Commentarlo a caldo non si poteva: troppa confusione ed emozioni contrastanti. Anche ora, non è che abbia proprio le idee chiare, e proverò a spiegarti perché non riesca ad avere un'opinione singola su questo scritto.
Premetto che mi piace, e in parte mi nonpiace. Chiaro, no?
La scelta lessicale, evidentemente accuratissima, mi fa impazzire: la trovo ancora più incisiva, tagliente, originale di "Apologia della stoltezza e dell'amoralità", che già era di buon livello sotto quell'aspetto. Mentre, però, nell'"Apologia", quelle sofisticate espressioni di dolore erano quasi fini a se stesse, in questo scritto ogni parola è studiata appositamente perché creasse nella mente del lettore l'immagine che, per te, rappresenta uno schizofrenico. Sotto questo aspetto l'empatia è stata fortissima, non tanto per lo scritto in sé quanto perché, se devo immaginare uno schizofrenico, un malato mentale, mi si dipinge davanti un'immagine esattamente identica a quella che hai dipinto tu. Abbiamo due visioni pressoché identiche della malattia mentale, deduco, il che ovviamente ha contribuito a farmi piacere questo scritto.
Ho trovato, dicevo, le espressioni molto azzeccate per tracciare il disegno --- e sicuramente, certe parole per essere apprezzate e perché riescano ad esprimere con chiarezza l'immagine in questione, non possono essere lette velocemente e con superficialità ---, nonché darkeggianti in modo raffinato. Mi è piaciuta moltissimo la forma, insomma.
Poi ci sono alcune cose che mi sono piaciute di meno: gli intermezzi in corsivo, per esempio, che spezzavano il flusso di parole descriventi l'immagine, senza però alleggerirlo --- come forse (?) era lo scopo di questi interventi --- ma distogliendo la concentrazione del lettore dall'immagine in costruzione. Purtroppo è una cosa ricorrente, ho notato, nei tuoi lavori: spesso divaghi, il succo si disperde, rimanere concentrati senza perdere completamente il filo è molto faticoso, almeno per me.
Ho trovato che il dettaglio numerose ferite sui polsi, gli squarci della bruciante bramosia di morte stonasse tremendamente, che rovinasse il senso di frenesia animalesca e incontrollabile che è la schizofrenia: uno schizofrenico può graffiarsi, mordersi senza rendersene conto... Non fa un lavoro tanto accurato come prendere una lametta e incidersi coscienziosamente. In questo credo che tu abbia perso un po' il percorso che avevi cominciato lasciandoti trasportare dall'atmosfera dark.
Infine, non mi è piaciuto che lui si sia suicidato: scontatissimo, maledettamente prevedibile, e anche descritto in modo spiccio e sbrigativo, come se avessi fretta di far morire il tuo personaggio. Anche il fatto che la donna riceva la chiamata dalla casa di cura è piuttosto banale, ma in questo caso ci sta ugualmente, perché dà un senso alle tante allusioni del testo al luogo scuro, e agli "amore mio".
Invecei è piaciuto immensamente, perché questo in particolare mi ha sorpreso, che alla fine si scopra che fosse la madre ad avergli detto "Torno subito, amore mio", per poi lasciarlo solo nel manicomio, dove lui è stato mangiato dalla solitudine. Ecco, l'ho trovato straziante nel vero senso della parola, e credo che sia stata un'ottima idea, che dimostri sensibilità, attenzione e delicatezza da parte tua, tutte cose che, dopo la forza e la durezza delle immagini di tutto il resto dello scritto, lasciano il lettore spiazzato e intenerito.
Nonostante le critiche, credo sia uno dei tuoi pezzi migliori, dal punto di vista del livello di scrittura. Per cui, ti faccio i complimenti. Ad ogni modo questo scritto mi ha toccata. A presto. |