Recensioni per
Profumo di limoni
di Vedra
Ciao di nuovo, come ti avevo accennato sarei passata prestissimo anche da questo capitolo. Ero davvero molto curiosa di capire come avresti strutturato la storia e questo non solo per via della mia insana curiosità, ma soprattutto perché le soulbond, per quanto alcune presentino delle innovazioni e si possa comunque inventarsi alcune caratteristiche, più o meno tutte giocano sulle stesse dinamiche nel rapporto John/Sherlock. Quindi ero soprattutto curiosa di capire quali differenze c'erano, se ce n'erano e come avresti gestito il racconto. Anzitutto sì, è una soulbond che parla effettivamente di anime gemelle e del fatto che John è quella di Sherlock (e viceversa, mi auguro!) ma oltre al fatto che John non compare neanche per una volta, il protagonista assoluto non è nemmeno il fatto che alla fine John è l'anima gemella di Sherlock. Io credo che al centro di tutto ci sia semplicemente Sherlock e come arriva ad accettare di togliersi l'anello e di leggere ciò che è scritto sulla sua pelle. Parla essenzialmente di superare se stessi e i propri limiti, di accettare parti di sé che si sono rifiutate per degli anni e di lasciar entrare l'amore, quello vero. Fondamentalmente è questa l'essenza di tutto, una trama innovativa per una soulbond AU e questo a iniziare già dall'ambientazione più in generale. Come avevo infatti intuito leggendo l'introduzione, il periodo in cui hai collocato la storia è durante i due anni che Sherlock ha vissuto lontano da Londra, a caccia della rete di Moriarty. Sappiamo un po' blandamente quali luoghi ha visitato durante tutto quel tempo, Moffat e Gatiss ce ne danno un'idea, sebbene vaga. Non ci viene dato sapere quindi se Sherlock si sia effettivamente ferito in modo grave durante tutto il periodo oppure se sia andato in Italia. Quel che è certo è che l'ambientazione della Sicilia, per come ce la descrivi, così carica di profumi e sapori, così diversa da Londra specie nel silenzio e nella meraviglia che si trova davanti, e che Sherlock giudica quasi stucchevole, è uno scenario del tutto inedito oltre che meraviglioso. Avere un ambiente simile a far da sfondo è sempre un po' un vincere facile. Ma se la vittoria è più scontata nei film o nelle serie, nella scrittura lo è molto di meno. Sì, la Sicilia è bellissima e tu descrivendola mi hai ricordato tantissime cose che ho vissuto di persona quando ci sono andata, a iniziare dal cielo, dal mare, dai profumi speciali, dalla cordialità e la gentilezza delle persone, fino ad arrivare al cibo naturalmente. Tutto è meraviglioso. Ma bisogna saperlo scrivere in maniera efficace, in modo che arrivi al lettore. E così succede infatti, ho avuto la sensazione che questo ambiente che a Sherlock risulta quasi fastidioso da quanto è bello e perfetto, avvolga la scena completamente. Sherlock è di continuo stimolato da ciò che vede e sente e ne è infastidito. Ma il suo fastidio non deriva dall'ingratitudine o dal fatto che ha pessimi gusti (perché così non è), ma dal fatto che è costretto a letto in un paesino sperduto quando potrebbe essere a caccia della rete di Moriarty. Tutto sta nell'impossibilità di fare le cose, di muoversi, di agire come ha bisogno di fare. Per tornare presto a Londra, ma non solo. Per poter tornare presto da John. Dal suo John, su cui poi Sherlock ragiona per la maggior parte della storia. Ma a questo ci arriverò. Per intanto la primissima sensazione che arriva è l'irrequietezza, Sherlock è nervoso e agitato. Rimpiange Londra e il suo grigiore, qui è tutto troppo diverso e soprattutto non c'è John e lui è bloccato a letto. Forse, se John fosse lì con lui riuscirebbe a fargli notare la bellezza della Sicilia, perché John queste cose le nota dato che è un romantico, ma lui invece no. Lui è agitato e vuole andare via, Sherlock Holmes è un uomo d'azione e tu hai sottolineato alla perfezione il suo esserlo al cento per cento. Per quanto abbia dedicato la vita al ragionamento e per quanto per alcuni aspetti il suo sia anche un lavoro sedentario, è la parte attiva ciò che ama e che ora della fine lo distingue in maniera importante da Mycroft, che invece si abbandona spesso alla pigrizia. Ecco, tutto questo tu lo hai tratteggiato con poche frasi ma tutte molto efficaci. Brava anche solo per questo, ma più in generale per la prosa che hai utilizzato e che ho trovato molto d'effetto. |
Ciao, giungo a lasciarti una recensione con un ritardo che definirei astronomico. A mia "difesa" posso dirti che non sono quasi mai propensa alle soulbond!AU e devo essere dell'umore giusto, devo aver davvero voglia di leggere per poterle apprezzare. Quindi invece che leggere subito la tua storia, che comunque avevo notato dato che partecipava alla stessa iniziativa a cui ho partecipato anch'io, ho preferito metterla da parte. L'ho letta adesso, ma erano già dei giorni che ci giravo attorno. L'avevo anche iniziata la settimana scorsa, poi i mezzi elettronici hanno deciso di abbandonarmi... Ma ad ogni modo, la prima impressione che ho avuto leggendo questa storia sulle anime gemelle, è che pur essendo un tema che più o meno ha uno schema abbastanza classico (inteso come sviluppo narrativo e quindi un certo inizio, un certo sviluppo e una certa fine), tu l'hai un po' mandato al diavolo. In questo prologo, che fa più che altro da apertura al prossimo e ultimo capitolo, vengono introdotti alcuni elementi che mi hanno sorpresa. Anzitutto Sherlock non si trova a Londra, questo lo intuiamo principalmente dall'introduzione, che contestualizza tutto in quei tristemente famosi due anni che Sherlock ha vissuto lontano da Londra. Se non ci fosse stata quella precisazione, forse io non lo avrei capito. Non da questo capitolo almeno. Perché in realtà il prologo è un viaggio nella memoria. Ci aiuta a comprendere come è strutturato questo tuo mondo soulbond, capiamo che c'è un nome sul dito che Sherlock, il logico e razionale Sherlock Holmes, non vuole conoscere e che copre fin da quando aveva sedici anni. Non stento a crederlo, per come solitamente si caratterizza Sherlock me lo immagino anch'io a non volerlo sapere in nessun modo. Almeno fino a quando un certo John non entra nella sua vita, ed è allora che ci rendiamo conto che qualcosa è cambiato. Di norma, non ci sarebbe niente di strano ad accarezzarsi un dito, specie quando si è molto distratti, ma il linguaggio testuale in questo è molto chiaro. Nelle storie non succede mai nulla per caso e quando capita qualcosa, dev'essere utile ai fini della trama. Ed è così che abbiamo la certezza che quel gesto di Sherlock abbia un significato ben preciso, un senso che c'entra con i sentimenti e con l'anima gemella. La stessa di cui Sherlock per propria volontà non conosce il nome. La stessa che, si suppone, sia proprio John. E intuiamo anche che Sherlock deve averlo dedotto in qualche modo, deve sentire dentro di sé che è proprio John quella persona che non stava aspettando, ma che è arrivata lo stesso. Del resto non sappiamo altro, non sappiamo se John ha inciso il nome di Sherlock nella pelle. Non sappiamo niente. Ciò che ti sei premurata di descrivere è Sherlock Holmes. Ci hai messo anche un po' del rapporto con Mycroft e di quello con Lestrade, che ovviamente chiama col nome sbagliato. Hai descritto uno Sherlock disinteressato all'amore e ai sentimenti, che rifiuta anche la semplice idea di leggere quel nome sul dito. Tutte caratteristiche che fanno parte del personaggio, almeno prima di conoscere John. |
Ed eccomi di nuovo, come promesso. |
Ciao Vedra! Giungo in ritardissimo, lo so, chiedo venia. Avevo adocchiato questa storia già da un po' ma tra un impegno e l'altro ho sempre rimamdato la lettura ad attimi piu tranquilli. Comunque. Eccomi qui. ^_^ |
È una storia davvero bella, la trovo molto molto poetica, sia per i pensieri di Sherlock, sia per l'ambientazione, che ho adorato. Mi piace molto come descrivi il modo profondo con cui John è entrato dentro Sherlock, nella sua anima. Avviene piano, con piccoli gesti, Ma diventa sempre più radicato. Anche John non ha mai visto il nome che ha inciso, ma dò per scontato che sia quello di Sherlock, soprattutto perché non credo nelle storie dove i nomi non sono "ricambiati". Se si chiama soul bond o soul mate è perché è un legame a due, non unidirezionale. Ma poi basta guardare John e vedere quanto è pazzo del suo Sherlock. Chissà se avrà tolto l'anello dopo la presunta morte di Sherlock, per vedere se quel sentimento era IL sentimento. |
Ciao! Che bello una soulbond! A me piacciono molto, anche se è un genere a volte un po' bistrattato, ma appunto io non condivido la cosa. È un primo capitolo di presentazione, un prologo appunto. Nella sua brevità ho apprezzato due cose: la prima (non in ordine cronologico) è che John faccia mettere in discussione a Sherlock tutte le sue scelte e ciò che credeva di volere. Mi piace molto come cosa perché in effetti John stravolge il mondo di Sherlock, che si ritrova innanzitutto ad avere un amico, qualcosa che non credeva di volere. Lo spinge a voler essere quasi normale, dico quasi perché di normale quei due non hanno niente. Eppure i sentimenti tra di loro sono quasi banali, nel senso che sono tra i più antichi del mondo. Affetto, complicità, amore. |
Rieccomi^^ |
Hei ciao^^ |
Ciao Vedra! |
Bellissima e struggente la tua storia è scritta anche molto bene. C'è della poesia che scheggia nelle descrizioni dei petali e del profumo dei limoni che hanno ispirato tante composizioni. Mi sono piaciute tantissimo le riflessioni che si affacciano nella mente di Sherlock e che lo conducono a comprendere i suoi veri sentimenti per John, mi hai emozionato, davvero. C'è della stoffa perché la tua prosa talvolta sconfina nel lirismo, descrivi sentimenti e riflessioni intime e riesci a giungere perfettamente al cuore di chi ti legge. |
La struttura di base di questo racconto, a ben pensarci, è assai semplice. Sherlock ferito che è costretto su un letto e questo fatto gli concede del tempo per pensare a John e al nome che ha sulla mano. Eppure tutto è trasformato in poesia. Sbaglierei dicendo che è scritto in maniera barocca, ma il senso di quello che voglio dire è che, da una base semplice, si è lavorato per aggiunte, inserendo tantissimi particolari. |
La faccenda del Soulbond!AU è alquanto spinosa per me. Non ne ho lette molte perché in generale mi turba un po’ il pensiero che una persona possa essere “vincolata” ad un’altra. E poi, se la mia anima gemella vivesse all’altro capo del mondo, o gli capitasse qualcosa? Mille ipotesi e pensieri che non mi farebbero vivere in maniera tranquilla. |