Recensioni per
Problems that need to be solved
di Alsha

Questa storia ha ottenuto 13 recensioni.
Positive : 13
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
15/04/23, ore 18:17

Loki e Bruce (e Val) sono l'amicizia di cui non sapevo di aver bisogno. Ho amato tantissimo Loki in questo capitolo! E Bruce che č tanto contento di avere compagnia che accetta anche di fare l'estetista non pagato XD
Quindi, Thor sapeva ma Bruce no. Mi piace che Bruce si sia innamorato senza sapere del loro legame (anche se mi sarebbe piaciuto vedere parte del processo di innamoramento), ma sono curiosissima per il corteggiamento formale che Thor ha ottenuto il permesso di intraprendere.
Chissā se Loki ci metterā ancora il suo zampino? (O sprofonderemo subito nell'angst di civil war, nei prossimi capitoli?)

Recensore Veterano
08/09/19, ore 13:12

[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]

Titolo:

Un titolo piuttosto ambiguo, che sembra ironico ma non ne dà l’assoluta certezza e quindi lascia col dubbio e la voglia di leggere la storia per scoprire finalmente l’entità di questo fantomatico “disastro”.



Caratterizzazione dei personaggi:
La prima immagine che abbiamo in questa storia è quella di Bruce che mette lo smalto a Loki. Devo ammettere che è una scena quantomeno bizzarra, di primo acchito, ma nonostante questo entrambi i personaggi mi sono sembrati assolutamente naturali.

In particolare, ho adorato il modo con cui Loki rimira il lavoro di Bruce, sentenziando poi che è “accettabile”… e come, quando lui gli fa giustamente presente che avrebbe potuto farlo da solo o con la magia, rigira il discorso a proprio favore. Quest’ultimo punto specialmente coinvolge quella che è forse la caratteristica più rappresentativa di Loki, e l’ho apprezzato davvero moltissimo.

Come pure mi è piaciuto che butti lì quasi casualmente il discorso su Thor e la conseguente replica di Bruce sul fatto che “è meglio per tutti se resto qui da solo”. Certo, il non voler rischiare di scatenare Hulk su una nave spaziale è una spiegazione convincente e razionale che sicuramente ha radice in una sincera preoccupazione di Bruce… ma si avverte tra le righe anche qualcos’altro.

Qualcosa che lascia intuire che Loki – come sempre – abbia colto nel segno.

L’ingresso di valchiria – anzi, Val – con tanto di bottiglia alla mano è perfettamente coerente col suo personaggio, e dato l’ottimo rapporto che aveva con Hulk su Sakaar trovo realistico che adesso sia diventata – più o meno – buona amica di Bruce.

Il piccolo battibecco che segue rivela la complicità che si è instaurata tra i tre, e trovo dannatamente adorabile il modo in cui Bruce – pur continuando a negare che Thor sia in qualche modo implicato in una qualunque delle sue decisioni – insista come primissima cosa sull’avere sue notizie.

Lo sguardo che si scambiano Loki e Val, poi, è perfetto per sottolineare come questa cosa che Bruce prova per Thor sia già stata oggetto di numerose discussioni – tutte conclusesi, probabilmente, con Bruce che negava ostinatamente anche l’evidenza.


Concetto che viene ripreso anche nel secondo paragrafo, quando Bruce cerca di convincersi che, davvero, non sta evitando Thor, è solo che lui è troppo impegnato… e anche troppo sotto ogni punto di vista, almeno secondo il suo parere non precisamente obiettivo.

L’insicurezza di Bruce, quella che lo spinge da sempre a credere di non essere nessuno senza Hulk, fa di nuovo capolino tra le righe. Nella sua testa il paragone con l’essere perfetto che è Thor – è addirittura un vero e proprio dio, accidenti! – è immediato e i risultati parlano chiaro: lui, Bruce, non potrà mai essere abbastanza interessante per uno come Thor.

Tuttavia, anche se continua a ripetersi che Thor è estremamente impegnato e che loro di fatto erano solo colleghi e un sacco di altre cose, si capisce che il fatto che non sia mai andato a trovarlo – al contrario di Loki e Val e anche altri saltuari visitatori – lo fa star male.


Loki che fa irruzione in camera di Bruce senza preavviso né richiesta di permesso è decisamente… beh, da Loki. Ma anche il fatto che Bruce non faccia una piega è davvero interessante: significa che ormai è talmente abituato alle stranezze del suo nuovo – quasi? – amico da non lasciarsi impressionare.

È poi davvero degno di nota tutto il suo interesse per queste fantomatiche carte da gioco saakariane. Non so perché, ma io ce lo vedo benissimo Bruce tutto intento a studiare qualcosa di semplice come un gioco da tavola per cercare di tenersi occupato… e il fatto che chieda un foglio per fare dei calcoli è dannatamente divertente, oltre che il giusto metodo per sottolineare l’imperversare dello scienziato che è in lui.

Dal canto suo, Loki ignora questa sua improvvisa passione per le carte e tenta invece di portarlo su un terreno che gli è più congeniale: quello delle parole.
Come sempre, non lascia intendere quali siano le sue vere intenzioni, ma quel sorrisino scaltro che mette su è chiaro monito che qualcosa abbia davvero in mente dietro l’apparente innocenza della richiesta di parlare un po’.

Ho inoltre apprezzato moltissimo che, dopo questa premessa ironica e giocosa, ci sia una parentesi molto più seria: Loki provoca Bruce ammonendolo che può leggergli nel pensiero… ma non appena lui rammenta le immagini della distruzione di Sokovia fa un passo indietro.

Mi è piaciuto perché sottolinea come Loki si sia davvero affezionato a Bruce, alla fine, e che nonostante si diverta a punzecchiarlo non abbia realmente intenzione di fargli del male. Quel suo aggiungere che “so come ci si sente ad essere usato come un’arma” è poi una precisazione che apre un piccolissimo spiraglio sulla sofferenza che anche lui è stato costretto a sopportare, ma – ovviamente – è una porta che viene subito richiusa.

Lo trovo naturale, perché dopotutto è sempre di Loki che stiamo parlando e sarebbe poco verosimile che il dio dell’inganno mettesse esplicitamente a nudo i propri sentimenti, anche se in presenza di qualcuno che ormai considera un amico.

Bruce invece pare non far caso a questa postilla, e si concentra su quella frase su Thor che Loki ha appositamente aggiunto per cambiare argomento.

Il fatto che Bruce, sempre così calmo e pacato, sia sbottato non per qualcosa che gli ha ricordato il suo passato doloroso ma per una semplice e quasi innocente affermazione su Thor la dice lunga su quanto l’argomento sia delicato… e anche Loki, a quanto pare, ne è al corrente.

Almeno a giudicare dalla frase sibillina con cui esce di scena, così tanto da Loki che l’ho sentita pronunciare nella mia testa direttamente con la sua voce.


È così abituato alle visite di Loki, Bruce, che quando lui non si fa vedere per due giorni deve sforzarsi di non interrogarsi sul perché di quell’improvvisa lontananza.

Lo troviamo di nuovo alle prese con le carte da gioco sakaariane e altri passatempi tranquilli ben adatti a lui… fino a che Val non fa irruzione in camera sua, addirittura senza bottiglia alla mano.

Lei è assolutamente perfetta, con quel generale atteggiamento allarmato che col senno di poi sappiamo essere tutta una messa in scena, ma che in quel momento sembra fin troppo plausibile: il leggero affanno che ha quando bussa alla porta, il modo perentorio con cui chiede a Bruce di seguirla e perfino la ritrosia a pronunciare il nome di Thor… tutti questi particolari contribuiscono a creare una scena così realistica che non c’è da stupirsi che Bruce ci abbia creduto.

E lui, che continuava a ripetersi di non voler vedere Thor e che era “meglio per tutti” se rimaneva chiuso al sicuro nella sua stanzuccia, quando sa che Thor sta male lascia perdere tutti i buoni propositi e le paure e corre da lui.

O almeno ci prova, ma – al di fuori di Hulk – le prove fisiche non sono mai state il suo forte.


Arrivato finalmente in infermeria, smette di prestare attenzione a qualunque cosa non sia Thor… che però, contro le sue previsioni, non è malato né ferito in alcun modo.

Lo stupore di Bruce è genuino e naturale così come quello di Thor, ed è ovvio che entrambi non impieghino più di un battito di ciglia per collegare la figura sul letto che aveva preso le sembianze di Bruce con Loki.

Loki che, giustamente, se la ride dopo essere riuscito ad intrappolarli nella stanza con l’inganno – come si conviene a uno con la sua reputazione – e che, Bruce ne è sicuro, non li lascerà certo uscire semplicemente perché glielo chiedono “per favore”.

Nonostante ormai Bruce conosca Loki piuttosto bene non riesce a capire il vero motivo per cui ha fatto ciò che ha fatto… ma d’altra parte c’è da dire che il trovarsi nella stessa stanza con Thor – da solo, con Thor – dopo un periodo di lontananza che gli pare infinito, lo confonde e non poco.

Thor che sembra agitato almeno quanto Bruce, a giudicare dal modo in cui continua a rassettarsi il mantello e a passarsi una mano tra i capelli, e che – al contrario di Bruce – ha capito subito quale sia il vero scopo di suo fratello. Dopotutto si conoscono da tutta la vita, – e la vita di due dei è decisamente molto lunga – è naturale che ormai riesca a decifrare le sue intenzioni senza difficoltà.

Dal canto suo, Bruce però si rende subito conto quanto Thor sembri stanco e teso, ed è davvero molto dolce come questo faccia passare in secondo piano i propri crucci: l’unica cosa che vuole è rassicurarlo, perché se fosse per lui “Thor non dovrebbe preoccuparsi mai di nulla”, e qui vediamo chiaramente quanto Bruce tenga a Thor – a dispetto di quello che continua a ripetersi.

Scopriamo però che anche Thor aveva chiesto notizie di Bruce, e se questa potrebbe sembrare una cosa del tutto innocente – in fondo erano stati colleghi e compagni d’armi – il modo in cui si interrompe e distoglie lo sguardo subito dopo invece è molto sospetto.

Una volta passata l’agitazione per l’improvviso ritrovarsi con Thor, anche Bruce capisce – o almeno crede di capire – cosa voglia Loki da lui per togliere i sigilli alla porta… ma questo non significhi che la cosa gli faccia piacere, quindi ovviamente cerca in Thor un aiuto, un modo per riuscire a sfuggire a quella che considera un’umiliazione profonda e inutile.

Speranza che viene bruscamente infranta dalla risposta di Thor… ma, onore al merito, Bruce non si lascia sconvolgere: accetta con pacata rassegnazione di ammettere ad alta voce ciò che fino a quel momento aveva continuato a negare, e trovo realistico che per il nervosismo metta in quelle poche parole più enfasi di quanto magari intendesse, arrivando quasi a gridarle.

Ma qui scopriamo che in realtà Thor intendeva un altro segreto, e il suo sorriso quando si rende conto ciò che ha detto Bruce è davvero sincero e genuino: possiamo quasi toccare con mano il sollievo che deve aver provato nel sentire quella dichiarazione assolutamente inaspettata, e allora è naturale per lui continuare la propria spiegazione con rinnovata sicurezza.

Bruce, invece, non riesce a credere alle proprie orecchie. Comprensibile, visto tutto il complesso di inferiorità che provava verso Thor, che l’aveva portato a negare i propri sentimenti per l’assoluta certezza di non poter essere ricambiato.

Tuttavia, Thor rivela tutta la pazienza e la dolcezza di cui sappiamo essere capace, e lentamente la consapevolezza riesce a farsi strada nella mente di Bruce.

Lo svenimento immediatamente successivo di Bruce mi è sembrato all’inizio una reazione un po’ esagerata, ma rileggendo con più attenzione invece direi che potrebbe tranquillamente essere plausibile: questa rivelazione è stata di certo un’emozione fortissima, alla luce anche di quanto fosse importante per lui il ritrovamento dell’anima gemella, e se consideriamo anche tutto lo stress accumulato in Thor Ragnarok allora tutto quadra alla perfezione.


Loki fa la sua ultima, breve comparsa nell’ultimo paragrafo, tutto intento a fare il giocoliere con le carte sakaariane. Non dice nulla, ma in quel sorriso – finto – innocente accompagnato da un occhiolino leggiamo tutto il non detto che il dio dell’inganno ha voluto inserirvi.
Qualcosa del tipo “non ringraziarmi, tanto lo sai che ho sempre ragione”, ad esempio.

Thor, invece, quando lo rivediamo sembra aver perso tutta la sicurezza dimostrata prima, in infermeria, e adesso ci appare timido e impacciato. Non la trovo una contraddizione, ma anzi un giusto sviluppo del personaggio: nel paragrafo precedente lo avevamo visto estremamente nervoso prima della sua dichiarazione contemporanea con quella di Bruce, ed è solo dopo aver sentito le parole della sua Anima Compagna che si è come galvanizzato, diventando all’improvviso molto più sicuro di sé.

Adesso, invece, è passata l’euforia per la scoperta ed è tornato il nervosismo… e un Thor nervoso e impacciato è quanto di più adorabile possa esistere. Il modo in cui chiede a Bruce di “poter iniziare formalmente a corteggiarlo” e quel suo lasciar scivolare a terra la caraffa per l’emozione al suo “sì”… sono d’accordo con Bruce: no, non poteva dirgli di no.

Nell’ultima, dolcissima scena li vediamo felici, naturali e padroni di se stessi, con Bruce che dimostra tutta la sicurezza e la maturità che lo contraddistinguono – nei momenti migliori – e Thor che invece si lascia andare a un entusiasmo quasi infantile che fa ancora più tenerezza.

Come se ce ne fosse bisogno.



Stile e trama:
Prima di cominciare, un piccolo appunto per quanto riguarda i dialoghi:
• I trattini che racchiudono il dialogo devono essere uguali, quindi o entrambi brevi (-) o entrambi lunghi (–).
• -Accettabile. – annuncia. --> Quando il dialogo è seguito da una reggente con verba dicendi et declarandi (che giustamente hai fatto iniziare per minuscola) non deve terminare con un punto fermo.
• -Un passatempo, non un lavoro non retribuito come tua estetista. – il problema è che quando Loki […] --> Quando invece la frase indiretta che segue il dialogo non è una reggente con verba dicendi et declarandi, il dialogo deve terminare con un segno di punteggiatura forte o semi-forte (e qui c’è) e la frase indiretta deve iniziare con la maiuscola.


In questa storia trova amplissimo spazio lo sviluppo della trama, e questo unito ai molti dialoghi e alla sintassi ben strutturata e varia dà alla lettura un bel ritmo variegato che coinvolge il lettore dall’inizio alla fine.

Una nota di merito va proprio ai dialoghi, o meglio alla loro struttura: variano di lessico e costruzione sintattica al variare del personaggio che li pronuncia, adattandosi perfettamente al suo modo di parlare, e questo ha contribuito moltissimo al realismo della storia e all’immedesimazione nella stessa.

Mi è piaciuta molto anche l’ambientazione sulla navicella spaziale su cui si sono rifugiati i nostri eroi alla fine di Thor Ragnarok. Grazie a questo, l’intera vicenda prende le sfumature di un gigantesco “missing moment” che potrebbe tranquillamente inserirsi nella trama canonica.


Ho trovato la scena iniziale con Loki, Bruce e il loro “pigiama party” perfetta come introduzione, con la sua apparente bizzarria vissuta però con assoluta naturalezza che desta subito l’attenzione del lettore.

Inoltre, mi è piaciuto anche come è stato strutturato il rapporto tra Loki e Bruce, con quest’ultimo che sottolinea come Loki “quando non sta palesemente cercando di ucciderti riesce ad essere anche di decente compagnia” e il dio dell’inganno che semplicemente fa i suoi comodi senza chiedere il permesso a nessuno.

Il modo in cui continua ad andare a trovarlo con la scusa del “mi sto annoiando” è uno dei punti che preferisco: nonostante Loki sembri vivere per l’acclamazione e la riconoscenza altrui, quando si tratta di persone a cui tiene davvero tende a sostenerle quasi di nascosto, come se non volesse far loro pesare il proprio aiuto.

Il “discorso Thor” entra in scena fin da subito, e senza bisogno di ulteriori spiegazioni basta leggere tra le righe per capire due cose fondamentali:
- Bruce è cotto di Thor, ma non lo ammette.
- Loki e Val e chissà quanti altri già lo sanno, e probabilmente da un bel po’.

Ho preferito questo stratagemma piuttosto a una narrazione più lineare con l’introduzione più esplicita dell’argomento, perché in questo modo fornisce le stesse informazioni apparendo però molto più naturale.

Per quanto riguarda valchiria, – Val, per gli amici – sono felice che tu abbia mantenuto il non-nome datole dall’MCU piuttosto che quello dei fumetti, perché personalmente ho visto soltanto i film e quindi sentirla chiamare “Brunhilde” mi sarebbe sembrato parecchio strano.


Nel secondo paragrafo si analizza con più attenzione quelli che sono i sentimenti contrastanti di Bruce. Perché sappiamo già quanto lui per primo abbia paura di Hulk e dei disastri che può combinare, ma adesso che sono su una navicella alla deriva nello spazio questa paura è ancora più acuita.

Inoltre, ritroviamo un tema che è ricorrente quando si tratta di Bruce: il suo continuo sottovalutarsi e credere di non valere nulla se non fosse per Hulk – mantenendo però sempre presente le sue limitazioni.

È una convinzione profondamente radicata in lui e trovo naturale che si riproponga anche qui, unita a quel tutto nuovo senso di inadeguatezza nei confronti di Thor che lo porta allo stesso tempo a desiderare di rivederlo – è ovvio che gli manchi, inutile negarlo – e a temere quell’incontro, probabilmente per tutte le sensazioni scomode che porterebbe con sé.

Ed è davvero troppo facile tirare in ballo “l’elemento Hulk” e la sua imprevedibilità per giustificare questa necessità quasi vigliacca di rimandare il momento del confronto… ma si capisce bene che questa situazione di impasse non potrà durare per sempre: quell’ombra tra i suoi pensieri, quella mancanza sempre più opprimente è in costante agguato.

Allo stesso modo, mi piace come da un lato si sforzi di giustificare Thor che – a differenza di Val e Loki e altri saltuari visitatori – non è mai andato a trovarlo perché dopotutto un re è sempre pieno di impegni… e dall’altro si costringa a ripetersi che non è necessario giustificarlo, perché Thor non gli deve nulla e non è obbligato a passare da lui e poi in definitiva non è che nemmeno abbia così tanta voglia di vederlo.
Forse.


Nel paragrafo successivo, con Loki e Bruce ho respirato proprio quell’aria di quotidiana familiarità che si instaura tra due vecchi amici: non fanno niente di speciale, ma quel loro stare semplicemente nella stessa stanza a cercare di passare il tempo mi ha particolarmente colpito per la sua naturalezza.

E, se consideriamo quelli che sono stati i trascorsi dei due, è proprio questa naturalezza ad essere straordinaria.

La piccola parentesi su Sokovia – o meglio, sui ricordi di Bruce legati alla sua devastazione – è come un’ombra che oscura momentaneamente la tranquillità di quel momento. Mi è piaciuta moltissimo, soprattutto perché traumi del genere non possono semplicemente svanire dalla memoria, e il vederli riaffiorare così all’improvviso dall’angolo remoto in cui Bruce li aveva relegati è un chiaro monito di quanto ne sia rimasto segnato.

Ne è così sconvolto che Loki si trova quasi “costretto” a sbilanciarsi un po’, a far vedere quel lato umano che con tanta cura cerca di nascondere e a rassicurarlo sul fatto che non ha alcuna intenzione di fargli del male.

Il modo che trova per cambiare argomento, poi, è degno dell’ingegno che ha sempre dimostrato: c’è una sola cosa – o meglio, una sola persona – in grado di scuotere Bruce ancor più di quei ricordi, ed è Thor.

E infatti, come previsto, Bruce torna immediatamente al presente e ai toni tranquilli di poco prima come se niente e nessuno avesse mai interrotto la sua serenità.

Mi ha fatto ridere il modo in cui Bruce sbotta “e da quando qualcosa non è affar tuo?”, perché me lo immagino imbronciato e finto arrabbiato proprio come chi bisticcia con un amico più o meno stretto.

Risata che lascia il posto a un lampo di comprensione quando Loki se ne esce con quell’affermazione per Bruce assolutamente senza senso, ma che strizza l’occhio al lettore come a dire: tu sai che Loki sa… e prima o poi se ne accorgerà anche Bruce.


Nel paragrafo successivo, oltre all’improvvisa e innaturalmente prolungata assenza di Loki, ritroviamo le carte sakaariane. Non so perché mi abbiano colpito così tanto, ma è un particolare che ho molto apprezzato: crea un senso di continuità nella storia, e inoltre sottolinea anche la testardaggine di Bruce sul voler per forza dare un senso a un gioco letteralmente alieno che non conosce né ha modo di capire.

L’arrivo di Val coglie Bruce e il lettore di sorpresa, e l’assenza della solita bottiglia di liquore è un chiaro segnale che qualcosa non va… anche più del modo in cui fa irruzione dopo aver “pestato violentemente contro la porta” – quello è quasi la prassi, probabilmente – e dello sguardo allarmato che ha messo su.

Il solo vederla agitata fa agitare Hulk, e Bruce sembra già pronto a richiuderle la porta in faccia e rintanarsi in un angolo per calmarsi ed evitare il peggio… ma poi lei pronuncia la parola magica.

Thor.

Col senno di poi sappiamo bene che la sua è tutta una recita, ma c’è da dire che ha studiato la parte davvero molto bene perché – oltre all’agitazione generale – anche la spiegazione che dà a Bruce su questo fantomatico malanno di Thor è perfetta: abbastanza vaga da non rischiare di incorrere in contraddizioni ma allo stesso tempo assolutamente plausibile.

E infatti Bruce lascia da parte tutte le sue paure – vere e presunte – per seguirla lungo i corridoi.


L’aver sottolineato come Bruce – a differenza della sua controparte verde – non si trovi precisamente a proprio agio nelle prove di resistenza fisica è uno di quei particolari magari secondari che però apprezzo sempre moltissimo per i punti di realismo che aggiungono alla storia.

E inoltre, il fatto che sia così fisicamente stanco rende molto più semplice a Val il compito di chiuderlo nella stanza senza che lui quasi se ne accorga… almeno fino a quando non è troppo tardi.

Non appena Bruce vede Thor sano e salvo che stringe la mano a qualcuno sdraiato sul lettino dell’infermeria dalle sembianze dello stesso Bruce, tutta la tensione accumulata dall’arrivo di Val si dissipa in un sorriso divertito all’occhiolino palesemente provocatorio di Loki.

Il momento del confronto con Thor arriva quindi in scena senza preavviso, e come Bruce – e Thor stesso – anche il lettore ne rimane momentaneamente spiazzato.

Inoltre, l’esclusivo punto di vista di Bruce ci porta a pensare che lo scopo di Loki riguardi proprio lui, ma mi piace che al contempo ci siano sparsi nella storia degli indizi rivelatori sullo stato inquieto in cui versa Thor: Bruce li registra quasi distrattamente senza riuscire a dar loro un significato preciso, troppo distratto dalla propria agitazione, ma il lettore comincia a intuire qualcosa.

Qualcosa che diventa ancora più chiaro quando Thor, con un sospiro, dichiara che Loki vuole “che un segreto sia rivelato”: ovviamente Bruce, tutto preso dai propri problemi e turbamenti, fa il collegamento con il suo segreto, ma tutto nella frase di Thor – dal “Purtroppo sì” al “temo che abbia ragione” – lascia intuire a uno sguardo più obiettivo che anche il Dio del Tuono sta nascondendo qualcosa… qualcosa che, per la precisione, riguarda proprio Bruce.


Prima di proseguire con la trama, due parole sulla scelta di utilizzare Loki come intermediario: l’ho letteralmente adorata, non solo perché è originale ma anche perché si inserisce nella storia con assoluta naturalezza ed è – a parer mio – qualcosa che potrebbe essere tranquillamente ordito dal Dio dell’Inganno.

È evidente infatti che Loki fosse a conoscenza dei reciproci sentimenti di Bruce e Thor, – e anche del fatto che invece entrambi non sapessero di essere ricambiati – e invece di parlare con l’uno o con l’altro per cercare di farli avvicinare ha preferito costringerli ad un confronto diretto.

Un po’ drastico? Forse… ma d’altro canto, oltre ad essere un espediente che si è rivelato vincente, è stato probabilmente una scena piuttosto divertente da osservare. E cos’è la vita senza un po’ di sano divertimento ai “danni” delle persone che ami non ammetterai mai di amare?


Tornando a noi, è quasi comico come Bruce butti fuori quella dichiarazione quasi come se stesse ingoiando una medicina particolarmente amara, – della serie “via il dente, via il dolore” – ma non fa in tempo a pentirsene o imbarazzarsi perché nel frattempo arriva anche la fatidica rivelazione di Thor.

Ovviamente Bruce è stranito e confuso e non riesce quasi a crederci, e mi è piaciuto come Thor gli dia le dovute spiegazioni ancor prima che Bruce ritrovi il fiato per chiederle.

E così, insieme a Bruce, anche il lettore riesce a chiarire molti dei dubbi che erano sorti spontanei alla notizia che lui e Thor sono anime gemelle – o compagni d’anima, che dir si voglia.

Senza contare che, adesso, il comportamento precedente di Thor viene visto con una nuova consapevolezza, e tutti quei tasselli che erano parsi strani – ma non tanto da attirare l’attenzione di Bruce e di conseguenza del narratore – vanno finalmente al loro posto.

La tenerezza dimostrata da Thor in questo momento, quando intreccia le dita con quelle di Bruce e gli dice che l’ha cercato tanto a lungo, ha fatto sciogliere anche me: è dolce e romantico e con quel gusto un po’ retrò che è così squisitamente da Thor da rendere il tutto ancora più perfetto, se possibile.

Per non parlare di come lo sorregge quando Bruce, alla fine, perde i sensi… una scena di una dolcezza infinita, davvero.


Il nuovo e ultimo paragrafo trova Bruce a risvegliarsi nel suo letto. A quanto pare, quindi, è rimasto svenuto abbastanza a lungo perché lo riportassero nella sua stanza per consentirgli di fare una buona dormita… chissà da quanto è che non riposava come si deve!

Loki che aspetta il suo risveglio seduto alla scrivania è davvero tenero, a modo suo… anche se – ovviamente – non appena incrocia lo sguardo di Bruce non si dilunga in banalità del tipo “stai bene?”, ma si premura invece di prenderlo silenziosamente in giro prima di sparire e lasciarlo solo con Thor.

E, parlando proprio di Thor, ho adorato il modo impacciato in cui chiede a Bruce di poter “iniziare formalmente a corteggiarlo”: è qualcosa che a noi magari potrebbe sembrare strana, – anche se tremendamente romantica – ma che invece calza perfettamente con i modi di fare di Thor e con l’educazione che ha ricevuto.

Inoltre, adesso che ha abbandonato tutta l’aria sicura che l’aveva contraddistinto prima in infermeria, dimostra un lato fragile che lo rende molto più umano e – di conseguenza – raggiungibile: è sempre un essere perfetto, almeno secondo il parere non precisamente obiettivo di Bruce, ma allo stesso tempo è qualcuno che – a quanto pare – ha bisogno di lui almeno quanto Bruce ha bisogno di Thor.

Una consapevolezza che dissipa ogni possibile dubbio, e finalmente Bruce può concedersi il lusso di stringersi alla sua anima gemella senza altri pensieri che non siano l’immensa felicità di essersi trovati.

E, mentre loro si baciano, neppure io ho potuto fare a meno di sorridere.



Gradimento personale:
Sono mortalmente indecisa, perché ci sono così tante cose che ho amato in questa storia che sceglierne soltanto una è dannatamente complicato… ma forse, forse, il primo posto lo merita la scena quasi finale, quando Thor – dopo aver fatto cadere a terra il vassoio per l’emozione – si lancia tra le braccia di Bruce con l’entusiasmo di un cucciolo.
No, sul serio, quest’immagine è così tenera che esigo un supporto video per poterla anche vedere!



A presto!
rhys89

Recensore Junior
20/01/19, ore 21:02

Ehilā! Non ti aspettavi di trovarmi anche qui e invece... Il fatto č che ho visto il tuo link su Tumblr e mi ha incuriosito, innanzitutto perché io ADORO i Soulmate AU, e questo mi piace.
Ammetto di non avere ship preferite nel MCU, ma Thor e Bruce sono proprio adorabili insieme, e tu li hai resi proprio bene! Le loro reazioni sono assolutamente spontanee e genuine, e plausibilissime per due che, per motivi diversi, non sanno bene come approcciarsi alla loro, ehm, cotta (?). Ti inondo di kudos anche per aver scritto benissimo il mio Loki e Val (che bellini che sono come wedding plannners)... e niente, brava :3
Baci!