Quello che più mi piace di questa tua ultima pubblicazione è l'atmosfera. Sono particolarmente sensibile e attratta dai temi della luce e dell'oscurità (particolarmente in senso simbolico) e mi dà la vertigine pensare alle profondità del firmamento anche al punto da commuovermi. L inizio della tua song fic mi ha fatto venire in mente il canto del pastore errante di Leopardi, che tanto ho amato ormai una vita fa. È così che mi figuro Sherlock, in un luogo desolato e ostile alla vita ma dove il cielo è un forziere di stelle. Ed è tutto un passare poi da uno sguardo all'altro, un rimbalzo tra i due uomini fisicamente lontani ma inconsapevolmente vicini, perché la distanza che li divide nello spazio non esiste più nel momento in cui osservano il buio sopra di loro. Che buio non è. Ed è identico, per entrambi. Trovo molto consolante, sebbene il tono poetico che la lettura ispira sia un tono malinconico, il fatto che la distanza fisica venga annullata da quella temporale. Identici pensieri, identici intenti, identiche emozioni seppure coniugate in modo diverso perché diversa e la contingenza (c è freddo a Londra e il sudore di John non è dovuto al caldo che sta invece tormentando Sherlock in quello stesso istante, Sherlock soffre per una separazione che si augura finisca presto mentre John sta vivendo la separazione più grande in assoluto, quella del lutto, che è senza ritorno). È un contrappunto continuo, giustamente una specie di partitura visto che tutto è nato da una canzone (non la conoscevo così sono andata a sentirmela!). Sono due anime che si parlano e senza saperlo le loro parole silenziose viaggiano contemporaneamente verso la stessa, comune destinazione. Ed è come se si chiamassero, da un balcone all'altro affacciati su mondi cosi lontani eppure così vicini che sembrano sfiorarsi. Grazie ancora per quello che scrivi.... e spero di rileggerti presto. |
Ciao, questo Missing moment è dolcemente doloroso, killing me softly insomma. È il momento più tragico dello hiatus, Sherlock che cerca di sopravvivere per John e John che non riesce a farlo senza Sherlock. Eppure lui è lì fuori a lottare e riappare nei pensieri di John constantemente e tu ci fornisci immagini vivide e al contempo come dipinte in un'altra dimensione. |
Complimenti carissima, è la ninnananna più dolce e commovente che io abbia mai sentito!! Mi evoca delle immagini bellissime; mi sembra di vederli, Sherlock e John, che si affacciano alla finestra nello stesso momento e guardano le stelle, pensandosi intensamente... |
Quando la mia mente da fangirl con problemi esistenziali decide di pensare al periodo tra la 2x03 e la 3x01 finisco sempre tra le lacrime più amare, ma quelle che mi hai fatto versare tu stasera sono in qualche modo dolci. |
Quello che racconti, arricchito e reso più suggestivo dai momenti intensi della canzone, va a riempire quel grande vuoto che, appunto, è il periodo che si posiziona tra Reichenbach e il ritorno di Sh. Vuoto perché la BBC non ci ha fornito alcuna notizia su come John abbia gestito il proprio immenso dolore dopo il “volo” dal tetto del Barts. L’abbiamo lasciato in quel cimitero, di fronte alla lapide nera, a chiedere un miracolo. Nella 3X01 lo si ritrova, sempre lì, ma c’è Mary accanto a lui. Quindi intuiamo che egli si sia aggrappato a lei per tentare di andare avanti con la sua vita ma, dall’espressione che notiamo sul suo volto (baffuto) nella scena, che apre appunto TEH, possiamo constatare la tensione che irrigidisce il suo volto. Dunque Sh è ancora nel suo cuore. Su questo tu hai lavorato in maniera come sempre sensibile e aperta alle più travolgenti suggestioni che accompagnano una storia d’amore. I due protagonisti li raffiguri lontani l’uno dall’altro, Sh impegnato in una missione, non sappiamo dove, ma certamente non nella sua Londra: un indizio ce lo fornisci immergendolo in un’atmosfera in cui grava un caldo pesante ed appiccicoso, mentre John è nel freddo dell’inverno londinese. Dunque ci sono moltissimi km tra loro, ma il cuore conosce le strade più brevi e sorprendenti per ritrovare l’altra sua parte. Mi sembra di rilevare un filo impalpabile che li unisce e che tu “nascondi” nell’immagine che usi delle foglie: Holmes se ne ritrova qualcuna tra le dita, Watson ne percepisce l’essenza mentre “rabbia e disperazione” lo assediano con il loro tormento. Si potrebbe definire una percezione di “sentire” l’altro, certo non abbiamo la meravigliosa possibilità delle “visite” di “2some”, ma sono sicura che i nostri due si ritrovino inconsapevolmente in quegli sguardi supplici alle stelle. Queste sensazioni, che descrivi con grande acutezza, sono comuni, si provano quando qualcuno, cui teniamo particolarmente, è lontano e non siamo sicuri che stia bene o che siamo rimasti nei suoi pensieri. Allora, complice il silenzio della notte e, ovviamente, un cielo sereno, si alzano gli occhi ed una certezza almeno si ha: quella luce così bella e lontana sicuramente splende anche in altri luoghi, e forse la sta guardando anche chi desidereremmo avere vicino. Allora affidiamo alle stelle i nostri messaggi e una lieve carezza di consolazione ci arriva con la speranza che i nostri pensieri siano arrivati dove li abbiamo fatti volare. |
Come non lasciarti due righe per ringraziarti per questa dolce ninna nanna? Non che ne abbia bisogno, ma è sempre bello aprire il sito è trovare una tua nuova storia. Non ho ancora colpevolmente finito la tua mini long, ma non potevo farmi sfuggire questa piccola malinconica storia. |