Prima classificata al contest Sfida alle 100 parole – IV edizione e vincitrice del Premio 100 parole
Grammatica: 10/10
Perfetta, nessuna imperfezione.
Stile e lessico: 10/10
La tua raccolta è certamente stata pensata e strutturata in ogni minimo particolare. I parallelismi tra le prime due drabble e la fusione dei punti di vista nella terza dà la misura di questo, lo rende palese.
Parto proprio dalla struttura, e quindi da ciò che valuto come stile, lodando il parallelo che crei tra la prima e la seconda drabble, marcato dall’anafora Rose/James presente nei capoversi speculari di entrambi i componimenti, che offre al lettore due punti di vista diversi e complementari sulla vicenda narrata. Il parallelismo prosegue poi con la riproduzione del corsivo e della sintassi stessa, identici il primo per posizione e funzione e la seconda per organizzazione testuale in ambedue le drabble. Non era facile giostrare cento parole in questo modo, eppure ci sei riuscita, creando due drabble che sono stilisticamente l’una lo specchio dell’altra.
La terza drabble è un puzzle che si compone lentamente. In questo caso hai azzardato perché hai quasi esagerato con l’uso del corsivo, presente sia per sottolineare espressioni che per esprimere i pensieri o le parole dei personaggi. Eppure, anche in questo caso, la gestione è risultata perfetta, perché malgrado tutto sia pieno in quest’ultimo componimento – quasi come se il testo esplodesse assieme al dolore dei protagonisti –, non c’è un unico passaggio dubbio: è chiaro quando parla Rose, quando parla James, quando uno dei due pensa, quando la narrazione diventa indiretta – il merito di questo è da attribuire sia alla padronanza della scrittura che alla capacità dimostrata di caratterizzare tanto bene i personaggi.
Badando all’intera raccolta, è ottimo anche l’uso dei capoversi: alterni capoversi più complessi ad altri brevi ed efficaci, ma non ne sprechi neanche uno; ogni espressione è significativa e le viene attribuita la giusta dose di “pressione” affinché il lettore ne percepisca la portata.
Il ritmo che hai scelto per la storia è decisamente lento, si procede a passi, man mano, senza frenesia, un ritmo adattissimo ad un tipo di narrazione che sin dal principio presagisce il peggio. A tale riguardo, la scelta di narrare in terza persona e al presente è stata ottima, perché ha concesso un margine di respiro al testo: in pratica, hai scelto il tipo di narrazione più comune e attesa come cornice di una struttura testuale molto complessa – trovo che i due elementi si bilancino e restituiscano un risultato godibile e scorrevole.
“Rose lo sente morire ogni notte, quando lo cerca in un sogno e poi ricorda d'essere lei, la bestia dal quale dovrebbe proteggerlo”: per completezza, riporto questo estratto dove nel punto indicato in grassetto inserisci una virgola grammaticalmente scorretta, perché separa il complemento. Non lo considero un errore perché di fatto non lo è: confrontando l’espressione allo stile della raccolta risulta evidente che quella pausa sia voluta, che rallenti ulteriormente il ritmo e imponga al lettore una presa di coscienza. È una cesura importante, perché Rose viene definita “bestia” per la prima volta, è qui che il lettore prende piena coscienza della condanna che pende su lei e James. Difatti, poco dopo citi la Banshee.
Passando al lessico, ho solo da complimentarmi. Nessuna ripetizione di troppo, nessun termine fuori posto. Il registro è medio e sceglie i termini con cura: non appaiono particolarmente ricercati, ma sono riferiti a campi sensoriali e semantici precisi, inoltre è un lessico molto diretto, che aiuta a non appesantire una struttura già stilisticamente molto ricercata e a suo modo pretenziosa.
“Rose scaglia quella maledizione senza pietà, ma James non vede che i suoi occhi stanno annerendo e che la sua pelle sta marcendo”: scelte come “scaglia”, “annerendo” e “marcendo” sono molto espressive e riuscite, rendono palese ciò che sta accadendo e con quale forza – un pregio da non sottovalutare quando si hanno solo cento parole a disposizione. Se “scaglia” fosse stato “lancia”, ad esempio, non avrebbe comunicato la stessa forza dirompente e soprattutto distruttiva.
Concludendo, trovo che sia stata bravissima in questo parametro e quando non si hanno appunti da fare si può solo assegnare il massimo, quindi 10/10!
Titolo: 4/5
Sono stata molto indecisa sul punteggio da assegnarti, alla fine ho deciso di detrarre un punto dal punteggio totale perché La mia rovina pecca in stile, cioè non è in grado di richiamare né riprodurre l’eleganza e la ricercatezza dello stile che utilizzi, è un titolo stilisticamente “senza pretese”, in pratica l’esatto contrario della struttura della tua storia. Questo è però anche l’unica pecca di questo titolo, che per il resto ha il pregio di riassumere ciò che in fondo è l’intera vicenda narrata: la storia di una rovina, della fine di un amore mai nato ma anche della fine di due vite. Inoltre, un elemento che ho trovato sia originale che indovinato è l’utilizzo della prima persona singolare. Benché a prima vista questo sembri discordante rispetto al testo, narrato in terza persona, a fine lettura si rivela una scelta felice, perché il titolo è cucito su entrambi i personaggi come un vestito su misura: la prima persona li accomuna, li rende uniti e uguali nel dolore e nella disperazione, e abbraccia anche il lettore, che non può far altro che sentirsi almeno un po’ “rovinato” assieme ai tuoi protagonisti. Mettendo in relazione pro e contro, ho quindi trovato giusto assegnarti 4/5.
Utilizzo (e originalità) del prompt: 10/10
Urlando contro il cielo è quel tipo di espressione che si lega facilmente alla rabbia, o magari per antitesi a una gioia sfrenata. Tu l’hai invece trasportata in un contesto di disperazione, legando il concetto all’ineluttabilità degli eventi. Non è un personaggio a urlare contro il cielo, è l’intera narrazione che emette grida di dolore disperate, perché il presagio di sicura sventura è chiaro sin da subito, e man mano che si procede con la lettura non si può far altro che urlare assieme ai personaggi tutta questa ingiustizia contro il cielo – il fato malevolo. Inoltre, ho trovato molto, molto originale che tu sia riuscita a trovare una connessione “concreta” tra il prompt e la protagonista femminile: Rose urla realmente, è la sua condizione, la sua natura, e questo urlo è indissolubilmente legato al dolore provato.
Seppur riadatto, il prompt è poi presente anche testualmente, inserito a più riprese e in varie forme, elemento che unito a tutto il discorso fatto in precedenza fa sì che il titolo scelto sia effettivamente il concetto portante dell’intera raccolta. Hai fatto davvero un ottimo lavoro, non ho nessun appunto da farti, né per quanto attiene all’utilizzo né riguardo all’originalità. 10/10 meritatissimo!
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Di IC si può parlare molto poco considerando i personaggi, quindi la valutazione verte sulla caratterizzazione, sul loro essere reali o sfocati. Come puoi intuire dal punteggio, non ho nessun appunto da farti in questo parametro, trovo che le caratterizzazioni di Rose e James siano più che riuscite e che in particolare sia riuscita e viva la caratterizzazione del loro amore senza futuro.
Solitamente commento ogni personaggio presente singolarmente, ma questa volta farò un’eccezione perché la forza della tua caratterizzazione sta tutta nella coppia e nella maledizione che cala su di essa. Ho molto apprezzato la condizione di Banshee come metafora di una malattia congenita da cui non è possibile guarire, ciò ha attualizzato molto la tua storia, l’ha resa indipendente dal mondo dei maghi, e in ciò è stato di grande supporto il modo in cui tutte le conseguenze legate alla “malattia” hanno condizionato i tuoi personaggi: ciò che sono, che avrebbero potuto essere e che saranno dipende dalla natura di Rose.
Rose è tremendamente reale e disperatamente innamorata: urla il suo dolore mentre marcisce. E James non è da meno, così innamorato da restare mentre lei marcisce, mentre lei con uno sguardo ne annuncia la morte. I tuoi non sono amanti sfortunati, di più!
Molto verosimile che lei, quella con la vita compromessa, tenti di allontanarlo. Ma lui, da bravo Grifondoro, resta ogni volta, sino alla propria fine.
Trovo i tuoi personaggi tridimensionali, colmi di sensazioni, emozioni e vissuti, tanto da avere avuto la sensazione di conoscerli da sempre nonostante il loro inizio e la loro fine sia condensata in trecento parole. Ottima caratterizzazione, 10/10!
Totale: 44/45 |