Recensioni per
Ubi in secretum perveni
di ValeS96

Questa storia ha ottenuto 14 recensioni.
Positive : 14
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/10/19, ore 10:58
Cap. 1:

Ciao, allora, la primissima cosa che sento di dirti è che non conosco Le città invisibili. Ho scoperto Calvino relativamente tardi, anzi tardissimo. Dopo averlo letto in adolescenza e averlo accantonato, ho recuperato un suo racconto quest'anno e da allora sto vedendo di leggerne il più possibile. Alle città invisibili non sono ancora arrivata, ma lo metto senz'altro in lista perché ho scoperto di amare Calvino davvero tanto. Spero che il non aver letto il libro non precluda la comprensione della tua raccolta, mi auguro vivamente di no perché mi dispiacerebbe se mi perdessi dei pezzi. Intanto posso dire che per quella che è la mia conoscenza del fandom e del modo in cui tu scrivi, questa prima mi è piaciuta moltissimo. Non sono sicura di riuscire a interpretarla nella maniera corretta, però ci provo.

Già la prima cosa che ho scoperto è che Cloe è una delle "città invisibili" e l'ho scoperto grazie a Google (grazie, Google, davvero)! Prima di tutto, la citazione mi è piaciuta moltissimo. Ho riconosciuto Calvino e la sua scrittura, che io adoro letteralmente. Se devo dare un'interpretazione a quanto invece hai scritto tu, direi che con "stanza" tu abbia collocato fin dalla prima riga il tutto nella mente di Sherlock. Siamo nel suo palazzo mentale e ogni stanza è una città? Ogni piccolo mondo è in realtà un universo complesso, ricco di ricordi, sensazioni ed emozioni. In questo ci sono Sherlock e John, non fai il nome di nessuno ma a un certo punto è chiaro che stai parlando di loro. Ho riconosciuto l'ambiente di Baker Street a Sherlock tanto caro e mi è piaciuto il modo in cui hai usato le parole e le frasi, ricche di figure retoriche e forme poetiche, è tutto molto musicale. Molto metrico. Mi piace l'idea di loro due come due esseri che ticchettano, che sono bombe pronte a esplodere. Si percepisce tensione, vicinanza ma anche il non parlarsi e forse il non sapere come fare. Si nota quanto siano più distanti di quanto non vogliano. Ma si nota che si guardano, si studiano e che non possono fare a meno l'uno dell'altro. La sensazione che ho avuto è esattamente questa. Spero di non aver detto castronerie esagerate.

La sostanza è che questa idea mi piace moltissimo, così come la tua drabble. La raccolta intanto l'ho messa tra le seguite, nella speranza che riesca a recuperare questo anche questo racconto.
Koa

Recensore Master
10/10/19, ore 23:33
Cap. 1:

Sì, conosco l’opera di Calvino dalla quale hai tratto ispirazione per questa tua raccolta perché l’ho letta anni fa. Un progetto davvero impegnativo il tuo ma, secondo me, decisamente affascinante. Infatti, combinare gli echi così particolari, e non semplicistici dello scrittore in questione, con il mondo delle fanfiction mi attira molto, perché è un mix originale. Tornando a “Le città invisibili”, esplorare il Mind Palace di Sh, se non ho capito male leggendo le tue “Note” che sintetizzano le caratteristiche della raccolta, proprio ispirandosi all’opera di Calvino, è una sfida sia per quanto riguarda i contenuti sia la forma espressiva. E non solo perché i riferimenti letterari di cui ti servi non sono tra le proposte più semplici da capire nel panorama della letteratura italiana, ma anche per il fatto che, cercare di tradurre il concetto e definire le caratteristiche dell’ “archivio” in cui Holmes conserva i dati reali per ricordarli, se necessario, non è impresa facile e si può scivolare o nel troppo astruso o nel banale.
Niente di tutto ciò, qui. Intanto è già un esercizio razionale e narrativo difficile usare lo spazio ristrettissimo di una drabble. Io non scrivo pezzi, mi limito a lasciare qualche osservazione ma trovo evidente, in chi è Autore, la bravura nel riuscire a rielaborare il pensiero e far sì che si “rapprenda” in poche parole che assumono, così, una risonanza unica e fondamentale. I termini scelti sono necessari, altrimenti sarebbero stati scartati, ovviamente. E non dev’essere proprio facile limare e rinunciare, nell’inseguire l’idea ispiratrice.
In questa “Cloe” hai saputo cogliere il significato più profondo dello scritto di Calvino, calandolo con successo nell’atmosfera del 221b.
221b che diventa, così, quasi il simbolo dell’incomprensione, del “non espresso”, di tutto ciò che rimane idea, attimo e non riesce, o non può trovare, la strada per uscire alla luce del sole. Evidentemente la tua “Cloe” rappresenta la stanza segreta in cui Sh conserva l’atmosfera tesa in cui vive, concreto ed ormai troppo ingombrante, il classico “elefante nella stanza” che impedisce a ciò che lega Sh e John di superare il muro del silenzio e dell’attesa senza fine.
Hai riportato nella tua drabble il fascino del modo di scrivere di Calvino ne “Le città invisibili” che consiste per me, inguaribile esteta della parola in se stessa, nella ricerca di ciò che è preziosità di significato dei singoli termini per allargarsi nella costruzione, quasi geometrica, dei rapporti tra un’espressione e l’altra.
Qui, secondo me, è il ritmo ossessivo di gesti carichi di altri significati, un altro piano, nascosto ad una prima, immediata lettura, che costituisce il filo conduttore di “Cloe”. Tu, infatti, sviluppi un percorso espressivo di parole che sono esse stesse un rumore ritmico (es.: “…pulsavano…martellanti…Ticchettavamo…ecc.”), per arrivare a quell’immagine simbolica ed invasiva della quiete (apparente) della stanza che è il metronomo che diventa così gigantesco emblema dell’incomprensione e della nevrosi da incomunicabilità tra Sh e John.
Il loro non riuscire a parlarsi, il rincorrersi spasmodicamente con gli sguardi, li hai rappresentati magnificamente in quell’assordante, angosciante silenzio.
Ed è ciò che Sh nasconde in quella stanza segreta che rappresenta ciò che non riesce a diventare realtà.
Complimenti.