Che pena.Che differenza fra lui e il commissario Cattani della Piovra. |
Anzitutto ciao e benvenuta da queste parti, non credo di averti mai visto pubblicare. Non so se sono o meno la persona adatta per darti il benvenuto, ma mi pare non l'abbia ancora fatto nessuno. Sono rimasta molto impressionata dalla tua storia, anzitutto per il tema che hai scelto di trattare. Ti posso assicurare che l'argomento "droga" legato a Sherlock è ancora un qualcosa che viene lasciato da parte dagli autori del fandom e trattato mai centralmente. Non come hai fatto qui. Quindi già soltanto per questo devo dire che ho trovato la tua storia coraggiosa, perché non è un argomento facile da utilizzare, e soprattutto originale. Ciò che dici lungo lo svilupparsi del testo non lascia spazio all'interpretazione, non ci possono essere risvolti positivi in ciò che descrivi, è perfettamente chiaro che cosa Sherlock sta facendo. Leggendo ho avuto più la sensazione che fosse un qualcosa di slegato da un singolo evento o episodio, e che fosse più che altro una descrizione del rapporto che Sherlock ha con l'atto del drogarsi in generale. Forse che ricorda più l'Holmes vittoriano che quello moderno (dove il rapporto con l'atto del drogarsi è, almeno per me, poco chiaro e ambiguo). Qui ci descrivi con dovizia di particolari uno Sherlock probabilmente preso dalla noia. Una parte di lui forse spera che il telefono suoni e che qualcuno venga a distrarlo e a salvarlo. Dice che certe volte succede, altre no. E accade ciò che sappiamo. Mi piace come la razionalità si mescoli al pensiero irrazionale. Non si capisce mai se Sherlock è dipendente oppure se lo fa solo per spegnere il cervello. Ed è esattamente ciò che ne viene fuori anche dalle tue parole. |
Ciao! |