Ciao, è la prima volta che mi trovo a leggere qualcosa di tuo (edit: in realtà non è vero... scusa, ho il pessimo vizio di non leggere mai i nomi degli autori). Anche se ho visto che hai pubblicato diverse storie, questa l'avevo già da qualche giorno nella lista della cose da leggere e ce l'ho fatta solamente adesso. Sono un po' in ritardo.
Anzitutto ammetto che non conoscevo la canzone e probabilmente nemmeno il cantante (o è un gruppo?), ma l'ho ascoltata con davvero molto piacere perché musicalmente parlando sono un mostro mangia-tutto. Mi piace ampliare gli orizzonti e scoprire musicisti nuovi, anche se si allontano dal '6-700. Il testo l'ho trovato particolarmente adatto alla storia che hai scritto. Non so come tu ci abbia lavorato sopra, se nella tua testa è arrivata prima la storia o la canzone, ma ho avuto la sensazione che l'intera storia e tutte le cose che John dice e pensa, siano nate dalla canzone. Che sia stata lei a ispirarti. Ti faccio i complimenti, ho trovato molta affinità fra la musica e le parole che tu hai scritto.
Per quanto riguarda il tema principale della storia, ci troviamo di nuovo nel mare del post Reichenbach. Periodo del quale ricordo gli oceani di angst nei quali tutti quanti nuotavamo. Sono state scritte davvero tantissime storie che parlano di questo tema, forse è ciò su cui il fandom ha scritto di più, e ti confesso che c'è stato un periodo in cui non ce la facevo davvero a leggerne ancora. Lo sto facendo di recente, e con le storie che credo lo meritino. Questa è una di quelle. Non so se è perché lo hai ricercato tu con un tuo stile o perché ti sei ispirata alla canzone, ma c'è molta poesia nella tua storia. Azzarderei a dire che è quasi una preghiera che John si ritrova a fare. John non si rivolge più a Sherlock chiamandolo col suo nome, ma invoca "l'angelo mio" e lo fa dal tetto del Barts guardando giù di sotto mentre medita di raggiungerlo. Personalmente non ho ancora un'idea precisa riguardo a John e al suicidio in quel periodo di tempo, ti dico che spesso in certe fanfiction l'ho trovata un'ipotesi tirata. Ma qui hai inserito le giuste varianti affinché il pensiero sia molto più solido di quanto non mi sia capitato di leggere in passato. John è chiaramente innamorato di Sherlock, in un modo che si ritrova a confessare alla fine: "Ti amo, come prima, più di prima. In eterno, spero." Questa frase mi ha colpita tanto, è una dichiarazione d'amore disperata e allo stesso tempo è quasi arresa allo stato delle cose. C'è anche della dolcezza, in un certo senso. Fa un po' l'effetto che fanno tutte e post Reichenhach che seguono il canone e la serie. Tu vedi John lì che è disperato e piange, lo vedi ammettere il proprio amore per Sherlock e quasi sorridi. Anche se è angst da morire ti viene da sorridere, perché sai che Sherlock è vivo e che probabilmente sta anche per tornare (dato che è passato un bel po' dal tuffo). Mi ha dato quella sensazione lì, con i sentimenti che contrastano uno con l'altro. Che cozzano insomma.
Posso dirti che mi ha davvero colpita questa storia. Questa preghiera carica di amarezza e forse anche di rimpianto, complimenti davvero.
Koa (Recensione modificata il 02/02/2018 - 01:49 pm) |