Contest "Iron Sky - Over fear and into freedom"
1° classificata “Punto di rottura” di Architetto di sogni
Grammatica e punteggiatura: 8/10
Nel secondo capoverso sembra manca una parola: “avanti/davanti” prima di “a sé”.
Alcune parole non hanno il verbo e per questo non possono essere chiamate “frasi” e non possono stare da sole.
In questa frase: “I fantasmi cercano di trattenerla, afferrandola e trascinandola di nuovo nel buio.” la virgola separa il gerundio dalla frase alla quale è riferito ed è un errore.
Mancano due punti nelle spiegazioni:
“Non si sposta, non si muove, c’è molto da vedere.” dopo “muove” vanno inseriti i due punti perché “c’è molto da vedere” è la spiegazione del perché la protagonista stia ferma (attenzione: “non si sposta, non si muove” è una ripetizione: hanno lo stesso significato);
“Si volta verso la stanza, è vuota, è nera.” doppi punti dopo “stanza” perché spiega come questa sia “vuota” e “nera”;
“Davanti a lei brilla una luce, non può vedere quello che c’è dopo, non lo conosce.” doppi punti dopo “luce”: abbagliata dalla luce non riesce a vedere oltre;
“Guarda dietro di sé, i fantasmi le sorridono rassicuranti.” doppi punti dopo”sé” perché i fantasmi sono quello che vede;
“Sanno che non può scappare, le manca il coraggio, le manca la forza.” anche qui, dopo “scappare” vanno i due punti perché spiegano cosa sanno i fantasmi.
Eh, lo so, potresti dirmi che i due punti non ti sono simpatici e allora ti direi che, purtroppo, se spieghi ci vanno obbligatoriamente a meno che tu non trasformi le frasi, aggiungi congiunzioni, scambi il posto ai termini. Questo lo puoi fare, ma se non fatto al meglio svelerà l’inghippo… e allora, forse, sono meglio i due punti.
In queste frasi (scritte esattamente così): “Non si sposta, non si muove, c’è molto da vedere.
Ma non toccare.”;
“Gli aghi di sicurezza messi lì apposta ad arginare il dolore, si spezzano.
Ma le cicatrici non erano chiuse.” e
“Forse le mancheranno.
Ma vuole cambiare.”
ci sono tre “ma” avversativi messi accapo che non hanno motivo di essere accapo perché perdono la loro efficacia.
Nelle frasi: “Studia”
“Sei debole”
“E’ tempo di crescere”
“Ti amo”
“Non hai mai lottato”
“Addio” manca punteggiatura di chiusura.
Lessico e stile: 9/10
“E’ tempo…” è scritto errato “E’” (una congiunzione con l’apostrofo) non è “È” (verbo) che trovi nei “caratteri speciali”.
“Alza il viso, li guarda, una lacrima la tradisce, ma sta sorridendo.” è una frase importantissima, che significa tutto, ma – per come l’hai scritta – si rivela difficile da coordinare nella mente. Mi spiego: la protagonista ha raggiunto il limite, ha capito e vuole liberarsi ed io che leggo capisco perché stia sorridendo. Se la donna fosse di fronte a me, quel sorriso lo vedrei sicuramente e forse dovrei sforzarmi per “catturare” la lacrima che, una volta scoperta, rivela il tradimento: che fai? ridi e piangi? Ora, è più facile che prima lei sorrida e poi che le scappi una lacrima indiscreta e quindi l’avversativo “ma” è riferito a quello che succede dopo il sorriso (lei già sta sorridendo, altrimenti la lacrima non “tradirebbe”, semmai sarebbe vero il contrario). Per questo la frase sarebbe stata più “giusta” messa più o meno così: “Alza il viso, li guarda; sta sorridendo ma una lacrima la tradisce” dove la consecutio e la logicità degli avvenimenti viene rispettata cronologicamente.
“… riesce a riconoscere” è cacofonico: troppe “sce”.
Le parole scelte sono molto interessanti: bello ed evocativo il descrivere il passare del tempo dando il colore alle foglie e puntualizzarne la scomparsa; ritmata e sincopata la paura che scaturisce di fronte alla varietà di opzioni possibili (tante strade, troppe strade); ossessive le ingerenze degli altri (“Chi vuoi essere?”, “Studia”, “Sei debole”, “Ascoltaci!”, “E’ tempo di crescere”, “Ti amo”, “Non hai mai lottato”, “Addio”) e ancora, lineare, preciso, inappellabile: “Addio” saluta” che non lascia il tempo di fraintendere. Hai cercato parole che descrivessero lo stato d’animo e ci sei riuscita: il lettore è preso da quello che scrivi e combatte con te, si spaventa insieme a te e, finalmente, con te si libera.
Di certo, scrivere con frasi brevi e concise, con gli accapo giusti, ecc. segna molto il racconto, lo incide chiaro e lampante e dà ritmo alle emozioni, anche contrastanti, che si avvertono durante la lettura.
Qui: “BASTA!” non serve scrivere in maiuscolo (il resto è in minuscolo e in corsivo) per dare potenza alla parola; il punto esclamativo basta.
Buono ed esplicativo il titolo.
Soggetto: 10/10
Hai fatto un gran lavoro di introspezione e leggendo le note, mi viene di pensare che il tutto fosse lì, pronto a diventare qualcosa di reale e pubblicato. Mi è sembrato che non aspettassi altra opportunità per tirare fuori tutto. Se così è, sono contenta di averti istigata a liberarti, a rendere reali le emozioni provate.
Presumo sia vita vera quella che hai raccontato e spero che chiunque sia la tua protagonista (lo sai solo tu: potrebbe essere tua mamma, tua sorella, tua figlia, te stessa, un’amica…), sia libera e felice, spaventata, emozionata, terrorizzata, incuriosita, entusiasta e tutti gli aggettivi che ti vengono in mente a dar valore alla libertà e alla scoperta di quanto questa sia fragile, potente, illuminante e indispensabile.
Uso della canzone: 15/15
La canzone è ben sfruttata, soprattutto nella ricerca del proprio Io libero e nella voglia di abbandonare tutto quello che zavorra e non fa crescere ed evolvere.
Dire “no” ai modi dire e di fare, liberarsi della gabbia che costringe, ritrovare il rispetto di sé anche se significa dolore e spavento: la tua storia è tutto questo; e non avrei potuto chiederti di più.
Gradimento personale: 5/5
Questa storia mi è piaciuta molto: ha un misto di dolcezza e violenza, di dolore e gioia. Ho avvertito la necessità impellente di trovare il proprio posto nel mondo, la propria strada e vivere la vita che Lei, nel proprio intimo, ha scelto di voler vivere.
Refrattaria all’aiuto dei fantasmi, Lei li affronta e vince, nonostante la paura a lasciarli andare. Hai ragione, è vero: abbiamo sempre paura ad abbandonare la quotidianità della vita che facciamo, perché potrebbe anche starci scomoda ma è sempre e comunque conosciuta; l’ignoto spaventa (e tanto) ma che viaggio interessante si profila ai nostri occhi!
Brava e grazie: mi hai fatto emozionare.
Totale: 47/50 |