Un componimento senza dubbio saturo di malessere e di dolore.
Inizialmente non capivo da cosa provenisse quel sangue, quale retorica vi fosse dietro collegata, ma leggendo ho intuito... piano piano, ho capito tutto.
Non è la prima volta che il protagonista nutre quell'astio verso sé stesso, quindi non è la prima volta che si causa determinate ferite, ma questa volta il dolore lo ha condotto a farlo con più ira, con più rabbia, e lui stesso se ne rende infelicemente conto.
Non c'è modo di riparare al danno - per questa volta - così come non c'è modo di nascondere i tagli causati dall'autolesionismo: una bestia debole, ma che si accanisce contro i più deboli ancora.
Sono del parere, tuttavia, che questo sia il peggior modo di sfogare le proprie frustrazioni: tagliarsi, farsi del male, infliggersi torture e liberarsi del proprio sangue non fa altro che indebolire l'individuo stesso - sto un po' divagando, ma è questo il bello della poesia - e rafforzare i suoi nemici. E io non credo che sia questo l'intento desiderato da chi fa uso di queste pratiche, ma non oso giudicare più di tanto.
Ci sei riuscita, sì, a scrivere una poesia - un componimento, diciamo così - in grado di suscitare qualcosa. Almeno con me, hai avuto il tuo effetto.
Continua così ;)
Makil_
p.s. Posso sapere, dal fondo della mia ignoranza, il significato/motivo del titolo? (Recensione modificata il 30/08/2017 - 02:07 am) |