Recensioni per
Bowed, Bent, Broken
di Dynamis_

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
16/09/17, ore 13:49

Una scelta coraggiosa

Sarò sincero, la prima volta che ho letto questa fanfiction, ho pensato: -Che è ‘sto schifo? Non è plausibile- Non riuscivo a trovare ragione a quello stupro neanche nella follia.

A mio modo di vedere, un Ornstein pazzo di amore per Ciaran avrebbe sì rivolto le sue violente attenzioni verso quel suo amico, tanto stimato quanto osteggiato, ma avrebbe piuttosto fatto ricorso alle armi, brandendo la sua lancia secondo i canoni del duello cavalleresco. In effetti Ornstein, così come Artorias, è un cavaliere, disposto ad accettare anche la morte pur di negarsi il supplizio di un’esistenza lontano dalla sua amata. Come seguito, discostandomi ampiamente dalla lore “canonica”, avrei ben immaginato il Cavaliere del Leone, reduce da una dolorosa e mortale vittoria, struggersi nell’impossibilità di asciugare le lacrime dal volto della donna che aveva più cara di qualsiasi altra cosa al mondo. Per farla breve, mi sarei affidato ai più beceri cliché comuni a buona parte della narrativa medievaleggiante, che ha ben cari l’onore e simili ideali spesso dati trivialmente per scontati.

Dunque, in ultima istanza, dove trova coerenza questa audace rappresentazione di due cavalieri spogliati delle loro armature? Ho provato a dare risposta a questo interrogativo con un’interpretazione personale (e prego i lettori di prenderla solo come tale) che definirei presuntuosa nella mia modestia.

Ornstein, privato di quel rapporto tanto anelato, è costretto a restare in disparte, a rallegrarsi delle gioie altrui. Di chi sono però quegli sguardi e quei sorrisi che gli permettono di continuare a vivere? Chi lo spinge a soffocare i suoi desideri? Chi è, infine, a infliggergli la ferita più profonda? 

Sembra che Ciaran dimostri di possedere tatto e grazia esemplari, degni di una nobile dama, e soprattutto pare essere consapevole dei sentimenti del guerriero in armatura dorata. Artorias, invece, si comporta come se non si rendesse conto che la relazione di amicizia che lo lega al suo compagno d’armi è profondamente radicata nella terra dell’amore. Ornstein non riceve alcuna attenzione dal Cavaliere del Lupo, anzi, apparentemente incurante di tutti coloro che gli erano rimasti accanto fino ad allora, questi si getta con tacito assenso in una missione suicida avallando la sicura distruzione del suo amore con Ciaran, amore da cui scaturiscono le sole emozioni in grado di lambire la misera anima del Cavaliere del Leone.

In questo contesto sentimentale matura la tragica decisione di Ornstein che, vedendo infine tradito il suo sacrificio in nome di amore non suo, sente sprofondare nell’odio e nella rabbia più cieca tutto ciò che di nobile era rimasto nel suo cuore. Disperato, si convince infine ad assecondare le proprie brame, ora divenute ignobili, a scapito colui che più lo ha ferito, di colui che forse amava al di sopra di tutto, colui che amava in modo inconscio, a lui stesso oscuro: Artorias, il quale rifiuta perfino di ripagare l’ira con il dovuto dolore, colpendo, invece, con cinica compassione.

Un triangolo sentimentale fuori dagli schemi, in cui l’amore del protagonista non è diretto verso un solo vertice, ma verso entrambi quelli rimanenti, un amore che Ornstein, vedendo venir meno l’equilibrio armonico della figura, rivolge violentemente in direzione dell’angolo che in precedenza era più distante.

Ecco quindi il ritratto di due uomini, privati delle loro armi e del loro titolo, liberati da quel peso che celava i loro istinti. Questa è la tela insanguinata che emerge dall’intersezione dei piani narrativi, dalle scelte lessicali dure e precise, dal flusso di coscienza scaturito dalla mente dell’impavido guerriero dorato, da quei pensieri che affiorano al di là della superficie del reale mediante dialoghi spietatamente concisi.

È la prima volta che recensisco un lavoro presente un sito come questo, anche se forse sarebbe opportuno specificare che ciò che ho scritto, eccezion fatta forse per le righe che precedono questo breve finale, non presenta in alcun modo i tratti di una recensione, è piuttosto un commento, un piccolo, personalissimo omaggio dedicato ad uno spaccato psicologico che riesce ad essere tenero nella sua crudezza, a una vicenda interiore in grado di comunicare tanto con così poche frasi, a un’opera davvero degna di tal nome. 
(Recensione modificata il 16/09/2017 - 04:47 pm)