Recensioni per
Portami via
di alessandroago_94

Questa storia ha ottenuto 21 recensioni.
Positive : 21
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
17/12/17, ore 18:49
Cap. 1:

Ciao Ale! :)
Ho visto il tuo nome nell’elenco dei partecipanti al contest di Soul_Shine, a cui ho voluto partecipare anch’io, e dopo aver sistemato le pratiche burocratiche per l’iscrizione non ho potuto fare a meno di passare a leggere la tua storia.
Premetto che non conoscevo Fabrizio Moro; per la verità un po’ tutta la musica italiana mi è abbastanza estranea, a parte gli Elio e le Storie Tese che adoro, per cui sono andata su YouTube a curiosare e ho ascoltato il brano che hai scelto per la tua storia.
L’ho trovato una piccola bolla confortevole, dalla struttura armonica piacevolmente semplice e familiare; ho apprezzato la voce secca e morbida di Moro, timbro che a parer mio si accosta bene con il carattere del brano. Il giudizio musicale è stato inaspettatamente positivo, per cui mi sono subito fiondata a leggere la storia.
Non sapevo bene cosa aspettarmi, dal momento che quel brano poteva essere rivestito di mille contesti diversi ed ugualmente pertinenti, ma devo ammettere che la soluzione che hai scelto mi ha colpita molto positivamente per la sua originalità. Ma ora proverò ad esaminare un po’ più a fondo la storia e a dire qualcosa di più mirato.
Si apre il sipario e subito veniamo trascinati in questo vortice di preparativi e festeggiamenti per un diciottesimo in grande stile, all’insegna di lusso e di sfavillanti eccessi; la gioia del protagonista, venata di amarezza a posteriori, stride parecchio con la vuota superficialità di quei fasti; fin dall’inizio metti in chiaro che il rapporto con il padre è tutt’altro che dei migliori, pertanto è facile leggere tra le righe che il protagonista si sta facendo trasportare un po’ troppo dal corso degli eventi.
Nulla che si discosti troppo da ciò che ci potevamo aspettare, anche se comunque il peso della realizzazione che colpisce il protagonista ad un certo punto della festa ha le sue ricadute anche sul lettore – che non può fare a meno di sentirsi empaticamente ferito dalla freddezza con cui tutti trattano il festeggiato dopo un’iniziale facciata positiva.
Sono stata molto cauta, durante la lettura, nel tenere a portata di mano quella leggera alienazione che mi ha permesso di non immedesimarmi troppo nel protagonista – era indispensabile per un giudizio oggettivo – e ho trovato forse un po’ esagerato il cambio di comportamento così repentino ed universale di tutti gli invitati. Voglio dire, perché non avrebbero dovuto continuare a concedergli almeno una leggera parvenza di considerazione?
In ogni caso, al di là di questi dubbi, ho seguito il protagonista nella sua fuga da quell’ambiente opprimente (non posso negare di esserne stata estremamente sollevata anch’io) e ho finalmente ritrovato il brano ascoltato in precedenza; è stato piacevole il modo in cui hai reso il parallelismo tra le parole della canzone ed i pensieri di Fabio, e secondo me in questo hai fatto un buon lavoro.
L’unica cosa che forse ha stonato un po’ secondo me, era questa gioia ingenua del protagonista nel venire a conoscenza dei preparativi per la festa. Se è vero che il padre aveva reso la sua anima un deserto, come hai scritto tu, sarebbe stato davvero possibile una redenzione così drastica agli occhi di Fabio? L’illusione che improvvisamente diciotto anni di sevizie fossero spazzate via da un mero traguardo della maggiore età?
Ecco, questa è l’unico appunto che mi sentirei di farti. Per il resto davvero ben scritto e strutturato, coerente, pertinente e ricco di spunti di riflessione :) molto bravo, come sempre! In bocca al lupo per il contest ^^

Un abbraccio,
falcediluna_

Recensore Veterano
16/12/17, ore 23:09
Cap. 1:

Rieccomi! Questa volta non ho letto una tua poesia, ma un tuo racconto, incuriosito dal suo titolo. E, prima di andare nel dettaglio, ti devo dire che m'è piaciuto, ma non mi ha fatto schierare dalla parte del ragazzo totalmente.
Detto questo, ora vado nel dettaglio. Mi concentrerò più su quello che mi hai trasmesso che sullo stile o sulla trama in quanto tali: il primo è sempre molto curato in ogni dettaglio e la seconda, oltre a questo, è molto sentita e immagino che ti avrà richiesto non poco tempo, se non il pensiero certamente l'organizzazione e la stesura.
Parto dal ragazzo, nella cui storia spero di non aver letto la tua storia personale, parziale o totale: come ho scritto, ho avvertito un certo trasporto e se fosse autobiografica mi dispiacerebbe e mi sentirei un tantino un mostro per quello che dirò tra poco. Un conto è parlare di un personaggio di fantasia, un conto è parlare di una persona che ho imparato a conoscere e ad apprezzare attraverso i suoi scritti e alcuni messaggi privati di tanto in tanto.
Quando leggo questo tipo di storie, di solito, cerco sempre di capire le ragioni dell'una e dell'altra parte, e non riesco a fare a meno di dare una parte di ragione a entrambe. E questo caso non fa eccezione.
Per quanto mi possa dispiacere per il giovane ragazzo, non posso proprio fare a meno di capire le ragioni del comportamento del padre, per lo meno quando ha cercato di fargli capire che se non saprà farsi forte non riuscirà a fare nulla di concreto della propria vita e sarà sopraffatto da chiunque. È la verità: se non si riesce a trovare la forza per andare avanti, se non in se stessi almeno in qualcuno, la strada tenderà all'insoddisfazione, alla frustrazione, alla depressione e poi al suicidio. Penso che il padre, nonostante modi alquanto burberi, se non brutali, che poteva un attimo mitigare, abbia avuto questa sequenza di immagini nella mente e che ciò l'abbia spinto ad aprire gli occhi al figlio. Purtroppo, questi non mi sembra aver recepito pienamente questo messaggio: ha capito che la sua vita è importante, nonostante tutto, ma quanto durerà? Ce la farà a rimanere se stesso e a non farsi mettere i piedi in testa? No, secondo me non sarà mai pronto e avrà ripetute ricadute lungo il percorso. Forse non si toglierà la vita, un'intenzione che ho iniziato a percepire ad un certo punto, quando ha sussurrato l'ultimo verso della canzone e ha parlato di Dio, ma non mi sento di escludere che il pensiero di farlo tornerà spesso. Penso che il padre voglia bene a suo figlio, ma non è in grado di farlo vedere. Se non altro, è più bravo di quello che sarei io con un figlio col quale non riuscissi a legare per evidenti diversità di carattere.
Se devo fare le pulci al racconto, l'unica nota stonata - trattasi di una song-fiction me lo devi concedere - è il continuo piangere, anche per un non nulla, del giovane ragazzo. Non mi sembra normale, ma tieni conto che io ormai mi sono affezionato al personaggio complesso e tormentato che trova la forza per andare avanti in tutti i suoi innumerevoli difetti ed eccentricità, dei quali si fa vanto e gloria, anche quando non ne ha ragione, e che non si vergogna a mostrare. Siamo quasi un tutt'uno. La sua linea guida - ch'è poi anche la mia - è semplice: "prima vengo io, poi gli altri: se piaccio voglio che sia per ciò che faccio, non per ciò che sono". È un tantino egocentrico e superbo, ma sa controllarsi: essendo attore, so fingere o fare buon viso a cattivo gioco, a seconda dell'occasione e della più o meno utilità che può trarne.
Anche lasciando quella maschera per un attimo, proprio non posso mettermi nei panni del giovane ragazzo, vuoi perché non ho subito nulla di più di alcune prese in giro di tanto in tanto - e forse per questo non riesco a capire il suo disagio interiore e la sua tristezza - vuoi perché non mi appartiene il suo modo di fare. Però, in ogni caso, dovrebbe iniziare a imparare a fingere e a farsi scivolare tutto. Detto in soldoni: "La ragazza che ama non lo degna di uno sguardo e quando lo fa è solo per consuetudine sociale? Pazienza! Il mare è pieno di pesci. Il padre lo maltratta e non lo considera? Libertà! Occhio non vede - o non vuol vedere - cuore non duole, quindi niente sensi di colpa!". È più semplice a farsi che a dirsi, sai? Te lo dico per esperienza personale.
Ecco la soluzione dei suoi problemi, anche se riconosco essere un tantino eccessiva e rischiosa se non in abili mani: egocentrismo e cinismo, a piccole dosi ma tutti i giorni, come una medicina, non per la tosse ma per l'animo. Il che non vuol dire non farsi delle domande, ma vuol dire trovare le risposte in se stessi. "Potrà non funzionare sempre, ma almeno è gratis!" direbbe il mio caro personaggio. Credimi: alcune fregature le prenderà, ma saprà risollevarsi e anche rifarsi. Forse rimarrà single a vita, ma sarà presto una sua scelta e il dettaglio che la società l'accetterà senza battere ciglio alcuno non sarà giusto nulla di più che un dettaglio. È un po' la fine che farò, ma considero il termine "fine" improprio e l'ho usato solo per rendere meglio l'idea.
Tutto questo enorme discorso per spiegarti perché sì m'è dispiaciuto per quel ragazzo, ma anche perché capisco il modo di fare del padre e, soprattutto, i consigli che gli ha dato. E anche perché in qualche modo ha perso ogni speranza. Restano sempre le incognite "ci sarò riuscito a essere chiaro?" e "mi sarò messo in mostra?". Ricorda: sono egocentrico.
Un'ultima cosa, che voglio ribadire, ma che forse si può intravedere da quanto scritto finora: la diversità non è un problema, ma un punto di forza. Se si vuol spiccare tra la folla, essere notati, come riuscirci restando uguali a tutti i membri della folla? Per me è un controsenso.
Mi hai sorpreso, sai? Non pensavo fossi uno scrittore di song-fiction e te lo devo dire con piacere ch'è stata "buona la prima". Davvero, sai? Hai trovato la canzone giusta attorno alla quale far ruotare tutta la storia. Sappi che mi aspetto un seguito: sono curioso di sapere se la crescita del giovane ragazzo ci sarà stata o se non ce l'avrà fatta e sarà stato vinto dai suoi tormenti. E magari una nuova canzone, che al momento potrebbe essere "Rien, je ne regrette rien" della grande Edith Piaf.
In attesa del seguito e sperando di non aver ancora una volta perso il controllo ed essermi lasciato andare troppo, ti faccio di nuovo i miei più sentiti e sinceri complimenti e, spero, ci si vede presto. ;-) :-)

Recensore Master
14/12/17, ore 22:43
Cap. 1:

Ciao Alessandro^^,
è assolutamente vero: in questa song fic hai messo l'assoluto del tuo cuore e della tua passione. "Ho camminato nel mio libro, cercando pace", ha scritto una volta un Autore (di cui al momento mi sfugge il nome... abbi pazienza col mio Alzheimer incipiente).
Leggendo questo racconto, ho ceduto a una tentazione che mi assale spesso: quella di spiare tra le righe qualcosa dell'anima dell'autore. Tu sei una bella persona, Alessandro: io no ti conosco e questo è il tuo primo scritto che leggo e commento, ma mi pare d'intravedere attraverso gli occhi del tuo personaggio molte cose di te. E quello che vedo mi piace tantissimo.
Venendo al tuo testo, debbo essere sincero: dal punto di vista della grammatica, e soprattutto per l'utilizzo di alcuni vocaboli (molto contaminato dal "parlato"), sarebbe necessaria una revisione, diciamo un restyling un po' più accurato, quale si ottiene mediante numerose riletture: il mio consiglio è quindi di leggere e rileggere senza stancarti, in modo da "riaggiustare" alcuni periodi un po' traballanti, che rischiano di rendere il tuo racconto meno incisivo, e di affaticare chi ti legge.
Perdona queste osservazioni, che mi permetto di fare solamente perchè vedo in te del talento, un potenziale che, unito a un'età giovane, promette sicuramente di sbocciare nel più magnifico dei modi.
Il racconto decolla decisamente nel momento in cui il protagonista si apparta e cerca conforto nella musica. E a questo punto, ti ringrazio per avermi fatto conoscere questa canzone, "Portami via", dal testo ricco di significati. Stimolato e confortato dalle parole di questa canzone, il protagonista sembra iniziare un dialogo con la canzone stessa, che a sua volta dà voce ai suoi più profondi interrogativi. E qui, da credente, ho amato particolarmente il fatto che negli interrogativi del protagonista, Dio si renda presente. Silenziosamente presente nelle riflessioni del protagonista, che diventano preghiera... hai mai notato che nella maggio parte dei Salmi ricorrono proprio questi interrogativi, queste accuse - perchè non intervieni, perchè gli empi prosperano, perchè i deboli sembrano destinati a soccombere sempre? - si tratta degli interrogativi e, al contempo, delle preghiere più profonde e sentite del genere umano. E qui si arriva al cuore profondo del tuo scritto, là dove si dice che "il mondo non è fatto per i deboli, ma essi, assieme agli innocenti e agli indifesi, sono il cuore pulsante dell’umanità".
Questo rappresenta anche il nucleo della presa di coscienza del tuo personaggio, e il punto di svolta decisivo del racconto. Forse è qui che si gioca il suo percorso di crescita, il pasaaggio dalla passività e dalla depressione a un senso di identità che affonda radici potenti nella consapevolezza che la vita è un dono grande, al quale partecipano creature fragili ma profondamente amate, quali le piante, gli animali, le creature umane. Questa intuizione di essere parte di un progetto più grande, seppur mirato ad un fine non sempre intellegibile, induce il protagonista a dare a se stesso e alla propria esistenza un valore, una preziosità che trascendono la nozione di "successo nella vita" proprio di quella misera e "furba" società che lo circonda e al contempo lo rifiuta come un corpo estraneo.
Carissimo, per farla breve, ho molto apprezzato questo racconto, e sicuramente leggerò qualcos'altro di tuo, perchè quanto di te emerge dai tuoi scritti rivela una profondità e limpidezza d'animo che meritano attenzione e che hanno molto da insegnare, se si vuole diventare esseri umani migliori. Ti raccomando solamente di non stancarti di leggere e rileggere, il resto è esperienza che si acquisisce nel tempo, e che ti porterà pian piano ad acquisire sempre maggior nitore ed efficacia nella scrittura.
A presto!^^

Recensore Master
14/12/17, ore 22:15
Cap. 1:

Ciao!
Scusa se arrivo con così tanto ritardo, ma l'ultimo periodo è stato molto impegnativo. Tuttavia, io non sono una persona che si dimentica, quindi, eccomi qui.
A dire il vero, questa sera a vrei voluto cominciare una long, però il fatto che ci fosse una storia molto recente e di argomento così delicato non mi ha lasciato scelta: dovevo recensirla.
La storia di Fabio è, in realtà, la storia di tanti adolescenti che si sentono fuori dalla massa e che faticano a trovare il loro posto nel mondo, perché, in apparenza, si distaccano troppo dai dettami della società.
In un certo senso, mi rivedo in questi ragazzi, perché, all'epoca, anche io sono stata una persona che non si sentiva a suo agio nella marmaglia (anche se per fortuna ammetto di non aver subito atti pesanti di bullismo). Con il senno di poi, posso dire che questi ragazzi che non si rispecchiano nella consuetudine e nel modo di fare comune sono dei veri e propri Eletti.
Sì, sono Eletti perché sono liberi: possono scegliere in autonomia e la loro sensibilità, la loro curiosità, la volontà di non lasciarsi inglobare in un sistema che annulla le particolarità individuali è l'arma più preziosa che si possiede, l'unico antidoto al richio di diventare un adulto terribile e sterile come il padre di Fabio.
Sono certa che questo ragazzo da grande sarà una persona di sani valori, una vera e propria quercia per chi avrà la fortuna di incontrarlo.
La falsità, il mondo di maschere in cui è costretto a vivere finirà: quando arriverà alla piena maturità e potrà sganciarsi dal nucleo familiare e potrà incontrare altri tipi di persone (a quanto ho capito, essendo figlio di una persona così importante frequenta ambienti selettivi, per questo, forse, non riesce ad amalgamarsi. Anche se è vero che durante l'adolscenza c'è il passaggio quasi obbligato verso il riconoscimento di sé in un gruppo, prima di poter prendere coscienza della propria personalità e definirsi come singolo).
In questo tuo lavoro hai ben saputo unire una canzone (ammetto che non la conosco, anche se conosco il cantante) ad una storia che potremmo definire "di tutti i giorni".
Spero che Fabio trovi dentro di sé il coraggio di ribellarsi allo status quo in maniera definitiva e che possa essere un esempio per tutti i ragazzi ancora schiavi del sistema. Molti giovani assumono comportamenti "di moda" pur di non essere esclusi, anche se questo va contro ciò che piace  a loro.
È sbagliato e Fabio è un esempio di coscienza. Una coscienza che non tutti hanno il coraggio di prendere.
La lucidità con cui analizza e critica comportamenti che, di solito, vengono considerati come "da imitare" lo rende molto maturo e profondo, cosa non comune alla sua età.
Di fatto, oggigiorno molti "maggiorenni" sono "grandi" solo sulla carta, avendo ancora un modo di ragionare e pensare molto immaturo.
Ed è anche grazie a queste persone che nella società si diffodono comportamenti e pensieri scorretti e incivili.
Insomma, tutto questo papiro era per dire che mi è piaciuta molto la storia e che ci vorrebbero più Fabio e meno Giada (le ragazze come lei sono insopportabili).
Ti faccio tanti complimenti per tutto quello che hai scritto (e per come lo hai scritto), per come hai usato il testo della canzone e per l'argomento (sempre attuale) che hai approfondito.
Testi così dovrebbero leggerli anche gli adulti, non solo i ragazzi.
Ti faccio tanti auguri per il contest, speriamo che tu possa ottenere ciò che meriti! :)
Buona serata e buon proseguimento,
*Halley*

Recensore Veterano
12/12/17, ore 21:21
Cap. 1:

Wow! Che bello! Avevo proprio ragione quando dicevo di voler leggere qualche tuo racconto! Perchè mi ha preso un sacco, dall'inizio alla fine. Subito colpisce tra l'altro la citazione di Frankie Hi-nrg. Ovviamente mi chiedo se il tutto o anche solo un po' sia autobiografico... spero di no; non sei obbligato a rispondermi. Allora, mi è piaciuto davvero come hai gestito il tutto, dalla struttura che hai dato al racconto alla sintassi e alla grammatica, che sono sicuramente buone. Ma, soprattutto, sei riuscito a catalizzare la mia attenzione per un bel po' di tempo, dato che non sono stato capace di staccare gli occhi dalla pagina nemmeno per un attimo; sicuramente il fatto che scrivi con grande semplicità, senza appesantire troppo il testo, rende il racconto più fruibile, più scarno, ma che riesce a trasmettere messaggi direttamente al cuore. Questo è sicuramente il punto di forza di questa song-fic, in cui tra l'altro dici di cimentarti per la prima volta. Anche il lessico è buono; ho gradito molto l'espressione ''sulla cresta dell'onda di un momento fittizio''; c'è un piccolo errore di battitura ''comfort'' e non 'confort''. Sei riuscito davvero ad emozionarmi, poichè, soprattutto, sei stato capace di evidenziare la personalità del protagonista al meglio, sottolineando soprattutto le sue sofferenze interiori. La rabbia, quel cinismo che affetta la società o che dalla società è affettato, l'ho potuto palpare leggendoti. C'è un po' di tristezza, tanta in realtà, una sorta di rassegnazione. Ma nella seconda parte, sembra andar via la rassegnazione e accendersi la speranza, in quel luogo che per il protagonista è tutto, è il luogo, il suo, la sua medicina per ogni male. E la scelta della canzone di Moro, che tra l'altro apprezzo molto come interpete e scrittore di testi, non può che dirsi azzeccata. E poi, il modo in cui riesci ad entrare all'interno di quei versi, rendendoli tuoi, è assolutamente magistrale. Perchè affini ancora di più la prospettiva introspettiva che andava delineandosi già prima, le riflessioni poi sono così potenti, forti, decise, implacabili... e anche così vere. Un brivido nell'ultima parte mi ha percorso la schiena, sei stato davvero bravo a dipingere quest'angolo di sofferenza. Hai curato tutto al meglio, ma soprattutto è l'emozione a pulsare sulla pagina. Un lavoro che hai scritto con passione, si vede! Ci sono davvero periodi interessanti da cui prendere spunto: la sofferenza, l'emarginazione, l'incapacità di capire il perchè si sia costretti a soffrire, l'avere un padre violento e decisamente frustrato, una madre sottomessa, l'assenza di amici e l'impossibilità di poter aver qualcuno accanto, anche solo un amico, a cui confidare i propri più intimi disagi. Mi hai trasmesso tanto... la ''scena della piantina'' è davvero triste, ma l'hai descritta sempre dipingendo un attimo e da entrambi i punti di vista, con estrema crudele delicatezza, perchè in altro modo non saprei definirla agilmente. Bravissimo, un ottimo racconto, che bisognerebbe far leggere a ragazzi e genitori e bambini, perchè si possa comprendere come davvero alcune situazioni possano essere davvero orribili, frustranti, così brutte da portare all'autolesionismo e ad altri atteggiamenti con cui ci si autodistrugge, solo perchè si è soli, dotati di una grande sensibilità, soli e diversi. Poi, l'aver voluto prendere spunto da un cantante, tra l'altro fin troppo sottovalutato per come la vedo io -poi tu hai scelto una sua canzone abbastanza conosciuta, anche perchè è la canzone con cui ha partecipato all'ultimo Sanremo- è una scelta pregevole. Spero di poter leggere altro di tuo. Un abbraccio,

​Fervens_gelu_

Recensore Master
11/12/17, ore 17:36
Cap. 1:

Ciao Alessandro!
Sì, si vede proprio che ci hai messo passione, e l'hai trasmessa tutta all'interno delle tue righe. Io stessa potrei considerarmi una Diversa, come il tuo protagonista: sono sempre stata introversa e timida. Non sono una bellezza e questo mi ha sempre spinto a chiudermi in me stessa, accompagnata dai lazzi dei miei compagni di classe che, ho saputo solo alla fine delle scuole superiori, mi consideravano fuori di testa.
Ma, come dici giustamente tu, sono i Diversi quelli che mandano avanti il mondo, anche per gli altri. Quindi, ben venga esserlo!
Bravo come sempre, perché nei tuoi scritti metti sempre l'anima!
Ottima anche la scelta della canzone!
A presto!

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