Arrivo qui, da te, anche attirata dalle preziose immagini con cui hai “incorniciato” l’inizio della tua storia. Non è che Jim sia un personaggio di cui io ami parlare, ma desidero comunque lasciarti qualche osservazione per una serie di motivi.
Innanzitutto, ma non ne sto facendo una classifica, mi ha colpito subito il modo con cui è stato scritto questo pezzo che mi ha catturato subito per l’accuratezza che è evidente nella scelta dei termini e nela scioltezza del susseguirsi delle frasi.
Poi ho apprezzato l’impegno, sicuramente consistente, nel ritrarre un personaggio così complicato ed ostico come Moriarty.
Infatti il suo ruolo è variegato da mille ombre ed aspetti inquietanti che, abbinati ad un’intelligenza sicuramente eccezionale, ne fanno un genio complicato e non del tutto catalogabile in un modello umano preciso.
Una certezza, però, ce l’abbiamo perché intuiamo come lui sia uguale a Sh, come esempio di personalità disturbate ma con potenzialità razionali fuori dal comune. Questa loro prerogativa li porta ad essere vittime della noia e, mentre Holmes aspetta febbrilmente qualche caso che vaga la pena di essere risolto, Moriarty, per fuggire dal vuoto di un’esistenza scandita in modo prevedibile e piatto, preferisce uscire dall’anonimato, che gli faciliterebbe il suo ruolo di “criminal consulting” per sfidare apertamente Sh.
Trai due si accende un gioco mortale che lascia trapelare degli aspetti quasi morbosi di reciproca attrazione, da cui non escluderei, almeno dalla parte di Jim, una componente sessuale, visto che si sentono davvero l’uno specchio dell’altro.
Un altro elemento che, secondo me, li accomuna è il loro passato. Quello di Sh ci è stato svelato, almeno per la parte riguardante la sua infanzia, nella S4. Di Jim, a questo proposito, sappiamo molto poco, ma non escluderei esperienze trascorse non certamente idilliache, visto l’esito della sua personalità.
Dunque trovo molto coerente con il suo personaggio la tua idea che anche lui abbia, come Sh, un proprio Mind Palace.
Suggestiva l’identificazione, che ne hai ideata, in “un imponente castello gotico in pietra nera”, immagine questa che, secondo me, è proprio adeguata.
Altra ”visione” che mi ha colpito per la sua efficacia è la maniera con cui Jim vi entra, teatralmente, come del resto, lo è tutto di lui che si manifesti in qualche modo. Veramente indimenticabile quel suo accedervi mediante il suo tipico gesto, come bene definisci tu, d’autocelebrazione, ovviamente davanti non ad una semplice entrata ma ad un grande cancello in ferro battuto.
Non potevi che collocare, come ornamento, delle inquietanti rose nere, tra le quali sopravvive poco un unico fiore bianco dello stesso tipo.
E, nella descrizione di ciò che circonda Jim, mi sono persa piacevolmente, è un mio grande “chiodo”, nella “rassegna” veramente notevole di parole scelte con attenzione, di strutture linguistiche corrette, di una consolatoria successione di aggettivi che, spesso in giro per i giornali o il fandom stesso, non vengono scomodati, forse perché non si ritengono necessari, quando servirebbero ad impreziosire ciò che si racconta (“…maestoso, stupefacente…solenne…sgargianti…sfarzosa…ecc…”).
Jim s’inoltra in uno scenario imponente che tu, in modo molto raffinato, hai connotato con colori come il nero, il bianco, l’argento, tutti in sintonia tra loro.
Nel cupo luogo animato dai suoi ricordi, s’incontrano figure del suo passato e, come ho scritto prima, tu le hai caratterizzate da un clima di livida violenza. In mezzo ad esse, Moriarty prosegue nel suo percorso mentale, e veniamo a scoprire del suo essere un parricida, dell’etichetta di “mostro” che gli viene drammaticamente attribuita addirittura dalla madre. Molto IC, poi, il riferimento che fai a TGG, in cui il caso della morte del ragazzo Carl Powers appunto, è stato adoperato da Jim per il suo gioco mortale con Sh.
Un’unica figura non lo accusa, non gli rivolge “urla incessanti”. E qui fai entrare in scena uno splendido Sh, che esprime tutto il suo fascino magnetico. E torno alle riflessioni iniziali che mi sembra tu condivida sul legame sotterraneo ma ben presente tra i due “consulting”.
Brava, davvero, una storia veramente di spessore. |