Recensioni per
When John Watson had a panic attack
di marea_lunare

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/04/20, ore 16:26

Ciao di nuovo! Questa storia è senz'altro quella tua che, finora, ho preferito. Mi è piaciuta davvero moltissimo, tanto che ho voluto inserirla tra le ricordate perché merita di essere letta di tanto in tanto.

Anzitutto, anche qui abbiamo gli Imagine Dragons con la bellissima "Monster", canzone che s'intreccia alla perfezione a quest'altra song-fic. Ribadisco il fatto che questo genere di storie ti riesca particolarmente bene, specialmente per come riesci a cogliere il significato di una canzone e calarlo dentro alla storia in questione. Questa, come dicevo, oltre a essere bella è anche calzante con quanto hai deciso di trattare. La trama è riassunta perfettamente tra titolo e introduzione, quindi non serve analizzarla o aggiungere poi così tanto, tu hai già esaustivamente trattato l'argomento. Non è perfettamente chiaro in quale periodo della serie ci troviamo, è stata scritta dopo la quarta stagione, ma il fatto che John sia ancora tormentato dagli incubi della guerra (invece che da altri incubi magari riguardanti Mary o il finto suicidio di Sherlock), lascia intendere che ci troviamo tra la prima e la seconda stagione, ovvero in un periodo in cui John era ancora fortemente tormentato dalla guerra. Ritengo fortemente improbabile che ci si potrebbe trovare dopo la terza stagione e non tanto per la mancanza di Rosie o per la presenza di Sarah, che viene accennata a un certo momento da Sherlock, ma proprio per una questione di caratterizzazione dei personaggi. La cosa interessante è che qui Sherlock e John stanno insieme. Non sappiamo come, da quanto tempo, siamo soltanto certi che tra loro ci sia un qualcosa di romantico. La familiarità con cui Sherlock entra ed esce dal letto di John ce lo fa intuire sin dalle prime battute in cui Sherlock Holmes compare, poi diventa sempre più ovvio. Non è una storia romantica né erotica, non ti concentri sul loro rapporto pur essendo questo sullo sfondo. Vediamo un mezzo bacio sulla guancia, una confessione neppure troppo smielata ma che rende perfettamente l'idea della sincerità del loro rapporto, che tu hai messo nella scena madre della storia.

"Chi piangerebbe per la mia morte"
"Io"

La risposta di Sherlock sottolinea già da sé l'ovvietà del concetto che sta esprimendo. Lo dice quasi con un tono che in apparenza sembra sufficienza, ma che non lo è affatto. Sherlock dà per ovvio che sarebbe il primo a piangere la morte di John, è chiaro che sia così e dovrebbe esserlo anche per John stesso, ma sappiamo che di ovvio in queste cose non c'è mai nulla. Questa dichiarazione pesa sulla tensione della scena, forse non gli dice nulla di nuovo né, di certo, un qualcosa di così spiccatamente sentimentale. Però è un messaggio forte, che arriva e che ha un impatto immediato. John si placa quasi subito, capisce di non essere più solo e sorride. E qui è necessario fare un passo indietro.

Questo tuo John è tormentato da un ricordo specifico dell'Afganistan. Abbiamo sempre pensato che fosse tormentato soltanto dall'assenza di quel campo di battaglia e forse è stato così in passato, ma ci sono alcuni ricordi che tornano vivi. Chissà quante situazioni così tragiche ha vissuto. Lo dicevo qualche giorno fa, credo, in una recensione a un'altra tua storia. John non è stato un "semplice" soldato, lui era un medico militare. Un qualcuno a cui i compagni affidavano la vita. Chissà quanti amici e compagni gli sono morti tra le braccia. Per Elijah è stata la stessa cosa. John ci ha provato, ma non c'è riuscito e nonostante gli sforzi o le speranze che ha tentato di infondergli. Credo che il comportamento di John sia stato ineccepibile, è come dice Sherlock: lui è stato un eroe e non di certo un mostro. Eppure fino a quel momento John non ci ha creduto. Interessante il concetto del "mostro". Era quello che per un istante mi aveva fatta dubitare sulla collocazione temporale. Sarebbe un concetto perfetto per la quarta stagione. Post The Lying Detective. Mi affascina molto questo concetto se legato a un personaggio come John, che all'apparenza sembra affabile, gentile, disponibile... il solo in grado a tollerare le stramberie di un uomo come Sherlock Holmes. Per anni in questo fandom John è stato rappresentato dai fan (legittimamente sia chiaro) come una persona senza alcuna macchia sulla coscienza, un uomo che tollera per pazienza le stranezze di Sherlock. Che sopporta ma che perdona sempre. Io credo che John sia tutto tranne che questo. La sua coscienza è sporca e la quarta stagione ce lo ha mostrato. Non è affatto gentile né affabile. E non fa di tutto per ingraziarsi le persone. Il suo sentirsi un mostro in una situazione in cui, mostro, non lo è stato affatto, sottolinea la bontà del suo animo. Il fatto che sia comunque dalla parte dei giusti, esattamente come Sherlock, ma ciò non fa di lui una persona senza alcuna macchia o traccia d'oscurità. Questa tua storia sottolinea proprio questo aspetto. Si sente un mostro perché crede di aver ammazzato Elijah o comunque di essere il responsabile della sua morte, e magari possiamo dire che se avesse agito diversamente durante la missione forse Elijah sarebbe sopravvissuto, ma non possiamo dire che sia colpa sua. Però John si sente lo stesso un mostro, credo che sia un qualcosa che va al di là di questo dilaniante senso di colpa, che sia un qualcosa di più profondo che però nella tua storia non viene approfondito. Ce lo lasci a intendere comunque. John non è impeccabile e questa storia ce lo mostra, così come ci fa vedere che un uomo come lui, sempre chiuso in se stesso, può crollare da un momento all'altro anche per via di un ricordo. Molto interessante anche, per concludere, il concetto di "curare". Ce lo mostri per vie traverse, ma ti posso assicurare che arriva. John è un dottore che cura i propri pazienti, spesso di malavoglia e magari annoiandosi in qualche occasione (perché resta pur sempre un uomo d'azione); ma il suo animo è stato curato a sua volta da Sherlock. E in più di un'occasione tra l'altro. Qui, agli attacchi di panico pensa lui in una maniera che reputo straordinaria. Di Sherlock si sa poco, ma tra le righe di ciò che John nota si intuisce tantissimo. La paura di non saper come aiutare John, le deduzioni che fa, il profondo amore che nutre... una storia stupenda, come dicevo. Che parla di amore ma non nella maniera più classica del termine. Lo fai attraverso vie secondarie, ma che conducono comunque sempre lì, a John e a Sherlock a Baker Street.

Alla prossima e di nuovo complimenti.
Koa

Recensore Veterano
11/06/17, ore 04:53

Mi è piaciuta questa storia in cui mostri un John Watson vulnerabile, con un pesante senso di colpa ingiusto, lui non dovrebbe sentirsi così, non è colpa sua, ma ci si sente colpevole, perché John Watson è così, lui vuole salvare tutti. Molto bello il punto in cui si chiede "In fondo chi piangerebbe la tua morte, John Watson? [...] Non hai niente.". Ma poi arriva Sherlock, John si sforza di resistere per arrivare a casa e urlare il suo nome, è Sherlock accorre, profondamente preoccupato. E lo salva, perché il loro rapporto è così, è un continuo salvarsi a vicenda. Mi piace il fatto che dici che Sherlock conoscesse già la storia di Elija, che ne avessero già parlato, dà uno scorcio della loro intimità, del fatto che parlino tra di loro e che conoscano ogni cosa l'uno dell'altro. Sherlock è seriamente preoccupato per il suo John, e cerca di fargli capire che lui non ha colpe, gli ricorda tutto ciò che di bello e buono ha fatto, John l'ha salvato. John è il suo eroe. È davvero una bella scena, molto intima e profonda. E quando Sherlock gli dice che gli ha fatto prendere un colpo è davvero molto molto dolce. Ancora una volta ci mostra tutta la sua preoccupazione, il suo affetto, il suo amore. E arriviamo anche alla risposta alla domanda di John.
“Chi piangerebbe per la mia morte?” [...] “Io. E non sarei l’unico” il tutto suggellato da un bacio. Sherlock è l'unico in grado di dare una risposta alle sue domande, di placare le sue ansie e paure. Quindi John può cadere in "un sonno senza incubi, perché sai che ci sarà Sherlock a proteggerti dal quel mostro. Da tutto e da tutti.". Ecco questa è una perfetta conclusione, lascia un senso di tenerezza e sicurezza, percepiamo tutto l'amore tra questi due. Infine vorrei complimentarmi per essere riuscita a trattare un evento spiacevole quale un attacco di panico con molta delicatezza. Alla prossima!