Come già più volte ribadito, ti dico che non devi angosciarti per le risposte non date alle recensioni: evidentemente c'è qualcosa di più urgente che preme alle porte del tuo cuore e della tua mente per uscire e raggiungerci. Sono parole e pensieri, frutto evidente di una necessaria volontà di riportare l'ordine e la chiarezza in un panorama caotico ingombro d’immagini vorticose, di un carosello drammatico di emozioni forti e contrastanti, di fiotti di dolore e rabbia che sgorgano inaspettatamente, tutti residui lasciati dalla tempesta della quarta Stagione. Le risposte alle recensioni, e penso d'interpretare il pensiero di altri come me, le stai già fornendo attraverso le ultime ff che hanno la tenera malinconia di un qualcosa di lontano ma non ancora completamente perduto.
Delicata e preziosa come quei papaveri, questa tua ff é composta da sguardi, da gesti morbidi, da silenzi carichi di passato.
La figura di Victor, come ho già osservato, in questi giorni, in recensioni relative a ff di altre autrici, è indubbiamente ricca di sviluppi, lo è sempre stata, anche prima di quel veloce e tragico passaggio del piccolo, grande amico di Sh, poi fagocitato dalla follia di Eurus, in TFP. Lo si immagina molto legato a Sh, giustamente, e, se avesse potuto vivere, sarebbe stato, di sicuro, una figura importante per il consulting, implicazioni sentimentali o meno. Intanto, un elemento comune a tutte le sue varie rappresentazioni, è l’essere stato per Sh, l’altra metà di una grande amicizia che affonda le radici in un’infanzia durante la quale condividere giochi ed emozioni.
Siamo un po' tutti, noi sherlocked, alla ricerca di qualcuno con cui colmare il vuoto delle esperienze di vita e dei sentimenti di un Holmes giovane: il canone non mi sembra abbia fornito notizie in proposito ma, ad essere sincera, non ricordo perfettamente. Dunque “chiudere il cerchio” con la figura di un Victor sopravvissuto ai fantasmi del passato, è quantomeno legittimo. I fiori con cui lo rappresenti, quegli eleganti papaveri, costituiscono un dato visivo d’effetto, anche per il messaggio che solo Sh coglie, preso alla sprovvista nella sua disperata ricerca di non percepire, così bruciante, lo spazio vuoto e riarso lasciato dall’assenza di John. Rappresenti, nel chiarirsi parallelo di una, sempre più nitida consapevolezza di non potere più riprendere la strada perduta in un fascio di lettere mai consegnate, il ritrovarsi con Victor dopo tanto tempo. Rendi evidente la sintonia che li ha accompagnati nei loro vent’anni e che riemerge in gesti più eloquenti e significativi di mille parole (“…si ascoltano a vicenda…due sigarette che bruciano all’unisono…”). Per un attimo eterno, ma fulmineo come il moto di una stella cadente, la forza di quello che era stato un amore sembra riprendere vigore e consistenza, ma per Sh, ora, si tratta di affidarsi ad una bugia per non guardare in faccia alla realtà che ha il volto tirato di John. John che è accorso per medicarlo e che se ne torna a casa sconfitto e distrutto, ormai incapace di trovare una ragione alla sua rabbia ed al suo rancore: quell’uomo che ha visto vicino a Sh, al 221b, rappresenta per lui la fine di tutto. Ma ci hai riservato un epilogo consolante, che ci apre ad una scena così intensa da rendere inutili tutte le parole possibili in quei momenti. Ne sono sufficienti solo due, brevi ed apparentemente banali che, invece, racchiudono tutto l’amore del mondo (“…Per te…”). Voglio sottolineare la tua capacità di mantenere IC le figure di Sh e John, “aggiornate” al tono, così devastante dal punto di vista emotivo, della S4, che hanno tutto il carico di “vita” che li rende così umani e densi di una malinconica certezza che la loro storia non abbia mai una fine perché troppo unica. Ci rappresenti, con lucidità, un Holmes ripiegato sulle sue sconfitte e sulla certezza che John rappresenti l’unica, preziosa via d’uscita al vuoto della sua esistenza e quest’ultimo, indurito e sballottato nella tempesta di esperienze devastanti, che ritrova un motivo per ridare speranza al richiamo dei suoi sentimenti. Estremamente coinvolgente quel ritratto che fai di lui, con le sue nocche sbucciate, il viso arrossato, le labbra gonfie, i capelli spettinati. Sembra il ritratto di un perdente, di uno che aspetta il colpo di grazia dell’addio definitivo, ma è solo il volto dell’attesa e dell’ultima, flebile speranza. È, questa, una storia di cristallo, fragile e trasparente ma estremamente preziosa, in cui si rivelano tutti gli stati d’animo, nulla è più nascosto o mascherato: le anime sono messe a nudo dalla tua straordinaria capacità di leggere dentro alle cose ed alle persone.
Voglio annotare una frase che mi è rimasta impressa per la concentrazione di significato che vi hai saputo racchiudere “…Sono sempre riusciti a riempire i vuoti con i respiri…”. Grazie davvero di questi momenti in cui possiamo liberare il cuore ed i suoi voli senza confini. |