Ciao!
Scusami per l’immenso ritardo e se arrivo a filo, questi due giorni sono stati più intensi di quanto mi aspettassi.
Ho pensato di recensire questa One-Shot perché Len è sempre stato un V un po’ particolare, per me, ma mi ha sempre fatto una grande tenerezza e mi ha incuriosito (lo ammetto) il fatto che non ci fosse Rin tra i protagonisti, ma Yūma. Mi sono chiesta “perchè, come, come l’ha gestita?”, soprattutto trattandosi di una canzone dal non-detto completamente straziante (avevo sentito l’originale di Gumi, ma mai questa versione ed è meravigliosa) ed un tema difficile, quindi eccomi qua.
Ti dico subito che mi è piaciuta moltissimo, sono sempre felice di trovare shot complete ed evocative pur senza ricorrere al classico “corsivo con pezzi della canzone tra le scene”, che sembra essere un must nelle song-fic.
Ho adorato come hai incorporato pezzi del testo all’interno della narrazione.
"Hey, Siri. Tell me how to get outta here, I'm sick.” è la prima cosa che sentiamo da Yūma ed è straniante per il lettore come lo è per Len, che vorrebbe essere ovunque tranne che lì a far conversazione, che probabilmente vorrebbe essere sotto delle coperte a farsi mille domande e senza avere neanche una risposta. In tutta la storia ci sono accenni alla canzone, più o meno velati (l’amico che brucia la casa, ad esempio, i colori che Len non riesce a notare, o il testo che Len cita quasi esattamente nella sua risposta), ma credo che sia il ritmo stesso che ricorda Echo. É frenetico, ma anche molto profondo (cosa necessaria visto il tema trattato, credo), e riesce a colpirti con frasi brevi e con il botta e risposta tra i due. Len si interessa gradualmente a ciò che Yūma gli dice, ma è molto passivo, tanto da non chiedergli nemmeno il nome, e l’ho trovato estremamente adatto alla sua condizione.
Hai anche gestito bene il senso di completa inadeguatezza iniziale, ma che permane insieme al dubbio sollevato da Yūma del perchè non abbia nessuno accanto.
Ci sono gli sbalzi d’umore, il rimanere davanti al computer per giorni interi (altra citazione, questa volta al video presumo, visto che per la maggior parte si parla di uno schermo, così come l’iPhone 6), la mancanza di vita e di motivazione: tutta una dimostrazione “visiva” della malattia, del fatto che Len è malato e qualcosa in lui è cambiato, lasciandolo emotivamente instabile (prima su e poi giù). Con l’introduzione di Yūma, però, credo che tu abbia dato una bellissima cornice di cosa voglia dire essere completamente a terra, essere malati, ed essere sottoposti giocoforza ad uno stimolo esterno. Questo lo obbliga ad aprirsi (e trovo molto bello, non so se è voluto, che in tutto il pezzo le uniche due persone con cui Len si apre siano Rin, con la bellissima definizione del pezzo degli scacchi, e Yūma, uno sconosciuto che l’ha letteralmente “intrappolato” in una conversazione) e a farsi delle domande, come quella degli amici, o la fatidica “come ho fatto ad arrivare a questo punto?”.
Credo che tu abbia dato non solo un’immagine realistica e non stereotipata della malattia, ma anche una magistrale interpretazione ad una canzone che parla letteralmente della perdita di presa su sé stessi; proprio come la canzone, non è una One-Shot che si piange addosso, ma risveglia l’interesse, è intensa e molto d’impatto al tempo stesso.
Per quel che riguarda i personaggi, si può parlare sicuramente poco di IC: ti posso dire che Yūma lo conosco (e lo apprezzo) più graficamente che come voce e quindi lo conosco poco. Invece Len era esattamente come me lo aspettavo e come lo vediamo spesso: quasi fragile, alla mercé di sé stesso ma che prova a rialzarsi alla fine, un ragazzino normalissimo con le cuffie e i capelli biondi e con una gemella che si preoccupa tremendamente per lui.
Per quel che riguarda lo stile narrativo in sé, non posso che dirti che l’ho trovato molto interessante: è scorrevole, ma riesci a catapultare il lettore all’interno delle situazioni e dei dialoghi. Ho apprezzato moltissimo la gestualità dei personaggi (Len che intreccia le mani per nascondere il tremore, o che si abbraccia le gambe, mentre Yūma è più casual/estroverso e lo si capisce anche da come alza gli occhi al cielo, o come si pizzica la guancia, come il suo sguardo si perde pensando ad un ricordo per continuare il discorso) e i piccoli dettagli, come la strada descritta all’inizio.
Già quel pezzo fa capire il tono della narrazione, perché ho avuto la netta sensazione che nessuno descriverebbe mai un percorso “statico” se non gli causasse del disagio, ma fosse ormai troppo stanco e disinteressato per combattere questa sensazione.
Rendi subito chiaro, sin dall’inizio, che Len ha perso anche l’interesse nel tempo -- e poi arrivi a spiegare il processo, certo, ma intanto il lettore ha già un'idea ed è terribilmente triste vederlo in una situazione del genere.
Ma, I guess, era una cosa che dovevamo aspettarci.
In sostanza, questa shot va assolutamente tra i preferiti, un po’ per la gestione del buon Kagamine Twin, che ho apprezzato moltissimo, un po’ per la gestione magistrale della tematica davvero spinosa e un po’ perché ti devo davvero ringraziare per avermi fatto conoscere questa versione che non conoscevo degli Utaite (e ne approfitto per ribadire quanto è bravo nqrse, i brividi <3).
Ah e, ovviamente, grazie per avermi fatto un po’ rivalutare il fandom italiano dei Vocaloid <3
Ellie (Recensione modificata il 02/11/2018 - 06:32 pm) |