Recensioni per
Tsukuyomi - Il ti amo mai gridato
di AlekHiwatari14

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
23/01/20, ore 21:39

Ciao! Sono qui per lo scambio a catena.
Ammetto che è la prima volta che leggo di questa coppia, devo dire che mi ispira molto.
Normalmente inizio le recensioni segnalando eventuali sviste/errori incontrati durante la lettura, per facilitare la correzione della storia (e perché personalmente sentirmi dire "ci sono errori" senza uno straccio di esempio mi fa solo rimanere male); la storia ha un anno e non ho letto nient'altro di tuo, perciò non ho modo di sapere se in questa storia hai adottato uno stile particolare/il tuo stile si è evoluto negli ultimi dodici mesi, spero in ogni caso che le mie osservazioni possano esserti utili.
Ci sono alcuni punti in cui la scelta dei tempi verbali non mi ha convinta del tutto, in particolare qui:
"Vedere ciò che prova e la vita che avremo avuto insieme.
Vedere lei così bella che cresceva e si curava di me."
Nella prima frase utilizzi il presente (e il futuro, ma credo sarebbe più corretto un condizionale lì), ma nella seconda (e nella terza, qui non riportata) passi all'imperfetto. Credo sarebbe meglio mettere all'imperfetto anche "prova".

"Un urlo di dolore lanciai poiché (...)"
Non è un errore ma una scelta stilistica, però mi sembra giusto dirtelo: non capisco il motivo di quest'inversione, personalmente mi stona molto (anche perché con il resto della frase, che termina in mai, si ha una sorta di rima che nel contesto non c'entra granché).

"Si, l'odio per quella famiglia" Sì

In due casi scrivi E', ma la grafia corretta per la e maiuscola accentata sarebbe È

"uccidere l'unico mio amore" anche qui, non capisco il motivo di questa inversione, mi sembra che "il mio unico amore" suonerebbe meglio

"Fratello mio, ti ho lasciato vivere per un'unica ragione. L'odio ti avrebbe corroso e non potevo.
Ti ho lasciato vivere perché solo tu puoi condurmi nuovamente da lei."
Non ho onestamente capito questa sequenza: la seconda frase, nello specifico. Cos'è che Itachi non poteva? Messa così sembra che non potesse permettere che l'odio corrodesse Sasuke, ma questo è esattamente ciò che fa. Non so, forse è un mio limite.

"quella parola che da tempo ho atteso per dire:"
[che da tempo ho atteso di dire] o [che molto tempo ho atteso per dire] mi sembrano più corrette

Non ho altro da segnalarti :)

Passando alla trama invece, o meglio, all'introspezione di Itachi. Io amo le introspezioni e penso che questa ti sia riuscita bene, sottolinei a dovere il senso di colpa con cui Itachi guarda al passato e a un omicidio in particolare dei tanti che ha compiuto durante la strage, quello di Izumi. Lei appare molto poco in realtà, ricordata nel momento della morte – inutile dire che la frase che pronuncia è totalmente IC – e dopo la morte di Itachi, quando si ritrovano. La scena mi è piaciuta molto, mi ha fatta pensare a Obito che ritrova Rin; ti è molto riuscita. Concordo anche sul fatto che Itachi trovi finalmente pace dopo la morte, e che lo faccia con lei è un'idea molto dolce.
Non sono però del tutto d'accordo con la caratterizzazione di Itachi – sarà che con gli Uchiha sono terribilmente di parte, ma il fatto che Itachi definisca Izumi "la sua unica debolezza", svalutando del tutto il ruolo di Sasuke, mi ha un po' stranita. È in effetti funzionale all'interpretazione che dai dopo, per cui Itachi lascia Sasuke in vita solo perché possa poi ucciderlo, vendicandosi, in modo da potersi ricongiungere a Izumi.
Penso che dovresti indicare quanto meno un "What if?" tra gli avvertimenti, per cambiare così l'affetto incredibile che Itachi prova per suo fratello – affetto che secondo me non avrebbe tolto nulla alla relazione con Izumi.
Va da sé che è solo la mia personale visione ovviamente.
In ogni caso, ho trovato la lettura di questa OS decisamente interessante: Izumi è un personaggio che mi piacerebbe approfondire, mi hai incuriosita molto. Grazie per avermi fatto conoscere questa ship che fino ad ora avevo praticamente ignorato!
Un saluto,
Mari