Recensioni per
Drop.
di PathosforaBeast

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
17/07/18, ore 08:44
Cap. 1:

Ciao Cate, 

Questa ff ha proprio la mazzata finale. La senti fin dalla prima, andando avanti ti convinci che la mazzata sia un John discrutto e una signora Hudson che non sa come aiutarlo, ma un formicolio dritto allo stomaco ti fa restare allerta. Verso le ultime righe arriva, precisa e dritta al cuore.
Le puntate di Sherlock, per motivi di forma secondo me, hanno dovuto lasciar fuori moltissimi momenti più quotidiani e umani, ma tu sei la persona giusta per riempire questi buchi.
La situazione che racconti qui è così canon, così probabile da farti realmente male. Ti viene da aggiungerla ai ricordi legati alla serie, perchè in cuor nostro sapevamo che questo momento, l'addio di John a Baker Street, era avvenuto e aveva fatto stare malissimo la signora Hudson.
Grazie per essere sempre così delicata nell'esposizione, questi sono argomenti che vanno maneggiati con cura.

Blue HG

Recensore Master
23/03/18, ore 16:47
Cap. 1:

Ciao, come sempre mi fa piacere ritrovarti a pubblicare da queste parti. E, come accade spesso ultimamente, sto notando quanto tu riesca doppiamente a sorprendermi. Era già successo l'ultima volta con quella bellissima Mystrade che non mi aspettavo di trovare, ma ora noto con piacere che hai fatto un vero salto in tutt'altra direzione. Cambiano i soggetti, ma resta la tua precisione stilistica e grammaticale. Resta la tua capacità di scrivere storie delicate e in punta di penna. Rimane la tua originalità e la spiccata vicinanza emotiva e soprattutto psicologica con i personaggi. Insomma, questa storia l'ho trovata tanto originale. Mi fa piacere notare come stai tentando altre strade e che vanno oltre Mycroft e The final problem. Qui troviamo l'interessantissimo "pov" di Mrs Hudson. Una cosa che credo di non aver mai visto, non se il tutto non la riguarda personalmente. Hai scelto lei e hai fatto bene perché esalti il suo ruolo da spettatrice, innalzandola a vero e proprio narratore super-partes. Lei non è John o Sherlock, la sua narrazione è coinvolta con i fatti che avvengono, è presa emotivamente ma fino a un certo punto. Oltre a una certa soglia non va. Anzi, rimane sempre indietro con discrezione. Lei assiste a ciò che succede con un fare impotente e quasi arreso, senza azzardarsi a spingersi oltre. Dove forse crede che non le compete andare. E infatti anche qui la fai restare indietro, la fai guardare a John e al suo andarsene e non le fai fare nulla. Sì, alla fine gli strappa una promessa. Ma niente di più.

Ecco, è una storia che mi ha colpita. Il dolore e il dramma arrivano, il desiderio di andarsene e quasi di fuga dalla realtà ci sono, ma restano indietro. Come filtrati. E lei rimane a guardare il dramma di due uomini che, sappiamo, amava come figli ma senza il potere di far nulla. Resta l'amarezza, alla fine della tua storia e un forte senso di impotenza. Brava davvero.
Koa

Recensore Master
22/03/18, ore 19:46
Cap. 1:

Molto interessante il POV che hai usato e cioè quello della signora Hudson, vera e propria custode, paziente ed amorevole, di ciò che il 221b è stato e, soprattutto, di ciò che avrebbe potuto essere.
Se non ho inteso male, ci riporti al terribile post Reichenbach, periodo del quale i Mofftiss non hanno mai fornito un’interpretazione precisa e dettagliate informazioni su come John abbia trascorso il lutto, prima d’incontrare Mary. Infatti nella S3, lo ritroviamo già in procinto di ricostruirsi una vita e di lasciare alle spalle Baker Street.
Nel fandom sono trascorsi anni e milioni di parole, forse le ho lette quasi tutte, per cercare di descrivere, il più verosimilmente possibile, quello che, sicuramente, è stato per Watson un salto nel buio e nel vuoto subito dopo la (finta) morte di Sh.
Quindi un argomento molto “frequentato” da voi Autori, con contributi, a volte, davvero indimenticabili.
Eppure, qui da te, il “già letto”, assume la freschezza di un pezzo che definisco originale e molto ben riuscito.
Potrebbe essere l’insolito POV di cui ti sei servita, sicuramente è la tua capacità di scrivere, senza sbavature dolciastre e cadute nel sentimentalismo più lacrimevole.
Inoltre ti supporta, a mio avviso, una buona conoscenza dei personaggi, di cui sai esprimere le potenzialità che hanno insite nelle loro caratterizzazioni IC.
Qui fai agire un John devastato dalla morte di Sh, che non riesce a trovare un motivo valido per vivere e si muove, come hai scritto giustamente e credibilmente tu, in uno “scenario di autodistruzione”, in cui domina un dolore straziante, incontenibile e il demone dell’alcool.
Il suo “angelo custode” è una Mrs Hudson che cerca di non sentire i suoni di una terribile sofferenza, tentando di arginare ciò che diventa travolgente (“…senti i suoi gemiti e urla affievolirsi…”).
E, consolante trovata narrativa, lei cerca rifugio, e lo trova, nel ricordo di Sh, o meglio, nella fiduciosa attesa del suo ritorno, quando potrebbe riaccendersi il suo raro ma bellissimo sorriso e la luce dei suoi occhi. Allora il calore di un abbraccio e di un gesto delicato, come il prenderle dolcemente il viso tra le mani, avrebbe la stessa, dirompente energia vitale della luce del sole che scaccia il buio.
Una storia breve ma che racchiude tutto il carico pesante del dolore più lancinante e la consolazione della speranza, resa più concreta da una remota e lontana percezione, che vive nel cuore della signora Hudson, sul fatto che Sh potrebbe davvero ritornare. Brava.