita), e che viene sfruttata. Il ritmo diventa sempre più incalzante (è appassionante!).
Racconti la storia della tua terra con poche parole, e senza menzionare nessun popolo in particolare.
È stata violata. È stata saccheggiata. È stata conquistata.
Amo questo ritmo. Te lo giuro, è identico a come mi sento quando penso alla mia terra, a quando la descrivo come una persona e non come un lembo di terriccio smosso.
E amo la tua isola.
“Multietnicità”. Ecco, di nuovo, un modo diretto per dire che ne ha visti passare di ogni tipo.
E poi torni a lei, alla bellezza del luogo… i suoi colori, tantissimi, fulgenti… e colleghi con la gente. Oh, lo so quanto è orgogliosa! Lo so bene! E qui torni indietro! Torni ai nuraghi, alla gente che li ha abitati, al loro modo di difendere casa…
“Non è trastullo dorato per le tue vacanze future.”
Eccolo l’orgoglio sardo. Ci credi? Puoi credermi quando ti dico che anch’io, quando sento di gente che si vanta di essere stata un giorno al mare in Sardegna, mi sento ribollire? Eppure anch’io ho fatto la turista, eppure anch’io ho trascorso le vacanze lì. Ma sono così tanti anni… e la famiglia che ho lì è così… bella. Sì, è bella, orgogliosa, amante della propria terra. E quando vengo mi sento bene. Provo affetto per la Sardegna, e vorrei difenderla, e vorrei renderle quello che, piano, rischia di appassire.
La tua poesia non è una poesia. È un canto. Perché io ti sento, sento lei e sento l’amore, la venerazione che hai e avevi quando l’hai scritta. E mi rapisce. Mi rapisce davvero.
Riesci anche a essere ironico mentre scrivi “non è gente miserabile che vive custodendo animali nel placido prato”. Un po’ come dire: smettete di insultarli.
Ma anche se lo fosse, anche se fosse tutta gente che vive custodendo animali, non ci sarebbe nulla di male. Anzi.
Stupendo l’epilogo, dove in pochi versi trasmetti e parli del tuo sentimento per la terra. Della tua devozione.
Scusami per la recensione… la storia merita le preferite, davvero. A presto! |