Questa è una di quelle storie che devo commentare anche se ho betato, anche perché la stavo aspettando da ANNI, di preciso da quando mi hai accennato a “Gimilzôr prigioniero del suo corpo”, e non stavo più nella pelle per la possibilità di leggerla.
Oh, se non hai superato le mie aspettative!
È quel che volevo leggere da un re della Tarda Númenor sul letto di morte e molto di più, perché sentivo io stessa la sensazione di soffocamento a trovarsi imprigionati in un corpo che sembra avere una mente propria e che non si riconosce più come proprio.
Dovrei odiarlo e trovarlo pietoso? Perché non riesco.
Capisco la rabbia montante verso i Valar, anche se la mia parte razionale mi ricorda che loro non ci possono fare molto, e capisco l’invidia per la serena accettazione di un post-morte misterioso che mostra Inzilbêth, il disprezzo per chi crede a queste “favole” mentre lo smarrimento per l’assenza di informazioni su cosa lo aspetta dopo si fa spazio e alla fine, non disprezza anche se stesso per questi dubbi? Non dovrebbe averli, non dovrebbe proprio star morendo, ma se deve morire non può cercare la rassicurazione delle favolette in cui credeva sua moglie e in cui crede il suo primogenito.
Collegato a questo, ho adorato il contrasto tra la forza che Gim era abituato ad avere e l’immobilità attuale, la lotta per accettare questa situazione e il totale rifiuto a farlo. Come si aggrappi al suo titolo come se questo fosse la ragione per cui non dovrebbe star vivendo questa esperienza.
Cavolo, è davvero così da Uomini del Re. È così da Re di Anadûnê.
Ovviamente, che al suo fianco ci sia solo Palantir è che questo lo confonda, lo imbestialisca e allo stesso tempo gli sia di qualche conforto, nonostante le parole finali, è estremamente divertente per il mio personalissimo senso dell’umorismo :P
Forse non mi sono ripetuta per l’ennesima volta, ma ci tenevo a fangirlare su questa storia anche per questa via ♥
Alla prossima,
(Valarau)Kan
e la sua frusta di fuoco :P |
