Quarta classificata al contest "Flashiamo! - III edizione"
Grammatica: 9.5/10
Va bene. Gli errori che ho notato non sono molto rilevanti.
• "E quando Lui tornò, credesti che tutto quello, che tutto ciò che possedevi ti avrebbe garantito un posto nel suo nuovo mondo.": 'credesti che tutto ciò che possedevi' oppure ' credesti che tutto quello, che tutto ciò che possedevi, ti avrebbe [...]'; o togli la virgola dopo 'quello', perché tronca erroneamente la frase, o metti due incisi (- 0.10).
• "un sussurro quasi udibile": seguendo la logica un sussurro è un rumore che, seppur basso, si sente; 'quasi' va quindi sostituito con 'appena' (- 0.20 per improprietà lessicale).
• "la collera la infiammava, le mani tremavano, la voce flebile era carica d’odio": 'le mani le tremavano' e 'la sua voce flebile' visto che non si sta parlando di 'mani' o 'voce' generiche, ma di quelle di Astoria (- 0.20).
Stile: 8.5/10
È uno stile curato e chiaro, ma altalenante dal punto di vista dell'efficacia espressiva.
Per esempio "Tradivano ogni sua emozione" messo a capo e in corsivo presenta l'Astoria sul letto di morte come nient'altro che l'ombra di se stessa, è una scelta che crea un forte impatto, a differenza di altre. Partendo dai dettagli segnalo "stupide membrane di pelle": 'membrana' significa 'pelle che copre le membra', aggiungere 'di pelle' è ripetitivo, sarebbe meglio scrivere 'lembi' - anche se suggerisco comunque di optare per una scelta più elegante. Invece con "ma quegli occhi… quei suoi occhi ti bloccarono" suona male il generico 'suoi' perché il climax che la ripetizione di "quegli occhi dovrebbe creare si perde; credo sia preferibile 'quegli occhi + *altro aggettivo*', magari uno che richiami l'indole di Astoria.
"E quando Lui tornò, credesti che *tutto quello*, che *tutto ciò* che possedevi ti avrebbe garantito un posto nel suo nuovo mondo. Saresti stato al suo fianco, avresti avuto tutti ai tuoi piedi. Oh, adesso lo sai bene: è stato stupido e sciocco credere che chiunque, a parte *quell’essere*, potesse ottenere *qualcosa* da *tutta quella storia*; *qualcosa in te* sussurrava che stavi sbagliando, che *tutto ciò* era sbagliato, ma eri troppo orgoglioso e avevi troppa paura per ammetterlo.": ho messo tra asterischi le parti generiche che inaridiscono il testo, ridurre le informazioni a un "qualcosa" o a un "tutto ciò" appiattisce il testo. Si capisce a cosa ti riferivi in queste righe, ma non sono coinvolgenti, in più le ripetizioni non fanno altro che mettere ancor più in evidenza questa genericità descrittiva. L'idea di base da cui sei partita offriva ottimi spunti per arricchire il testo di sentimento, ma lo stile lo impoverisce. Al tuo posto avrei anche messo in corsivo le azioni compiute da Morte, perché a una prima lettura "avverte il mio lento avanzare" dopo un continuo "senti, vedi" ecc... mi ha procurato smarrimento, non ho capito subito che il narratore in seconda persona si sarebbe palesato anche all'interno della storia, né potevo immaginare chi fosse.
Mi piace invece la struttura duale del "devo lasciarti andare", che nel passato è può essere risolto, mentre nel presente è una condizione inevitabile e tremendamente sofferta. Il tuo stile generalmente mi piace perché è permeato di malinconia, è di una delicatezza toccante, e qui avresti dovuto calcare di più la mano a livello emotivo.
Titolo e introduzione: 6.5/10
Al titolo ho assegnato 4.5, all'introduzione 2.
Il titolo è generico, però ha il pregio d'incuriosire: "devo lasciarti andare" mette in allerta, può suonare come una sentenza, come una richiesta disperata o una scelta rassegnata, fatto sta che in ogni caso riesce a comunicare la sofferenza di chi pronuncia queste parole. L'uso della prima persona tocca da vicino il lettore, lo porta a mettersi nei panni del personaggio stesso e lo spinge a chiedersi il motivo della sua scelta. Non mi fa impazzire, ma mi piace parecchio, penso che possa davvero incuriosire ed è molto pertinente in relazione alla trama. L'introduzione, invece, non fa altro che girare attorno al significato del titolo senza aggiungere nulla di nuovo, quasi lo priva della sua forza. Si capisce che le ripetizioni di "lasciare andare" e di "a volte" sono volute, però sono ripetizioni nella ripetizione che rendono il tutto ridondante, a tratti fastidioso. Non reputo queste righe d'apertura incisive, non mi hanno trasmesso niente.
IC e caratterizzazione: 12.5/15
Se da un lato i personaggi secondari sono difficili da gestire perché bisogna inventare, dall'altro è proprio l'assenza d'informazioni su di loro che permette di spaziare liberamente. Spaziare con questi personaggi, per me, è d'obbligo, specie se li si accosta a personaggi canon: dare loro un vissuto è un modo per aggiungere qualcosa a un nome che al lettore non dice nulla, un modo per non farli sembrare soltanto un'ombra sbiadita di fianco a quelli trattati nella saga. Comprendo le difficoltà che ci sono e devo dire che nel complesso non mi hai lasciata molto contrariata. In questa OS Astoria è sul letto di morte, quindi bisogna basarsi perlopiù sulla lei vista da Draco per inquadrarla. Scopriamo che è testarda e autoritaria, che ha un'avversione per l'operato dei Mangiamorte e che non riesce a nascondere le proprie emozioni, all'opposto di Draco (ho amato sia questa contrapposizione che il mondo indiretto in cui l'hai espresso!). Non sappiamo tuttavia quale sia la causa del suo male, c'è un buco tra la scena dell'Astoria ragazzina che biasima il Draco Mangiamorte e l'Astoria moglie di lui e morente, quindi il lettore non ha modo di conoscerla a fondo, né di prenderla in simpatia né di odiarla. Hai creato ottimi presupposti per delinearla (tra l'altro apprezzo questa versione diversa dalle solite in cui appare o ingenua o meschina), però non ha contorni definiti, percezione probabilmente accresciuta dalla sua condizione di salute che la rende statica. Per queste ragioni non ti ho penalizzata più di tanto. Draco invece, nonostante qui abbia il suo spazio solo in funzione di Astoria, è ben delineato. È immobile, bloccato nelle sue paure e impotente di fronte agli eventi. Il suo senso d'inadeguatezza si percepisce a ogni riga. Il Draco adolescente si sente inadeguato di fronte ad Astoria per il ruolo che gli hanno imposto, il Draco adulto si sente allo stesso modo quando la vede spegnersi progressivamente: seppur per motivi diversi mantiene sempre questo aspetto negativo che è radicato in lui, è una resa decisamente IC. Ho apprezzato tanto anche il contrasto che creano il coraggio di Astoria e la codardia di lui, è un modo per sottendere uno dei motivi che ha spinto entrambi a scegliersi.
Sviluppo della coppia: 9/15
Perché la morte di un personaggio commuove? Ci si affeziona a quei personaggi che s'imparano a conoscere, che ci accompagnano mentre leggiamo o guardiamo un film, ma qui di Astoria vediamo troppo poco. Sarebbe stato carino scoprire qualcosa sulla sua vita, soprattutto sulla nascita della relazione con Draco, visto che questo è un contest basato sull'amore di coppia. In questo modo anche la sua morte sarebbe stata più "sentita". Come siamo passati dal corridoio di Hogwarts col Draco inadeguato e l'Astoria biasimevole alla coppia innamorata? Purtroppo il discorso sulla caratterizzazione qui incide anche sul coinvolgimento emotivo e anche la presenza di periodi generici per descrivere il dramma vissuto dai protagonisti non aiuta. Seppur a primo impatto risulti poco chiara, invece, mi piace la presenza della morte che parla in prima persona, il suo arrivo spietato e irreversibile viene così percepito ancor più da vicino. Mi piace anche l'assenza di dialoghi articolati fra Draco e Astoria, perché credo che in punto di morte, specie se a veder morire la persona amata sia uno come Draco, il silenzio sia la risposta più credibile: Astoria non ha le forze per parlare perché soffre, Draco non ha le forze di farlo sia perché e nella sua natura che perché è sotto shock. L'idea di base è ottima per rappresentare un epilogo drammatico, avresti solo dovuto calcare di più la mano con l'introspezione.
Totale: 46/60
P.s ho cancellato la recensione precedente perché l'avevo tagliata :D
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