Seconda Recensione Premio per il contest "La magia delle parole - II Edizione"
Ciao.
Come ti avevo già annunciato, recensisco questa storia.
E' stato il titolo ad attrarmi, è poetico, suggestivo, impregnato di pathos e di emozioni. A trovarsi davanti un titolo del genere, non puoi fare a meno di entrare a leggere.
Confesso che non conoscevo la canzone, ma che correrò ad ascoltarla il prima possibile. Di primo acchito non riesco a cogliere tutti i diretti legami tra le strofe e le varie drabble, ma ho apprezzato tantissimo l'effetto che si viene a creare: le scene, i cinque momenti, sembrano venire spezzati dalle parole della canzone, come se la musica facesse da sottofondo a questi brevi momenti, che io definisco lampi. La storia è una, ma la canzone la spezza in cinque parti, quasi come quando nei film si susseguono scene intervallate da quel secondo di schermo buio, che pone un cambio di passo, un passaggio.
Nel mio piccolo, però, ho trovato anche collegamenti con le strofe.
La prima è legata al senso di appartenenza a quel luogo. John sembra fuori luogo, ogni cosa per lui è cambiata e il ruolo di prima, quel meccanismo che si era creato tra di loro prima della tragedia, non può più andar bene per lui, gli sta stretto. Se prima era sceso a patti con la natura di Sherlock, adesso basta poco per fargli saltare i nervi. E' diventato intollerante, irriconoscibile ai suoi stessi occhi.
Il tempo grigio della seconda strofa si collega perfettamente a quella retrospezione che il personaggio fa su di sé e su ciò che gli è capitato. Tutti i momenti bui, quei tasselli che li hanno divisi e separati, quel dolore provato non riesce a unirli come prima. C'è qualcosa di cambiato tra di loro, forse è la consapevolezza di amarlo e i sensi di colpa per aver comunque tentato una via di fuga tra le braccia di Mary, l'averla persa all'interno di una menzogna. Mary ha conosciuto la menzogna, il John infame, traditore, opportunista. Lei lo amava, e lui non meritava un simile amore. Lei è morta a causa sua, non doveva esserci lei lì.
Mi piace la terza drabble, è la mia preferita tra le cinque, perché mette in risalto sia l'amore di Sherlock per la piccola Rose, sia perché tu sai giocare magistralmente in quelle ultime due righe su questa litigata furiosa, su un John aggressivo, fuori controllo, e uno Sherlock ferito, respinto, di ghiaccio davanti a quel contatto così violento. Si sente soprattutto tutta la disperazione di John, il rimorso istantaneo, lo shock speculare a quello di Sherlock. Quel contatto, il rumore dello schiaffo, sembrano riaprigli gli occhi, farlo riemergere dal tunnel buio in cui era precipitato.
Ciò che mi ha colpito della quarta, invece, è quel chiudere leggermente la porta. Me lo fa immaginare uscire con calma, freddo, glaciale. Forse è un ulteriore gesto di cura nei confronti di Rosie che dorme, o forse simboleggia il modo in cui può facilmente sparire dalla vita di John, senza fare rumore, prima che lui possa rendersene conto, senza lasciare traccia. Mi ha toccato molto. Il gesto che compie John poi, quel suo volersi far del male, ma è un male da mostrare, che deve lasciare un segno visibile, cosicché Sherlock lo possa vedere, possa avere la prova del suo rimorso. A me fa pensare a una volontà un po' egoista, penso che se qualcuno ama non vuole vedere l'altro ferito neanche se questo lo ha ferito a sua volta. John ha una reazione esagerata, rumorosa, in antitesi con quella di Sherlock.
E infine la quinta drabble.
Sherlock rappresenta tutto ciò che è rimasto a John. Il mondo fuori è un posto freddo, grigio, spento, non c'è alcun luogo "fisico" a cui lui sente di appartenere. Quando Sherlock esce di casa si accorge che è lui il suo punto fermo adesso, e che non può rischiare di perderlo. Ho notato però che John non riesce a liberarsi dei suoi demoni, anzi. Le ultime frasi implicano uno stato emotivo disfunzionale in cui versa, uno stato che lo rende del tutto dipendente da Sherlock. L'amore che prova è forte, violento, totalizzante, di completo abbandono nelle braccia dell'altro.
Mi è piaciuto poi il fatto che il titolo venga ripreso nel finale, quasi a chiudere il cerchio.
Per ultimo, lascio due parole anche per lo stile. Mi è parso diverso dal tuo solito, forse perché ti sei concentrata maggiormente sull'introspezione di un uomo distaccato dalla vita, confuso, privo di punti saldi, pieno di rabbia. Ho notato diverse frasi spezzate, frasi non continue legate tra loro, quasi a voler seguire un flusso di coscienza disconnesso, incostante. L'uso frequente di domande ha saputo trasmettere l'incapacità di John di stabilizzarsi, la sua mancanza di sicurezze, i suoi dubbi, i suoi timori, le colpe che lo tormentano. Questo effetto all'inizio mi ha confuso, ma poi l'ho apprezzato per la coerenza con la caratterizzazione.
E anche con questa ho finito, un abbraccio Setsy.
A presto! |