Recensioni per
||Righe||
di l_s

Questa storia ha ottenuto 64 recensioni.
Positive : 64
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Nuovo recensore
10/04/11, ore 20:14

Stupenda. Ricordo di averla letta appena la pubblicasti e di averla riletta più volte, ma forse non le ho dato l'attenzione che merita. Sono stato un lettore distratto e mi scuso. Adesso l'ho riletta e noto una sensazione a me troppo familiare, quell'inadeguatezza alle "righe" nelle quali vogliono, gli altri, i parenti, le madri, più in generale questa tumorata società, comprimerci, ingabbiarci, mutilarci, sopprimerci. E quella meravigliosa sensibilità, tutto quello che è la nostra personalità, la nostra gioia, i nostri occhi, cosa dovremmo farne per adeguarci a questi canoni? Appiattirli, livellarli, spogliarci della nostra originalità per il peggiore dei migliori conformismi, dove anche l'anticonformismo segue una corrente parallela al conformismo (potremmo anche dire che ne è una variante). Il bello del tuo scritto è anche l'emergere di un fiore vivace, ma composto, che è questa rabbia che tiene i contorni dei tuoi versi, senza mai sforare, alzare i toni. Una rabbia che non è diretta solo alla figura materna, che pur ricorre spesso nella poesia, ma piuttosto a tutto il teatrino che le sta dietro, che muove i suoi fili, e che lei, prima esperienza della vita nella società, filtro del reale che ci mostra il mondo a dosi, già ne è schiava, o meglio inserita, adeguata. Il messaggio che più volte la società ci vuole dare è proprio questo, che mostri bene tra l'altro negli ultimi versi: esiste un'unca via, un'unica soluzione, un'unico successo, un'unica realizzazione. Tra l'altro è il costante messaggio del lavaggio del cervello operato dalla pubblicità: consuma!consuma!consuma! Come se non si potesse fare a meno dei suoi prodotti. "Riuscirò nella vita? riuscirò mai a perdonarti?" (cito a memoria), questi due versi racchiudono perfettamente il tutto e non mi viene metafora migliore che già un'altro utente di questo sito utilizzò per commentare un mio scritto: come un coperchio che chiude la tomba privandola della luce (bè anche qui cito a memoria. Che dire, penso di aver detto tutto quello che avevo da dire. Perdona la recensione così lunga, ma davvero la tua poesia mi ha colpito  molto. Saluti, Tristano

Recensore Veterano
19/06/09, ore 21:01

Davvero bella. Davvero davvero bella. Senza tanti giri di parole, di analisi superficiali e/o profonde, semplicemente mi ha colpito tutta, dall'inizio alla fine. Per il dolore mascherato in colori vivaci, per questo desiderio di uscire dalle righe che in qualche modo viene impedito. Per te, che sei stata eccezionale ancora una volta. E per tutte le prossime volte che mi stupirai. Aspetto e spero. E so di far bene.

Recensore Veterano
19/06/09, ore 16:56

E' qualcosa di strano, che alla prima lettura lascia perplessi: arrivata alla fine, mi sono chiesta se mi fossi persa qualcosa, o se non ci fosse niente. Rileggendolo, ho notato che qualcosa c'era --- molti qualcosa, ma nascosti, abilmente insinuati nelle minuscole cavità di una sottile e attenta scelta lessicale, che solo alla terza lettura riesco a cogliere e apprezzare completamente. Più leggo di te, più mi convinco che quello che tu scrivi non siano poesie o nonsense o prose ma prodotti futuristi. Non studio il futurismo da un po', ma da quel che ricordo, mi sembra che si tratti di quello che fai tu --- l'uso dei colori e dei caratteri per sottolineare i concetti, la forma grafica modellata... . E se ti muovi bene in questo campo secondo me dovresti puntare su questo e lavorarci su.
A parte questa piccola nota tra parentesi, "||Righe||" è uno scritto che va letto con la lente d'ingrandimento, da avvicinare sempre di più. Adesso che l'ho riscritto qui, noto che anche il titolo richiama questo concetto: è come se le righe || volessero limare il titolo, consumarlo all'osso, e l'occhio dovesse impegnarsi sempre di più per leggere una scritta tanto piccola e sottile.
La lode che sento di farti maggiormente è di aver parlato di un concetto piuttosto diffuso (non banale, non fraintendermi: tutt'altro, ma comune a varie persone) in una maniera originale. Sai, si può farsi avanti pestando i piedi, urlare a pieni polmoni "Io sono diverso, non voglio omologarmi!" oppure si può bisbigliare con la voce di carta velina, come hai fatto tu in questo scritto.
Ci vedo un po' Didò, qui dentro. Ma in "Didò" non ho visto la stessa attenzione e cura nella scelta lessicale. Invece in questo ho molto apprezzato la sottigliezza con cui rimandi a concetti precisi con una minuscola parola... Sottile come una riga.
Brava.

Recensore Master
16/06/09, ore 23:19

Io piango come un bambino, davanti a questo dolore immenso colorato di abiti sgargianti; piango e non capisco cosa dire. E non lo dico. Ma lo sento dentro in modo assurdamente forte.

Recensore Master
16/06/09, ore 19:49

Avrei voluto essere la prima nel commentare e invece, ieri, appena ho letto, non sono riuscita a dire niente.
Avrei voluto saper dire qualcosa in questa recensione, ma so già che riuscirò a dire ben poco, perchè mi sfuggono sempre le parole quando mi trovo a commentare qualcosa che, in qualche modo, sento anche mio e che mi tocca da molto vicino.
Comunque, pur avendo voluto un po' di cose e sapendo che non ne metterò in atto molte, adesso commento sul serio.
Commento, prima di tutto, la scelta dei colori, che trovo veramente azzeccata. Il rosa della madre non è un rosa pacato, dolce, ma, al contrario, è potente e aggressivo [se questi aggettivi si possono riferire ad un colore] e mi ricorda il tono un po' acido di una madre sconsolata che ripete le stesse frasi da tanto tempo e che non le vede messe in atto. Lo stesso rosa che, qualche verso dopo, diventa tuo. Il verde è anch'esso piuttosto acceso e si mette in contrapposizione al rosa, contestando, protestando, lamentandosi. Il viola, invece, è quasi neutro, quasi un compromesso, un punto d'incontro dove sembra che tu abbia deposto le "armi" ed abbia assunto toni timorosi. L'ultima frase, in verde, sembra una lama pronta a tagliare tutte le parole scritte prima, in attesa che esse cadano. Sembra il punto dolente della storia, il punto più importante.
Mi sono piaciuti molto i versi all'inizio delle varie strofe, quelli prima delle imposizioni materne. Mi sono piaciuti perchè hai saputo raccontare in due righe qualcosa che avrebbe richiesto solitamente [o magati solo per me] richiesto qualche parola in più.
Quindi brava. Brava per tutto. Per la storia, per la forma, per i colori.
Brava: non ti smentisci mai, ti migliori sempre e mantieni altissima la mia stima nei tuoi confronti.

Recensore Junior
16/06/09, ore 13:20

Mi è piaciuta, e molto. Anche qui si denota la tua voglia di essere diversa dagli altri, e credo tu lo sia, e in modo anche spiccato, in particolar modo nel momento in cui esprimi questo tuo desiderio in questo modo.
Anche esteticamente fa la sua bella figura, dal titolo che va rimpicciolendosi; al rosa che mi ricorda il colore più adatto ad una ragazza e che una madre spererebbe per la figlia, al verde acido così bello ma, appunto, diverso da quello che sceglierebbe una madre. E le frasi in quest'ultimo colore credo siano un po' anche la base della poesia, insieme al finale violetto - né rosa né verde - e a quello che torna ad essere acido nel colore e nell'espressione dopo una lunga pausa grafica.
Sono quesiti che in molti si pongono, credo. Ma penso anche che, per quanto una madre vorrebbe, come tu stessa hai detto, il meglio per i propri figli e pensa che questo meglio sia il meglio che lei ritiene, uscire dalle righe sia un'ottima cosa, anche se porta a infiniti scontri... E anche questo l'hai espresso molto bene. Brava.