Questa storia è filata dritta dritta fra quelle preferite.
Con mia grande gioia e soddisfazione.
Perchè da una parte è difficile, nel fandom, trovare qualcosa di ben scritto e ragionato, e gli autori che si impegnino a farlo si possono davvero contare sulle dita di una mano; dall'altra perchè mi è molto piaciuto il modo in cui hai tratteggiato uno degli iati più grandi della serie.
Cosa sia successo a Kiki nel tempo che intercorre fra Nettuno e Ade penso sia una di quelle domande che accendono la fantasia. Il problema in realtà è la risposta. La tua, in concreto. E la tua è bellissima.
Tratteggiata con grande delicatezza, e assieme una forte componente umana e concreta, questi veloci quadretti, che si susseguono rapidi e senza soluzione di continuità nonostante gli ovvi stacchi temporali della narrazione, permettono di dare una collocazione temporale netta alla vicenda aggiungendoni quei particolari realistici e sensati che mancavano alla narrazione originale.
La descrizione di Mur, così in character come poche volte l'ho trovato, restituisce un cavaliere, un uomo e un maestro come individuo completo, definito. Umano, senza però perdere quell'aura di pedagogo che da sempre lo avvolge. Quell'aria di quieta risolutezza che ce lo ha fatto conoscere.
E Kiki.
Questo frugoletto, questa peste rossa che ha otto anni (come sottolinea bene tu. Quasi come una cantilena) e assieme l'orgoglio del cavaliere. O forse l'illusione. L'aspirazione. Di un bambino che gioca a fare l'uomo protetto dalle spalle di chi lo guida. E per questo la narrazione in seconda persona è stata un tocco raffinato e molto ben gestito. Perchè ci metti dentro la testa di Kiki, con le sue contraddizioni e le sue verità fragili come la sua età, come i suoi otto anni che sono una scusa e sono una realtà con cui si deve scontrare.
La narrazione in seconda persona è difficile. Tanto. A volte troppo. Ho letto con piacere questa tua prova, che le rende la giustizia e il peso introspettivo che la caratterizza. Ben calibrando, creando quel contrasto che solo la testa in confusione di un bambino (anche se cavaliere) potrebbe avere.
In conclusione, una storia prega, gradevole, con quel velo dolceamaro che deve avere e senza pietismi o sentimentalismi grauiti. C'è sentimento; un setimento discreto, soffuso, quasi rarefatto, e proprio per questo più forte ancora.
Brava. Davvero. I miei più sinceri complimenti.
Spero di poter leggere presto, di nuovo, qualcosa di tuo.
Avalon |