Recensioni per
You're me
di Marilia__88

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
25/05/19, ore 15:20
Cap. 1:

Ciao, lasciami dire anzitutto che sono davvero felice di ritrovarti su Efp. Lo sarei stata con qualsiasi altra storia, ma lo sono con questa in particolare perché so che ci lavoravi da tantissimo tempo e dato che non mi avevi più detto niente, ho avuto anche paura che tu avessi abbandonato il progetto. Ma non è stato così e di questo ne sono immensamente felice. Lasciami dire, prima di addentrarmi anch'io nei meandri del palazzo mentale di Jim Moriarty, che ritengo questo il tuo miglior lavoro di sempre. Lo è per tanti motivi, profondità psicologica su tutto ma anche il modo in cui hai trattato un personaggio difficilissimo e sul quale in pochi finora hanno scritto. Io per prima ho avuto tantissime difficoltà con lui e quindi conosco la materia e lasciami dire che sei stata davvero bravissima. Hai tirato fuori una storia che senz'altro necessiterà di ulteriori letture per essere meglio compresa in tutti i suoi dettagli, ma che già a un primo impatto ci permette di capire la mente eccezionale di Moriarty, la sua eccentricità, la sua psicologia difficile, ma soprattutto la sua ossessione per Sherlock Holmes, che è uno degli elementi che viene fuori benissimo e che tu sei stata brava a gestire, mostrandocelo anche in un modo molto sottile.

Anzitutto mi soffermo un istante sulla forma di questo luogo che ci descrivi tanto accuratamente, Jim non può avere niente di meno di un castello in stile gotico per palazzo mentale. La dicitura "palazzo" è senz'altro adatta a Sherlock, ma meno a una persona immensamente egocentrica come Moriarty. Un castello oltretutto dall'architettura particolare, senz'altro d'effetto. Ho riconosciuto qualcosa di te nel modo in cui hai descritto il giardino di rose nere e in quella rosa bianca che si sgretola appena viene sfiorata. Diciamo che conoscendoti e sapendo quale rapporto hai col personaggio di Moriarty, avrei capito che l'autrice eri tu anche se me l'avessero fatta leggere senza dirmi di chi era. Ma ci sono tante cose che mi sono piaciute... l'architettura come dicevo, ma anche il modo in cui il suo passato infesta il suo castello gotico mentale: i genitori, Carl Powers... Sherlock... Jim è obiettivamente un pazzo criminale, ogni parola che pronuncia e ogni cosa che vede dentro a questo castello mentale lascia supporre che la sua patologia sia decisamente fuori controllo e che sia radicata ben indietro nel tempo, fin dalla sua infanzia. Ma a questo tu non rispondi, perché non è una storia prettamente psicologica né un trattato di psichiatria ed è assolutamente giusto così. D'altra parte è la serie stessa che lo lascia intendere, con Carl Powers diventa ovvio che Moriarty non è nuovo all'omicidio e che tutto ciò che fa non lo fa tanto per i soldi... quelli ci sono, sono una facciata, una bella mascherata. Ciò che davvero gli interessa è il potere sulle altre persone, potere che esercita in molti modi differenti adesso come in passato. Il fatto d'aver ucciso il padre è un particolare agghiacciante e che l'abbia fatto in modo diretto e non indiretto (cioè non se ne dà la colpa inutilmente), e ancora di più lo è l'idea che la madre stessa gli abbia dato del mostro. Non sappiamo quando o perché sia accaduto con precisione, ma ci basta sapere che è successo per avere un'idea del personaggio che stiamo trattando, della sua pericolosità, del suo spingersi oltre a un certo limiti e al punto da non avere assolutamente alcun limite. Tutto questo serve a introdurre l'argomento principale della storia ovvero il suo rapporto con Sherlock. Sherlock c'è per tutta la storia, lo si percepisce attraverso le descrizioni che fa, attraverso l'inconscio principalmente. Sembra che ogni particolare di ciò che lo circonda lo stia portando alla conclusione di cui è alla ricerca, ovvero Sherlock Holmes. Descrivere il loro rapporto nella serie è molto difficile, ma tu sei riuscita a mio avviso a ritrarre quello più vicino alla serie. Jim lo vede sempre e comunque come un nemico da combattere, come un qualcuno di cui liberarsi. Ciò però non toglie che comunque gli piaccia e che provi per lui una sorta di amore distorto, che sfocia decisamente nell'ossessione. Jim ammira in Sherlock la bellezza e l'intelligenza, ma non solo, ciò che lo rende euforico è il fatto che Sherlock consideri se stesso come una persona non comune, come uno non-normale ecco. E lo vediamo qui, nelle sue considerazioni finali, quando capisce qual è il vero modo di sconfiggere Sherlock Holmes. E ce lo mostri anche, nella scena scritta in corsivo, il momento clou della seconda stagione, quello che poi porterà al tuffo drammatico e alle lacrime di John Watson. Tutte cose che già sappiamo e su cui il fandom si è tanto concentrato. Tu non lo fai, tu ti soffermi su quel dialogo tra Jim e Sherlock. Gli attimi prima del suo suicidio per la precisione, e l'hai fatto davvero benissimo, attenendoti al canone davvero in modo preciso e puntuale. Insomma, hai scritto una gran bella storia e sono ancora più felice del fatto che tu ci sia riuscita dopo tutto questo tempo in cui ci pensi e ci lavori. Ovviamente spero di trovare dell'altro di tuo da queste parti.
Koa

Recensore Master
25/05/19, ore 00:08
Cap. 1:

Arrivo qui, da te, anche attirata dalle preziose immagini con cui hai “incorniciato” l’inizio della tua storia. Non è che Jim sia un personaggio di cui io ami parlare, ma desidero comunque lasciarti qualche osservazione per una serie di motivi.
Innanzitutto, ma non ne sto facendo una classifica, mi ha colpito subito il modo con cui è stato scritto questo pezzo che mi ha catturato subito per l’accuratezza che è evidente nella scelta dei termini e nela scioltezza del susseguirsi delle frasi.
Poi ho apprezzato l’impegno, sicuramente consistente, nel ritrarre un personaggio così complicato ed ostico come Moriarty.
Infatti il suo ruolo è variegato da mille ombre ed aspetti inquietanti che, abbinati ad un’intelligenza sicuramente eccezionale, ne fanno un genio complicato e non del tutto catalogabile in un modello umano preciso.
Una certezza, però, ce l’abbiamo perché intuiamo come lui sia uguale a Sh, come esempio di personalità disturbate ma con potenzialità razionali fuori dal comune. Questa loro prerogativa li porta ad essere vittime della noia e, mentre Holmes aspetta febbrilmente qualche caso che vaga la pena di essere risolto, Moriarty, per fuggire dal vuoto di un’esistenza scandita in modo prevedibile e piatto, preferisce uscire dall’anonimato, che gli faciliterebbe il suo ruolo di “criminal consulting” per sfidare apertamente Sh.
Trai due si accende un gioco mortale che lascia trapelare degli aspetti quasi morbosi di reciproca attrazione, da cui non escluderei, almeno dalla parte di Jim, una componente sessuale, visto che si sentono davvero l’uno specchio dell’altro.
Un altro elemento che, secondo me, li accomuna è il loro passato. Quello di Sh ci è stato svelato, almeno per la parte riguardante la sua infanzia, nella S4. Di Jim, a questo proposito, sappiamo molto poco, ma non escluderei esperienze trascorse non certamente idilliache, visto l’esito della sua personalità.
Dunque trovo molto coerente con il suo personaggio la tua idea che anche lui abbia, come Sh, un proprio Mind Palace.
Suggestiva l’identificazione, che ne hai ideata, in “un imponente castello gotico in pietra nera”, immagine questa che, secondo me, è proprio adeguata.
Altra ”visione” che mi ha colpito per la sua efficacia è la maniera con cui Jim vi entra, teatralmente, come del resto, lo è tutto di lui che si manifesti in qualche modo. Veramente indimenticabile quel suo accedervi mediante il suo tipico gesto, come bene definisci tu, d’autocelebrazione, ovviamente davanti non ad una semplice entrata ma ad un grande cancello in ferro battuto.
Non potevi che collocare, come ornamento, delle inquietanti rose nere, tra le quali sopravvive poco un unico fiore bianco dello stesso tipo.
E, nella descrizione di ciò che circonda Jim, mi sono persa piacevolmente, è un mio grande “chiodo”, nella “rassegna” veramente notevole di parole scelte con attenzione, di strutture linguistiche corrette, di una consolatoria successione di aggettivi che, spesso in giro per i giornali o il fandom stesso, non vengono scomodati, forse perché non si ritengono necessari, quando servirebbero ad impreziosire ciò che si racconta (“…maestoso, stupefacente…solenne…sgargianti…sfarzosa…ecc…”).
Jim s’inoltra in uno scenario imponente che tu, in modo molto raffinato, hai connotato con colori come il nero, il bianco, l’argento, tutti in sintonia tra loro.
Nel cupo luogo animato dai suoi ricordi, s’incontrano figure del suo passato e, come ho scritto prima, tu le hai caratterizzate da un clima di livida violenza. In mezzo ad esse, Moriarty prosegue nel suo percorso mentale, e veniamo a scoprire del suo essere un parricida, dell’etichetta di “mostro” che gli viene drammaticamente attribuita addirittura dalla madre. Molto IC, poi, il riferimento che fai a TGG, in cui il caso della morte del ragazzo Carl Powers appunto, è stato adoperato da Jim per il suo gioco mortale con Sh.
Un’unica figura non lo accusa, non gli rivolge “urla incessanti”. E qui fai entrare in scena uno splendido Sh, che esprime tutto il suo fascino magnetico. E torno alle riflessioni iniziali che mi sembra tu condivida sul legame sotterraneo ma ben presente tra i due “consulting”.
Brava, davvero, una storia veramente di spessore.