Recensioni per
poche parole
di OneNight

Questa storia ha ottenuto 71 recensioni.
Positive : 70
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
12/09/19, ore 21:07
Cap. 13:

Solo Baker Street poteva salvarsi. Il luogo dove chi ha perso ogni speranza può rifugiarsi mantiene le sue prerogative nonostante l'assenza, il dolore, la solitudine, la morte (vera o presunta). Splendida drabble. Splendida emozione.
Grazie.
A.

Recensore Master
10/09/19, ore 01:49
Cap. 13:

Personalmente il grigio è un colore che amo molto, ovviamente non nella tonalità “topo”, forse perché non impone una scelta decisa che può essere un po’ troppo invasiva sul nostro modo di presentarsi.
Una “scelta non scelta”, ecco, che rassicura, non sempre, ma in determinati periodi in cui, anche il decidere un semplice colore da indossare, diventa fonte di stress. Quando sono in un periodo positivo andrei giù brutalmente di rosso o di bianco, invece, in certi momenti, il grigio mi offre un rifugio. Premetto che non è che sia in continuazione impegnata nello shopping, ma le riflessioni suddette le faccio spesso di fronte ad una vetrina.
Qui, in questa preziosa drabble, il grigio è nella sua sfumatura più malinconica, è il colore che sfuma i contorni, privo di vita. Le gocce di pioggia diventano delle lacrime, la tristezza ruba la consistenza della nebbia ed anche il colore degli occhi si adegua al grigio dominante, diventando plumbeo.
Siamo nel post Reichenbach, periodo che, come ho già osservato più volte, in precedenti recensioni, è stato ignorato dai Mofftiss: da quel John frastornato, nella scena finale di TRF, che chiede alla muta lapide nera un miracolo passiamo direttamente, in TEH, al John che tiene per mano, sempre in quel cimitero, Mary. Non conosciamo alcun elemento del suo dolore, della rielaborazione di quel lutto che ha devastato la sua vita anche per gli evidenti sensi di colpa derivati dal non aver saputo prevenire il gesto del consulting e, molto probabilmente, per non aver detto o fatto ciò che avrebbe impresso una svolta chiarificatrice al loro essere “amici” e “coinquilini”.
Tutta la solitudine, il senso di vuoto, l’assordante silenzio che devono aver circondato ed imprigionato John nei giorni e nei mesi immediatamente successivi al tragico volo di Sh dal tetto del Barts tu li hai racchiusi in quella pennellata di grigio che cancella tutti i colori della città e le sensazioni positive che possano lenire il dolore del lutto.
Mi sembra di poter azzardare un’ipotesi, però, che mi ha ispirato l’ultima frase della tua drabble. Infatti il malinconico, grigio deserto che è diventata la vita di Watson senza il suo consulting, sembra animarsi solo in un posto in cui il colore della tristezza pare svanire: Baker Street. Proprio la luce dei ricordi legati alle stanze del 221b, in cui quei due condividevano il loro tempo e le loro follie potrà rendere meno soffocanti il dolore ed il lutto di chi è rimasto solo. C’è qualcosa, dunque, che spazza via il grigiore del vuoto ed è l’anima di quella casa. Che sia il presagio che tutto sia stato solo una finzione?!
Come sempre i tuoi pezzi sono evocativi e liberi a varie interpretazioni.
Brava.

Recensore Master
09/09/19, ore 16:32
Cap. 13:

Ciao, è sempre bello ritrovarti con qualcuna delle tue splendide drabble. Ti dirò, questa volta se non avessi inserito quella nota alla fine, forse avrei faticato a collocarla o probabilmente sarebbe stato più complesso arrivare a un'interpretazione. Perché è piuttosto criptica, non che questo sia un elemento del tutto negativo. Al contrario, a me personalmente piacciono molto le storie criptiche, quelle in cui è anche il lettore a dover fare qualcosa e non a subire passivamente tutto. Un po' è il bello della lettura, questo. Quindi forse un lato di me avrebbe apprezzato maggiormente se non avessi specificato la cosa alla fine, ma capisco perché tu l'abbia fatto. La nota era anche di carattere un po' personale, dici di aver vissuto una situazione simile. Segno che probabilmente la drabble non parla soltanto di John, ma che c'è un po' anche di te fra queste righe. Ovviamente mi dispiace tu abbia passato qualcosa del genere. Ma mi fa molto piacere che tu abbia deciso di tradurre su "carta" tutto questo perché il lavoro è come sempre eccellente.

Avendo già tu detto tutto quanto, non ho bisogno di ricercare un significato. Quello è tutto quanto lì. Il grigiore che John descrive descrive perfettamente l'apatia della sua vita, quella nella quale è caduto da quando Sherlock non c'è più. Certo, è il post Reichenbach e sappiamo tutto quello che c'è da sapere ovvero che Sherlock non è davvero morto, eccetera... ma John ora come ora non lo sa. Non ne ha la minima idea. L'idea la rendi benissimo, attraverso le parole e queste immagini che ci descrivi e che fanno capire benissimo fino a che punto John sta vivendo il proprio dolore. Sembra quasi un dolore non acuto, non da strapparsi i capelli ma non per questo meno forte, meno distruttivo. Il vedere tutto quanto grigio, il percepire come un clima e un tempo diverso all 221b di Baker Street, sottolineano il fatto che John sta vivendo il proprio dolore svuotandosi dentro. Per questo parlavo di apatia, di poca voglia di vivere. Dell'impossibilità quasi fisica di continuare, perché non sa come andare avanti, non ci riesce. E quindi non fa nulla, lo vive e basta perché in questo la drabble descrive un momento e non lo risolve. Non ci mostri come e quando ne esce, ma ce lo fai vivere e basta attraverso i suoi occhi.

Doloroso, ma stupendo come sempre. Come ogni tuo lavoro.
Koa

Recensore Junior
08/09/19, ore 00:23
Cap. 13:

Ciao tesoro.
Bellissima e straziante.
Sembra proprio di sentire il gelo nelle ossa.
Ma i ricordi sono un luogo a parte che nessuno potrà mai portarci via.

Un abbraccio grande.
L.