Recensioni per
Ciò che Rimane nell'Assenza
di Fatelfay

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
07/03/18, ore 13:29

Ciao, quando ho visto la storia mi è caduto involontariamente l'occhio sul tuo nick e l'ho riconosciuto immediatamente. E dato che ricordo con molto piacere le tue storie passate che ho già letto, non potevo quindi non leggerla.

Devo farti una confessione, quando ho visto Doll!AU in alto alla pagina, non ero molto sicura di che cosa significasse. Non avendo mai visto nulla del genere, né qui, né su altri siti sono stata un po' perplessa in un primo momento. Ho provato a fare delle supposizioni su che cosa fosse questo AU assai particolare (Ecco, forse avrebbe aiutato una nota iniziale a riguardo, giusto per far sapere ai lettori di che cosa si tratta, ma è solo un consiglio). Leggendo poi tutto è diventato più chiaro. Credo sia una di quelle storie che ha bisogno di più letture e non per mancanze tue o perché la storia non sia chiara, ma perché è un universo alternativo assai differente da quello che si legge di solito. L'arrivare a capire effettivamente il fatto che John è una bambola, non è una cosa immediata. Per me è stata necessaria una seconda lettura, perché all'inizio (e non sapendo che fosse questo Doll!AU) mi sono chiesta chi fosse morto. Pensavo a John, naturalmente e questo perché la tua introspezione su Sherlock in questo era inequivocabile: era successo qualcosa a John e Sherlock se ne dava la colpa. Eppure qualcosa mi sfuggiva e lo sentivo, alla morte di John, Sherlock non sarebbe stato arrabbiato sarebbe stato disperato e qui c'era sofferenza e angst, ma no così tanto. La mia confusione è nata quando ho visto il lenzuolo sul divano e ho capito che c'era qualcosa lì dentro... devo dirtelo, c'è stato un attimo in cui un brivido gelato mi è corso lungo la schiena e mi sono chiesta che cosa cavolo stesse facendo Sherlock col cadavere di John Watson fatto a pezzi. Poi ho collegato... Sono così lenta! Insomma, sapendo che cos'è la storia in sé, mi è piaciuta molto. Originale, anzitutto. E con questo Sherlock che si preoccupa di aggiustare John e di rimettere insieme i pezzi e non solo metaforicamente, ma anche fisicamente. Un John che è andato in pezzi e che solo grazie a Sherlock potrà rinascere. Sì, può esserci anche un'interpretazione più simbolica e metaforica, ma la bellezza di ciò che hai fatto è, appunto, il non renderlo metaforico ma il farne un atto specifico con Sherlock che prende ago e filo e si mette a cucire. C'è qualcosa di vagamente inquietante e allo stesso tempo di affascinante in tutto questo. Per me hai fatto un ottimo lavoro, e sono rimasta anche colpita dallo stile che ricordavo ottimo e che mi è piaciuto molto, specie nell'uso della seconda persona. Che hai gestito magnificamente.

Insomma, brava davvero. Solo... magari la prossima volta avvisa ecco tutto. Perché mi stava prendendo malissimo a un certo punto.
Koa

Recensore Master
06/03/18, ore 22:49

Mi piace molto la narrazione con la seconda persona. Non è facilissima da usare, ma permette una narrazione molto intima, quasi un dialogo con i personaggi e secondo me l'hai gestita molto bene.

Recensore Master
05/03/18, ore 23:09

Un “bentornata” in questa Sezione. Sono stata attirata qui dal tuo nome che avevo annotato nella categoria ”Autori preferiti”, ho letto un paio di volte ma ho richiuso la schermata perché volevo capire bene ciò che avevo davanti. Spesso, se non riesco a cogliere subito il significato del testo, non lascio immediatamente osservazioni mie, sono molto “hiatus”in questo, anche perché temo di fraintendere quello che è stato espresso dall’Autore. Se quest’ultimo, com’è nel tuo caso, fa parte dei miei “preferiti”, allora ci ritorno su, anche a distanza di tempo, per tentare di capire bene il messaggio.
Comunque, prima di addentrarmi nuovamente nel vivo della storia, ho fatto, permettimi la similitudine, un “giretto in giardino”: ho letto, senza interrompermi, la ff per gustarne intanto lo stile. Indubbiamente, come già avevo notato in precedenza, sai usare con scioltezza la lingua italiana, servendoti di termini precisi. Qui, in particolare, le frasi si sono fatte più brevi, rapide, quasi a voler lasciar spazio allo scorrere delle immagini e delle emozioni.
Entriamo subito, fin dall’inizio, nell’azione, ci sentiamo lì a seguire il passo svelto e rabbioso di Sh che torna, dopo la “caduta”, al 221b per ritrovare John.
Gli altri personaggi si fanno da parte, timorosi e consapevoli della sua collera contro chi non ha saputo tenere Watson al sicuro. E qui mi sono chiesta da chi, quest’ultimo, avrebbe dovuto essere protetto e cosa sia successo. La prima, superficiale lettura mi ha fatto subito venire in mente un atto criminale di qualche serial killer contro John, ma poi ho capito, e spero di aver visto giusto, che siamo sul piano della surrealtà, dei significati, di ciò che viviamo, ripuliti dalle impurità del contingente. Sh se n’è andato senza avvertire il suo blogger del suo piano, John l’ha creduto morto davvero e non è riuscito a continuare a vivere una vita normale senza di lui.
“…Sembra che abbiano usato una pinza e abbiano provato ad estirpargli il cuore dal petto…”: gli altri, che gli stavano accanto, non hanno saputo aiutarlo, così egli è “finito in pezzi”, incapace di dare un senso al suo lutto.
Sh è perfettamente consapevole di essere la causa della “distruzione” del John che conosceva, del suo “conduttore di luce”. Pertanto, sapendo di dover lottare contro una situazione difficile di malintesi e d’incomprensione, tenta di “ricucire” il suo John. Non è un lavoro veloce, richiede tempo e pazienza (“… Rimani immobile al suo fianco, cristallizzato nel tempo. Lasci che la polvere ti copra…”). È un lungo percorso quello che il consulting dovrà percorrere, prima di ritrovare intatto chi gli ha insegnato il valore dei sentimenti e prima di poter recuperare la sua fiducia. Il finale è bellissimo, dolce e struggente. Spero di non aver capito fischi per fiaschi, ma la tua ff mi è piaciuta molto, anche correndo il rischio di travisare tutto quanto.