Buongiorno Bonni,
non so dirti come sia finita qui, io, che non esco quasi mai dal mio fandom d'elezione, ma adesso che ci sono, non posso fare a meno di lasciarti un commento, perché la tua storia mi ha davvero colpito molto!
Innanzitutto, mi è piaciuto il capovolgimento di ruoli che, con l'espediente dell'amnesia del Generale Hux, mostra quanto i metodi della Resistenza non siano poi così diversi da quelli che i "Ribelli" condannano quando a metterli in pratica sono i loro nemici. Ovvio (si fa per dire), a guerra finita, la ragione sta dalla parte dei vincitori, e forse un'esecuzione capitale è un gesto necessario per chiudere col passato in maniera definitiva, ma il discorso che metti in bocca al rappresentante del nuovo governo che presiede l'esecuzione ("la lezione che impartiremo a questi assassini spietati") non fa che sottolineare il paradosso: in quel giorno, su quel palco, gli assassini spietati sono i cosiddetti "buoni".
Oltre a questo, mi è piaciuto come hai reso l'amnesia di Hux. Siamo nella testa dell'ex-generale, e il tuo stile e le tue parole rendono benissimo il senso di straniamento da lui provato (senza contare che, anche qui, viene sollevato un tema interessante e spinoso: può una persona essere ritenuta responsabile di azioni che non ricorda di aver commesso?)
Tutta la vita di Armitage si riduce a un brevissimo lasso di memorie, in cui l'unica cosa degna di essere ricordata è Poe.
Non faccio fatica a immaginarmelo, Dameron, che si comporta come tu lo descrivi in questa situazione. Un personaggio che deve fare i conti col proprio recente passato, carico di responsabilità che hanno causato la morte di tanti sotto il suo comando (anche non volendo considerare quella dei nemici che ha ucciso facendo "il proprio dovere").
Poe, che non viene condannato per qualcosa che – io immagino – lo tormenta nei suoi incubi, è costretto ad assistere all'esecuzione di una persona inconsapevole di ciò che ha commesso, e quindi, in un certo senso, non colpevole. Allora tenta di opporsi, di agire di testa propria (come era solito fare) contro l'autorità. Ma presto si arrende, e si adegua. Non è più l'uomo che si ribellava agli ordini dei superiori, questo. È un Poe domato dalla guerra, e dai propri errori.
Altra cosa che mi è piaciuta, è l'accenno al rapporto tra Rey e Ben ("Il passato gli sfreccia accanto, portandosi via per sempre delle opportunità che probabilmente ha sprecato"), e a quello che avrebbe potuto esserci tra Poe e Armitage ("Avrei voluto chiedergli tutto, avrei voluto sapere di più su di lui").
Occasioni perdute di redenzione, che fanno male a chi le vede sfuggire di nuovo (nello specifico: me).
E ho adorato la fine, ovviamente: inevitabile e tragica. Quel "Nessuno avrebbe pianto per me. Nessuno si sarebbe accasciato. Ero solo." colpisce al cuore (e l'avrebbe fatto anche se su quella sedia ci fosse stato Armitage con i suoi ricordi intatti e tutte le sue colpe, aggiungo. Perdonare forse trascende le capacità umane, ma avere compassione è alla nostra portata).
Concludo. Ho letto diverse fanfiction in cui i due, per motivi più o meno fantasiosi, arrivano a trovare un punto di incontro, ma questa tua versione, in cui il pilota e il generale vanno a tanto così dallo sfiorarsi per poi soccombere al destino, è più originale, più realistica e più struggente.
Insomma, gran bel lavoro Bonni!
Grazie per aver condiviso,
Losiliel
PS
pensa che mi è rimasta talmente impressa questa storia, che non ho potuto fare a meno di mettermi nella testa di Poe e ripercorrere la vicenda immaginandomi il suo punto di vista! |