Mel!
Non ti dico la sorpresa ieri quando ho visto che avevi pubblicato! Non me l’aspettavo! Che bello vederti tornare con un’altra delle tue meravigliose flash-fiction che in poche righe riescono a comunicare tanto, tantissimo. Ti avrò detto mille volte quanto mi piacciono, quanto mi piace il tuo modo di scrivere scarno ed efficace, dove ogni parola è indispensabile e insostituibile. Va beh, ti toccherà sentirlo per la milleunesima volta! Sei bravissima, Mel, in questo tipo di storie!
Ma andiamo con ordine.
La prima cosa che mi ha colpito è che hai saputo riprodurre benissimo la voce di Gollum. Il tuo brano potrebbe esser preso pari pari da una delle pagine del Signore degli Anelli, o essere un monologo di Gollum rimasto tra gli appunti di Tolkien, insomma: un missing moment da manuale. Complimenti!
Per quanto riguarda il contenuto… lo ammetto: quando penso a Gollum, io tendo a buttare sul patetico. Sì è vero, è bugiardo e infido – mi dico. Sì è vero, è malvagio. Però è così perché è soggetto all’influenza del potere dell’Anello – lo giustifico. È come avrebbe potuto diventare Frodo in altre circostanze, se non avesse avuto amici, se non avesse avuto una guida.
Ma tutto questo è vero fino a un certo punto, e la tua storia mi ha messo di fronte a una versione di Gollum più realistica e dunque più interessante: un essere che mente prima di tutto a sé stesso, e che con le sue bugie giustifica ogni suo comportamento, perfino l’assassinio.
Non è chiaro se tu pensi che fosse già così prima di cadere vittima dell’Anello, o se questo suo tratto sia il frutto di quell’incontro, o se, come credo più probabile, l’Anello non abbia fatto altro che enfatizzare la sua parte peggiore. Ed è proprio questa ambiguità a rendere il tutto più affascinante.
Ha provato Smeagol a resistere al potere dell’Anello, almeno per un attimo? O ha ceduto all’istante, forte degli alibi che si formavano nella sua testa già mentre assassinava il suo amico?
Vedere un Gollum così bravo ad autocommiserarsi e a mentire a sé stesso, mi fa sospettare che la pena che lui suscita negli altri – e che lui sfrutta per ottenere ciò che vuole (rimanere in vita, il più delle volte, ma anche evadere dal Reame Boscoso, o ottenere alcune concessioni da Frodo e Sam…) – sia più qualcosa di premeditato che di spontaneo.
E questo pensiero rende il personaggio decisamente meno patetico e più contorto (e complesso).
Il finale, poi, è straordinario. È inquietante. Gollum che paragona ciò che ha fatto a Deagol a ciò che fa ai pesci, mi ha messo i brividi. Il fatto che abbassi colui che era stato un grande amico a livello di cibo, fa capire, in un’unica frase, quanto sia irrimediabilmente corrotto. Bravissima!
E la chiusura con “il tesoro adesso è qui con noi” sintetizza il destino maledetto di quest’essere, che per la maggior parte della sua vita non è stato altro che un servitore inconsapevole della volontà di Sauron.
Meno male che ti sei cimentata nella sfida, Mel, perché questo ritratto di Gollum è davvero ben riuscito. Complimenti e grazie per avermi fatto cominciare l’anno con una storia bella come questa, mi ci voleva!
Alla prossima,
Los |