Recensioni per
I Testimoni - o di come finì il mondo
di istherelifeonmars

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
30/03/19, ore 11:47

Recensione premio per il contest: [Inedite e Edite] Concorso a tema (l'amicizia) organizzato da dreamkath, rilasciata da Setsy
Terzo posto: rec 1/1
Ciao, devo dire che ho scelto davvero a casaccio sul tuo profilo, guidata solo dal titolo apocalittico… e in effetti anche il contenuto lo è, ma in un modo che non mi aspettavo mai. L’inizio inganna, fa pensare che il tutto sia da intendere in modo metaforico visto l’incipit così filosofico sul significato dell’eternità, della bellezza, del senso degli esseri umani. La Venere di Botticelli anche per me è la massima rappresentazione dell’arte, molto più della Monna Lisa o della cappella Sistina o quant’altro. L’eternità del mito con la concretezza della sua interpretazione attraverso gli occhi di una persona: e sai che resterà tale, non ha moda o tempi che possano intaccarne la perfezione. La mia prima reazione, quindi, è stata trovarmi dalla parte del padre del protagonista – brutta scelta – con il suo pragmatismo di fronte ad annunci che avvertono di qualcosa di catastrofico e inevitabile. Mi sono accorta, perché ci sto pensando da ieri notte, che anche io non l’accetterei, è come se ci fosse dovuto di essere gli unici artefici della nostra distruzione, cosa che stiamo facendo benissimo senza l’aiuto di nessun meteorite/pianetino/supernova. Non si può e basta, e questo evidentemente perché quest’uomo è cieco di fronte al figlio, è uno che sorriderà solo come cadavere, avendo il perdono di questo ragazzo. Non aver dato un nome a “lui” ne al corpo celeste è un tocco geniale, a dir poco. Ha fatto sì che ognuno (anche se donna, non è una storia romantica dove farebbe molta differenza) possa indentificarsi nel personaggio, o dare un nome alla cosa minacciosa, quello più alieno o spaventoso. Un po’ come It, che ha la forma della paura. Passano così gli ultimi 18 mesi, tra sigarette sul muretto, sogni che proseguono e altri che si infrangono, un’esistenza che all’improvviso proprio perché breve non ha bisogno di progetti, è uno scopo in se stessa. E come la malattia di cui Lui parla con Daniele, il desiderio di una certezza di morte perchè in confronto al vita sembri interessante, e ora è vero, ma in mood diverso, spersonalizzato. Di sicuro un pensiero da adolescenti, ma non lo sto dicendo con critica; essere così giovani vuol dire pensare senza piena consapevolezza ma anche senza l’abbrutimento di essere entrati nel ‘giusto modo’ di vedere le cose. Ogni giorno sembra lungo, il tempo infinito. Finché arriva davvero quel girono, la luce rossa, e per tutta riposta i ragazzi si siedono come al cinema e gustare la visione. Questa scena è da cinema visionario, la girerebbe David Lynch, o l’avrebbe realizzata Bunuel se avesse trattato al fantascienza. È davvero la fine di ogni cosa, o per la storia del sistema solare è un piccolo imprevisto provvisorio? Si torna, è già successo? Intanto finiscono l’arte e i ricordi, si estinguono gli animali il buoi mangia tutto e l’evocazione alla madre sembra anche speranza di reincarnarsi. Meravigliosa, davvero. Non ti vedo in giro sul forum, spero che tornerai.
Baci, Setsuna
 

Recensore Master
04/10/18, ore 18:54

Ciao!
Sono qui per lo Scambio Libero, scusa l'attesa.
Di questa storia mi ha attirato il titolo, per questo ho scelto di leggerla e recensirla. Devo dire che il titolo è calzante, soprattutto mi piace il "sottotitolo" integrato (mi riferisco a ciò che sta dopo il trattino) perché, secondo me, ha un effetto diluente, e mi spiego: i titoli corti possiedono gravità, un'incisività che di solito conferisce un tono importante, serio, impegnativo; la prima parte da sola, di questo titolo, dà l'idea di qualcosa di importante, greve, quindi la seconda parte secondo me riesce a smorzare un po' i toni, a richiamare la disarmante tranquillità e "quell'euforia per i particolari a cui non so dare una definizione migliore di così" che traspare dalle reazioni del protagonista e dei suoi amici, ma soprattutto dall'introspezione.
Dell'introduzione mi è piaciuto il richiamo a certe correnti di pensiero, ma tra tutte è l'immagine della fiammella nella notte che mi piace, perché è perfetta per simboleggiare non solo la breve durata della vita ma anche la sua fragilità, un qualcosa che rischia di spegnersi prima del tempo, al minimo soffio.
Grammaticalmente ho trovato qualche refuso, che in un testo così piacevole e curato così bene credo sia giusto segnalarti, perché merita di essere il più perfetto possibile. Quindi, se posso aiutarti...:
Rileggendola, mi rendo conto che non mi dispiaccia affatto e che -> non mi dispiace (è nella premessa iniziale, che fa un po' da apri fila)

recondito aveva fatti un modo che -> Qui stupidamente non ricordo più dove ho segnato sto pezzo e quindi non ricordo più cosa ci sia da correggereXD
tempo chuso in casa -> chiuso
a sentire il vento freddo e sulla pelle e tra i capelli. -> una "e" di troppo prima di "sulla"
solo alcuni raggi del solo a filtrare dalle finestre -> sole
Lo stile è quello che mi ha colpito piacevolmente, lo ammetto. Sono una persona essenzialmente pigra, che tra l'altro cerca solo tra i generi che le sono più nelle corde, quindi non indago mai nelle varie sezioni. Gli scambi, più di una volta, mi hanno permesso di conoscere autori e storie interessanti, con cui confrontarmi in maniera costruttiva; e credo che questo sia uno di quei casi.
Ho amato l'inizio, tutta la riflessione sul dipinto della Venere di Botticelli, per dire che non siamo immortali, ma possiamo rendere la nostra esistenza un ricordo immortale. L'arte è un veicolo perfetto per trapassare il velo del passato, innalzare l'idea di Vita e Buono. E' un espediente narrativo molto interessante, quello di usare un elemento che sembra portare a una cerca riflessione (se uno guarda un quadro e lo ammira, il lettore è portato a pensare che lo faccia per la sua bellezza) per poi farne tutt'altra. E tu lo hai usato molto bene, accompagnandolo con una penna davvero elegante e coinvolgente. Mi è piaciuta la metafora dell'essere grigio. Mi piace anche il modo in cui gestisci la punteggiatura: è regolare e corretto, sì, ma sai anche piegarla, al momento giusto e senza strafare, ai momenti, dando tono e enfasi e sfumature a certi passaggi, come in questo pezzo o, ancora più evidentemente, nel pezzo finale.
L'altra parte che ho apprezzato moltissimo è il modo in cui hai caratterizzato, nel loro piccolo, gli amici del protagonista:
Vorrei dire che è stato terribile – e lo è stato, in un certo senso – ma credo che più di tutto sia stato bello. Ho iniziato a guardare le cose da un’altra prospettiva e d’un tratto ho iniziato a vedere, ho visto che quando Mel è concentrata chiude sempre l’occhio sinistro, che quando Chiara è stanca diventa tutta rossa in viso, e Daniele inizia a ciondolare le braccia quando è in imbarazzo, così come Marco, quand’è nervoso, tamburella le dita secondo una sequenza ben precisa. Ho visto che quando il cielo è grigio è di un’estrema bellezza e che quando fa freddo uno si sente mille spilli sulla pelle.
Ho sentito le cose incredibili di cui parlano i poeti.
E ci ho creduto. -> Questo è sicuramente il mio passaggio preferito, perché non crei una digressione - in nessuna parte del testo ce n'è mai una, e questo rende il tutto fluido - ma intersechi i particolari dei personaggi nel flusso di pensieri del personaggio. E con un narratore in prima persona - che io, confesso, non amo perché limita molto e se non si è certi di voler dare un certo taglio alla storia è meglio toglierlo dal mazzo di uno scrittore - questa capacità è fondamentale. Narratore e narrazione ottimi, sempre coerenti, coinvolgente; e soprattutto non ha mai usato un linguaggio non consono al tipo di personaggio. Anche nel momento in cui parli "delle cose belle che trattano i poeti" non lo fai con un tono aulico, ma parafrasi quelle stesse "cose belle" con il linguaggio del personaggio, mostrandole nella loro comune semplicità.
Mi piace la semplicità della trama, la schiettezza del protagonista. Non edulcori la pillola, anzi: il mondo impazzisce intorno al personaggio, la vita di tutti sembra accelerare e tutti perdono ogni inibizione. Arrivati davanti alla fine certa, l'uomo non cerca di fare buone azioni per entrare in paradiso: vive a mille la sua vita, e per farlo sembra che ne esca ciò che di più brutto si tiene dentro. Forse è vero che la nostra vera natura è crudele e selvaggia, ancor più di quella degli animali, perché noi godiamo nel far del male.
Anche il rapporto con il padre è mostrato nella sua schietta brutalità: è un uomo violento, sbraita e critica ogni cosa, alza la voce e comanda; ma io tengo in considerazione anche l'altra faccia della medaglia (che forse è una conseguenza del suo carattere o forse è la causa scatenante) ovvero la figura del figlio/protagonista, un perditempo, uno che fuma e che guarda la vita con grigiore. Eppure è pur sempre un genitore. Il protagonista - non ti arrabbiare, forse tu il suo nome lo hai detto, ma io non l'ho memorizzato, ma è colpa mia - gli vuole più bene nel momento in cui lo ha liberato della sua presenza e lo perdona nel finale, un finale in cui paura ed eccitamento si fondano, anche la mente del narratore/protagonista accelera, pensa in fretta, sintetizza la sua vita in poche considerazioni fondamentali per capirlo, come il fatto che l'ultimo pensiero va alla madre, una madre che probabilmente è morta prima e la cui morte ha cambiato padre e figlio. Quindi, alla fine di questo astruso ragionamento mi vien da dire che nessuno dei due è stato sempre così (il padre gli raccomanda di non uscire, quindi non è crudele e si preoccupa per lui, solo che non si è ripreso. Inoltre si spiega quel sorriso davanti alla morte... che pensava di raggiungere la moglie defunta?). Il bello di questa storia, lo noto ora che sto recensendo e analizzando seguendo un ragionamento tutto mio, è che si mostra al contrario: ci fa vedere un rapporto consumato, un padre che lui odia e un figlio che odia il mondo, e solo alla fine ci dà una chiave di lettura, che spero di aver decodificato al meglio.
Credo di aver analizzato il protagonista affrontando un po' gli altri punti della recensione, il rapporto con il padre e la deduzione sulla madre. E' un personaggio particolare, di quelli molto lontano dai cliché, che ho apprezzato di più essendo la narrazione in prima persona. Hai saputo entrare nel suo cervello, nella sua psiche, nel suo modo di vedere il mondo: ed è un mondo svogliato, grigio, spento, dove lui odia tutto e vive di noiose quotidianità (il muretto in via Enaudi, il canale - povero coniglio - la galleria); c'è qualcosa dentro di lui che gli fa dire "un giorno vivrò davvero", ma quando ha l'ultima possibilità aspetta, spento, eppur euforico. Mi piace questo misto tra paura, attesa e bellezza che si risveglia, questo vivere la vita più affondo anche se sempre da spettatore. E' un personaggio che resta passivo, eppure la sua visione del mondo cambia, persino di quel cielo perennemente grigio.
I suoi amici sono nello sfondo, gli tengono la mano, e prendono corpo sostanzialmente solo nel pezzo di cui ho parlato prima e per qualche altra frase sparpagliata qua e là. Per il tipo di storia, per il taglio che gli hai dato, va benissimo così.
Concludo facendoti i miei complimenti. Storia particolare che semplicemente ho apprezzato moltissimo, senza se e senza ma. Non ho consigli o critiche, né riserve. Ha un fascino tutto suo, proprio grazie al grigiore di cui racconta e di quella folle euforica di cui si carica progressivamente. Complimenti!
A presto!

Recensore Master
23/07/18, ore 08:57

Buongiorno.
Beh... è tutto fantastico!
Al di là della trama, la narrazione è già di per sé avvolgente; buono l'utilizzo del lessico, ben dosato tra parole ricercate e altre più colloquiali.
Insomma, nel complesso il racconto è qualcosa di molto coinvolgente.
Tanti, tanti complimenti.
Un buon lavoro.
Buon proseguimento di giornata :)
(Recensione modificata il 23/07/2018 - 08:57 am)