Ciao Maria, credo sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo e alla fine ho optato per questa, sia perché a quanto ho capito è il lavoro più recente, sia perché ero curioso di vedere l'analisi che avresti fatto di Naruto. Quel post manga è talmente "lasciamoperdere" (sì, è un neologismo coniato appositamente per i finali come il capitolo 700, o i "19 anni dopo" della Rowling) che ogni tanto mi piace trovare storie che facciano chiarezza sui pensieri dei personaggi e così sono approdato qua.
Nel complesso la storia è carina: l'analisi dei pensieri di Naruto è realistica, ogni tanto un po' ripetitiva, ma funziona. Hai dato voce a quello che abbiamo pensato un po' tutti: che Naruto fosse obiettivamente ossessionato da Sasuke, in maniera non propriamente "amicale" (che poi si possa interpretare in chiave omoerotica o puramente morbosa, è un conto, ma resta il fatto che quella non è amicizia nel senso vero del termine). Mi piace anche l'analisi dei sensi di colpa verso Hinata e Sakura e il manifestarsi dell'egoismo di Naruto che cerca di tenere Sasuke con sé, strappandolo (e strappandosi) alla famiglia. In troppe storie viene messo che questi due hanno rapporti tranquillamente, senza nessun rimorso verso le compagne e i figli e, sinceramente, le sopporto poco, perché tutto farebbero tranne essere così disonesti (soprattutto verso Sakura, che - ricordiamocelo - è praticamente la loro migliore amica).
Per quanto riguarda lo stile, è abbastanza fluido. Ci sono delle ripetizioni, degli errori di battitura, alcuni logico-sintattici e un utilizzo di arcaismi che fa incespicare il testo di quando in quando, ma i tempi verbali sono corretti e nel complessivo scorre bene e rende l'idea. Ho sottolineato qua sotto quelli che mi sono saltati all'occhio, con alcuni suggerimenti/spiegazioni quando necessari. Scusami, ma ormai penso lo sappiate che ho la deformazioe professionale su queste cose e penso sempre che facendo notare gli errori si permetta di non compierli successivamente.
A presto,
Michele
“Il suono quasi ovattato dei tasti della tastiera del computer, l'odore di carta appena stampata che impregnava l'ufficio, lo stridio della penna sul foglio e quelle immense pile di documenti da leggere e firmare...
Per tutta la vita diventare l'Hokage è stato il suo sogno. Ora quel sogno è divenuto realtà.” <- Qui in realtà è una questione di formattazione: le due frasi risulterebbero meglio collegate se dopo i puntini di sospensione non fossi andata a capo. Altrimenti si ha l’impressione che l’incipit sia incompleto. Quando si scrive, andando a capo si stabilisce l’inizio di un nuovo paragrafo (o l’inizio di un dialogo se racchiuso tra virgolette, caporali o trattini) e quindi un possibile cambio di argomento.
“Naruto è lì, seduto dietro alla scrivania, con indosso il suo mantello bianco da settimo Hokage, lo sguardo fisso sui documenti appena recapitatigli (recapitategli), mentre la mente vaga tra i ricordi della sua giovinezza. Le mille difficoltà, i sacrifici fatti per diventare sempre più forte e mantenere quella promessa fatta a Sakura: riportare a casa Sasuke.” <- “Recapitatigli” è una forma lievemente arcaica, quasi più regionale; meglio il più moderno: recapitategli, per quanto come verbo sia un po’ “zoppicante” in sé. Un sinonimo come “consegnategli”, o una parafrasi tipo: “appena consegnati”, senza il rimarcare sul complemento di termine, è di solito più fluida. Inoltre, tra “giovinezza” e “Le mille difficoltà”, ci starebbero meglio i due punti, o un punto e virgola. Visto che sia le difficoltà che i sacrifici sono riconducibili ai ricordi, a livello di punteggiatura è possibile evidenziale il collegamento logico.
Un suggerimento: in scrittura c’è un piccolo trucco per catturare l’attenzione: “la regola del tre”. Ovvero: tre aggettivi, tre frasi, ecc. Aiutano a definire meglio il testo e creare interesse nel lettore. Per esempio:
“Le mille difficoltà, i sacrifici e gli allenamenti fatti per diventare sempre più forte (…)”; con l’inserimento del terzo termine si crea una tensione narrativa di base che aiuta la mente umana a considerare la frase più musicale.
“le immagini appese al muro rappresentati” <- Rappresentanti.
“Solleva il capo appena, fissando la propria scrivania immersa nel caos più totale.” <- “Appena” qua non è necessario, spezza il ritmo della frase.
“La cornice contenente la foto della famiglia che si è costruito luccica, illuminata dai raggi del sole (qua ci andrebbe una virgola) che vividi penetrano dalle ampie vetrate alle sue spalle. Scruta l'immagine del viso di Hinata, insieme a quella (quelli, perché dovrebbe essere riferito a viso, quindi ai visi) di Boruto e Himawari.”
“Sorride triste, mentre continua a fissare i volti dei suoi cari e sente il rimorso farsi strada dentro di sé. È un marito pessimo e un padre anche peggiore. Perché?
Conosce il perché (meglio: “motivo” o “la risposta”) fin troppo bene. È rinchiuso nell'ultimo cassetto della sua scrivania, chiuso a chiave, lì dentro.” <- Questo periodo è parecchio ridondante. In grassetto ho evidenziato le ripetizioni, ma nell’ultima frase: “È rinchiuso nell’ultimo cassetto della sua scrivania, chiuso a chiave, lì dentro” c’è una ripetizione concettuale, oltre che terminologica. “Rinchiudere”, come termine, implica già una “prigionia”, una chiusura ermetica, quindi è logico che sia chiuso a chiave; inoltre non c’è bisogno di ripetere “lì dentro”, perché è stato già detto che è nel cassetto. La frase scorrerebbe meglio così: “È chiuso a chiave nell’ultimo cassetto della sua scrivania”.
“la mano ricoperta da fasciature che ha riavuto grazie a Tsunade, persa nello scontro contro il suo eterno amico e rivale” <- qua sembra che ha riavuto le fasciature grazie a Tsunade, la quale si è persa nello scontro con Sasuke. La struttura corretta sarebbe: “La mano perennemente fasciata, persa nello scontro contro il suo eterno amico e rivale, che ha riavuto grazie a Tsunade”
“mentre si cala leggermente” <- “china”, non “cala”. “Calare” implica uno scendere verso il basso prolungato, mentre ci si china e basta di solito.
“Si chiede spesso perché debba provare un simile tumulto ogni qualvolta.” <- “qualvolta” è molto letterario e arcaico. Meglio un semplice “volta”, tanto il suo assolutismo è già rimarcato da “ogni”. L’alternativa è “ogniqualvolta”, ma tutto attaccato, anche se mantiene la ridondanza.
“Stinge le labbra infilando la mano” <- Errore di battitura: “Stringe”, non “Stinge”, anche se ho immaginato Naruto che si stingeva le labbra con la candeggina per farle diventare pallide XD.
“Quasi inconsciamente carezza con i polpastrelli quella calligrafia così bella, tanto da sentire i brividi stagliarsi lungo le dita, su per il braccio, fino a raggiungere il petto, sempre più giù, fino allo stomaco.” <- “Calligrafia” vuol dire “bella scrittura”, quindi la frase è “quella bella grafia così bella”. Basta “grafia” per evitare la ripetizione. I brividi non si “stagliano”: stagliare vuol dire “tagliare in forma grossolana”, o “risaltare”; meglio un: “scorrere”, “percorrere”, o qualsiasi verbo di movimento idoneo a descrivere qualcosa di impalpabile che si muove lungo il corpo.
Ritira la mano quasi scottato, stingendo la palpebre come nel voler nascondere o difendersi dai quel trambusto che lo travolge ogni volta che il suo sguardo incrocia quelle poche parole scritte con cotanta perfezione. <- “le palpebre”, “come a voler nascondere o difendersi”
Piega il foglio, ponendolo nuovamente nel cassetto insieme a tanti altri biglietti simili a quello. <- “a quello” è superfluo.
Ma quel "rincorso" stona un po'.
Perché c'è solo una persona che ha inseguito davvero, lottando per lui, esponendosi in ogni modo. Sasuke Uchiha. <- Tra “po’” e “perché” andrebbe una virgola, non un punto, mentre tra “modo” e “Sasuke” ci vorrebbero i due punti.
Tutti coloro che lo conoscono sono caduti nella tela dell'inganno, illusi da quella parola pronunciata più e più volte. "Amico". <- Tra “volte” e “Amico” andrebbero i due punti.
“La (le) vuole bene e la rispetta, ma non la ama.”
“Spiegherà dettagliatamente la missione svolta, discutendo insieme dei dettagli, per poi attendere l'arrivo di qualche altra missione (“incarico” permetterebbe di evitare la ripetizione) rischiosa da assegnargli.”
Naruto continua a ripertesi (ripetersi) che è stata la scelta migliore per infiniti motivi.
Confessare il suo amore avrebbe solo creato problemi, a tutti. <- la virgola non ci va.
Si dice ridacchaindo (ridacchiando)
"Non ci avrebbe creduto...." (i puntini di sospensione devono essere sempre tre e solo tre)
Almeno quello...! <- la formula “…!” in punteggiatura si usa solo di rado, ma veramente in casi eccezionali. Basta uno dei due simboli di punteggiatura “…” o “!” per marcare la frase.
Naruto incrocia una massa di folti capelli corvini, dalla quale sbuca un occhio altrettanto scuro, mentre l'altro è coperto da un folto ciuffo di capelli. <-ripetizione di “capelli”, ma soprattutto: “Naruto incrocia”… è logicamente sbagliato. Si incrocia qualcuno per strada, si incrocia lo sguardo… Così sembra che Naruto stia incrociando un’enorme parrucca di Sasuke a dimensione umana XD. Meglio specificare: “Lo sguardo di Naruto incrocia”.
Il mantello nero cade perfettamente, lungo la sua figura <- La virgola non ci va
"Resta ancora un poco... Solo fino all'imbrunire..!" <- Idem come sopra. Qua starebbe meglio il semplice punto esclamativo.
Rimorso per l'aver sottratto l'amico alla famiglia e per il suo continuo dare una costante precedenza a Sasuke rispetto alla sua di famiglia (qua basta un: “propria” al posto di “sua di famiglia” e si evita la ripetizione.
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