È una cosa che se non sbaglio ti ho detto già, il fatto che adoro questa atmosfera di favola nera. La prima impressione che ho avuto è stata quella del giovane entrato per sbaglio nel regno delle fate. Egli è uscito indenne e fresco come una rosa, ma non sa che un tarlo comincia a divorargli l’anima.
Poi il pensiero corre a tutti i più classici racconti di vampiri, da Dracula a Carmilla. Un’immagine subdola e parassitaria del male, nascosta sotto la normalità. Sotto le apparenze più soavi e innocue (in fondo Inadu è solo una ragazzina), organizzate per colpire quando uno è più indifeso. E qui l’intuizione di Elijah si rivela fondata: l’eccesso di amore ha prostrato Tristan fino a renderlo vulnerabile, perché lo ha costretto ad avvicinarsi a lei, alla giovane strega. Per fortuna questa volta un’altra intuizione aiuta il vampiro Originale (l’uomo non è mai stato un grande stratega): Angele li può aiutare. L’amore ha messo in pericolo Tristan, ma l’amore lo salverà.
Ecco quello che intendo quando dico che l’Elijah canon giustifica la nostra ship: egli è capace d’amore, è capace di premure. Solo per un’assurda giravolta degli autori tutta questa delicatezza d’animo non si è rivolta anche verso la propria discendenza. Ma io lo so.
E credo, correggimi se sbaglio, che a volte per tutte noi sia più facile esprimerlo nei racconti, perché il sentimento prende il sopravvento sulla ragione. È quella situazione che ci fa dire: il personaggio ha agito per conto proprio. Ma sotto sotto noi sappiamo perché.
Storia piena di sensibilità e sfumature, come sempre.
E che per tante ragioni sono felice di trovare qui. |