Ecco un’altra proposta che ci fai arrivare sempre accompagnata dagli echi di quel geniale scrittore che è Calvino, sempre attuale, addirittura precorritore, secondo me, di certe atmosfere contemporanee, in cui la fantasia ha la stessa concretezza della realtà vissuta.
Seguiamo Sh nella sua discesa in stanze nascoste del suo Mind Palace, in cui è racchiuso ciò che fa parte di lui, ciò che può ancora essergli utile anche per capire le esperienze che gli si presentano.
Dal punto di vista puramente tecnico, la comprensione di quello che hai scritto a proposito della stanza in cui si trova ora il consulting, ritengo sia abbastanza facile. Infatti si può capire che siamo nel luogo nel quale rimangono, ormai inutili, i ricordi di vecchi casi casi di Sh. Ce lo dici tu stessa, mostrandoci i fili rossi, con cui il genio collega foto, nomi e mappe, ormai inutili in quanto il crimine ha trovato una soluzione. Il problema durante la lettura, almeno per me, è stato capire chiaramente perché Sh conservi quest’immagine del lavoro che ama tanto e con cui si definisce “sposato”. Infatti lo vediamo annoiato ed in preda ad una specie di delirio del sentirsi inutile quando i casi non arrivano e Greg non gli propone alcunchè. In lui, infatti, c’è la spasmodica attesa di un crimine “da dieci” che possa davvero sfidare la sua formidabile intelligenza.
Ma, una volta risolto il mistero, quando tutti i fili rossi di collegamento tra gli indizi diventano inutili, cosa succede… Succede, sempre secondo me, che Sh si senta tornato al punto di partenza, insoddisfatto, depresso e circondato dal vuoto di una solitudine che è sì protezione contro “il salto nel buio” insito nelle relazioni umane ma che, poi, diventa una gabbia soffocante in cui ci sono desolazione e un assordante silenzio.
Ecco quindi la preponderanza di vocaboli che hanno un’accezione negativa perché rievocano fatti sanguinosi o, appunto, per il fatto che richiamano un senso d’ inutilità, di vuoto, d’angosciosa consapevolezza che sono ormai polvere e passato.
Aleggia, comunque, il senso della morte, annunciato chiaramente dal “fiato di vento gelido” che accoglie Sh al suo ingresso nella sua “Ersilia” e ripreso da parole come “…ossa…volti contratti…cadaveri…cimitero…ecc…”. Non c’è speranza dunque, in quel posto, c’è solo il “già concluso”, il “già risolto” testimoniati da una quantità ingombrante di materiale su cui la sua mente geniale si è impegnata in una febbrile attività di comprensione e ricerca. E cos’è rimasto…Nulla, cose ormai inutili…Inutili come “quelle ragnatele…che cercano una forma…”. Come Sh che si sente svuotato e angosciato dall’idea che non gli si presenti più l’occasione per “scaricare”, in un caso difficile da risolvere, la terribile tensione di una mente troppo implacabile e la consapevolezza che manchi qualcosa di vitale alla sua esistenza.
Non so se ho sproloquiato a vuoto, ma è ciò che mi è venuto in mente leggendo la tua preziosa “Ersilia”. Complimenti anche per il progetto in cui ti stai impegnando per seguire la luce di un maestro come Calvino. Davvero ne stai seguendo le tracce in un modo originale ed avvincente. (Recensione modificata il 22/10/2019 - 12:03 am) |