Recensioni per
Una civetta si dondolava sopra un ramo d'ulivo
di Deliquium

Questa storia ha ottenuto 16 recensioni.
Positive : 16
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
17/02/24, ore 16:39
Cap. 8:

In questi giorni sono in preda ad una nostalgia canaglia, che fa impallidire quella della canzone, con tutti i dolci tarli, i cuori di paglia, e gli incendi che non spegni mai – e forse la nostalgia non è altro che questo, la contezza, o il desiderio, che ancora un tizzone arda indisturbato sotto le braci, che lo so possa ravvivare.

Insomma, questi sono di quei giorni in cui ti prende la smania di riavvitare l'orologio una, due, diecimila volte, tutte all'indietro, e che gli anni col tempo si possano ravvolgere. A volte – mi dico e forse sbaglio – ci rendiamo conto di aver vissuto periodi di grazia solo col senno di poi, solo al passato; ed è giusto che sia così, ché, quando sono presenti, siamo troppo impegnati a viverli senza pensarci. Così torno a leggerti, sempre lentissimo pede, come cercando il Santo Graal o il suddetto stato di grazia, il ritorno per cui smania la nostalgia di cui sopra. E, non so tu, ma quando io sono in vena di riavvolgere il tempo e di manomettere orologi, mi concedo il lusso di ignorare gli avvisi di "incompiutezza" – o forse l'incompiutezza, in fondo, è un valore aggiunto, come per certe cattedrali mai finite.

Farò però finta di avere un minimo di tatto e di delicatezza, e mi asterrò dallo spammarti con una serie di commenti puntuali che potrebbero ingolfarti la casella di posta. Ho centellinato questa tua spalmandola su due giorni ed ogni giro di frase meriterebbe un commento dettagliato. Ogni parola è pesata, è precisa, casca come un macigno. Ogni frase ha l'eleganza e la perfezione delle cose lapidarie che non possono essere dette altrimenti – o, almeno, non dovrebbero.   Non so neanche che cosa mi abbia portata qui, nonostante tutte le opzioni che la tua bibliografia ha ancora in cima alla mia lista d'attesa; e nonostante la voce del buon senso – incarnata e realissima nella nostra comune amica – mi abbia perentoriamente intimato di leggere Aetna, Los Sanferminos e Father Lucifer, rigorosamente in quest'ordine, prima di rimettermi in cammino con Dies Irae. Nostalgia canaglia, dicevo. Sarà stata l'incompiutezza; saranno le mie simpatie Cristologiche che hanno intavolato un'intuitiva simpatia d'amorosi sensi; saranno stati i fati, che a onor del vero mi hanno condotta per mano, assai volente. Io non lo so, che cos'altro avevi inizialmente per questa storia, che cosa manchi ora acché debba essere considerata incompiuta. Perché questa serie di momenti cristologici – tutti cruciali – mettono in scena il rapporto, la negoziazione, la memoria, tra l'umanità e la divinità di Athena e di Saori, con tutte le responsabilità del caso degli umanissimi agenti che si sono fatti beffa degli dei e del destino, affibbiandogliela, quell'umanità, più di quanto non fosse stato prescritto dalla natura stessa dell'incarnazione. Vedo il dio, vedo l'uomo, e vedo i dodici apostoli (+1, di scorta, + i fedelissimi discepoli) in sottofondo, in controcanto; ché sono questi uomini che hanno fatto di Athena una ragazza, e sono questi uomini che insegnano, pian piano, a Saori come essere una dea. Se anche questa storia è destinata a rimanere incompiuta, c'è una sorta di compimento, di pienezza, ed assoluta soddisfazione nelle ultime parole, nella saggezza, di Seiya.

Per quel che mi riguarda, mi hai regalato un nostos che è arrivato in porto; un ritorno, dolceamaro, che non chiede altro. Grazie!

 

Ti voglio bene,

G

Recensore Master
16/08/19, ore 17:16
Cap. 8:

Struggente questa Saori che sa di essere Athena ma a cui la sua parte di dea non ha ancora risposto. C'È tutta la sua umanità di adolescente sotto un peso troppo grande, il suo rapporto profondo ed autentico con Seiya. Scritto in modo sublime. Da lettrice, grazie per questo bel regalo. Ciao