È una colata di piombo!
Non ho capito se tu stia cercando di sperimentare con la punteggiatura ma le maiuscole, piantate suggestivamente a demarcare “punti” mai apposti, mi fanno pensare ad altro.
A meno che tu sia la nuova Dickinson, mi sembra di ricordare che lo sperimentare con la di cui sopra si fosse concluso esaurientemente agli inizi ‘900 con Joyce, Mallarmé e Sanguineti.
Non c’è verso che la pagina possa sentirsi orfana o vedova di un punto e capo o un’interlinea, la colata di inchiostro virtuale la imbratta senza soluzione di continuità! Non hai lasciato pertugi dove infilarsi.
Se questa è poesia, la punteggiatura o mancanza di essa, che può a volte essere punteggiatura in sé, dovrebbe scandire il ritmo del componimento ma qui è inesistente. La sola rima purtroppo non basta a rendere il testo coeso.
La punteggiatura non è un extra, non è “un di più” rispetto al testo ma è parte integrante di esso e concorre a fare quello che lo scritto deve fare, cioè esercitare un certo effetto in chi legge.
La sensazione di passaggio da caldo a freddo e vice versa, che il verso poetico dovrebbe sempre suscitare, cioè i sublimati e sublimanti brividi, io l’ho sentita scorrere sulla schiena solo alla lettura dell’accento mancato.
Mi spiace per la critica non lusinghiera, ciao e alla prossima.
Minaoscarandre |