Una storia stupenda e piena di riferimenti al nostro mondo comune, alla vita che ormai condividiamo in pieno con Tristan e Elijah in ogni loro momento, anche quelli più quotidiani come ciò che racconti in questa ff.
Non mi era mai capitato qualcosa di simile, ma adesso mi sembra veramente che questa realtà che abbiamo creato viva in un universo parallelo al nostro e rifletta perfettamente tutte le nostre sensazioni, anche i momenti negativi e faticosi. Ho amato i riferimenti a Tristan e Aurora in viaggio a Parigi ad ammirare le opere degli Impressionisti, i quadri che il piccolo Conte si è in qualche modo procurato per adormare le sue stanze (e che, guarda caso, sono anche i nostri preferiti...) e ho letteralmente adorato questo Tristan inquieto, insoddisfatto, che fa capricci per delle rose, ma che in realtà cova malesseri e insoddisfazioni più profonde. Ho adorato il suo lato bambino e viziato mentre se la prendeva con la venditrice di rose e ancora di più la risposta arrogante che dà a Elijah «Sono il Conte Tristan De Martel. Lo sarò sempre. Questa è la città che ho reso grande… E tu sarai sempre il barbaro che l’ha profanata.». Perché è quello il problema, non le rose che non lo soddisfano. In fondo al suo cuore c'è sempre la frustrazione per ciò che Elijah gli ha tolto e che ancora non gli ha restituito fino in fondo, perché in realtà non può farlo. E Elijah ne è dolorosamente consapevole (il suo senso di colpa, quanto ne abbiamo parlato!) e per questo non osa stringerlo e baciarlo finché non è Tristan ad ammettere che lo desidera.
Ma, ancora una volta, non è solo questo, loro sono molto di più e vanno al di là di tutto ciò che è prevedibile. Ciò che dovrebbe sembrare solo sesso finisce per svelare l'anima di entrambi: Tristan con gli occhi luminosi e il sorriso estatico, Elijah che in quegli occhi legge il vero amore e si sente sollevato, perché non è solo brama e lussuria. Entrambi che vorrebbero dirsi "ti amo" ma non lo fanno, oppure lo mormorano appena in modo da non farsi capire dall'altro... ma in fondo non è importante perché, come scrivi tu "non hanno bisogno di ascoltare null’altro che i battiti dei loro cuori".
E questo finale insieme tenerissimo e struggente... Tristan che, forse per la prima volta in tutta la sua esistenza, dice "mi dispiace", perché ha sprecato un'ora in un capriccio invece di godersi ogni momento insieme al suo Sire (è dolcissimo...); ma è Elijah quello che si duole veramente del tempo perduto, ben mille anni sprecati per una scelta sbagliata, come avevo scritto io in una mia storia, quel tempo perduto che non potrà più ritornare e di cui lui per primo non può perdonarsi. Invece Tristan, come sempre, risolve la questione con eleganza e dimostrando ancora una volta la sua lealtà: lui non ha perso neanche un attimo per tornare da Elijah. Elijah lo ha abbandonato, sacrificato, torturato, ma Tristan è sempre tornato e forse non riesce a perdonarlo del tutto, eppure è sempre pronto ad accorrere al suo fianco. Tristan non abbandona, non tradisce.
Ed Elijah a questo non può replicare, può solo commuoversi e stringere forte il suo piccolo e preziosissimo Conte, in un abbraccio protettivo e avvolgente che porta via tutto il resto.
Non so nemmeno come esprimerti i miei complimenti, a questo punto ho la sensazione che non sia nemmeno più tu a scrivere le storie, ma che siano Elijah e Tristan a viverle attraverso di te e a fartele scrivere, ormai per me queste non sono più neanche fanfiction, ma una realtà che si dipana sotto i nostri occhi e che accade realmente, noi possiamo solo registrarla. Loro sono vivi, e parlano attraverso le tue storie!
Una luce che illumina un pomeriggio piovoso e con loro sembra subito primavera!
Grazie per questi magnifici momenti di condivisione e di emozione e adesso spero che arriverà presto anche la prossima storia!
Un abbraccio!
Abby |