Recensioni per
Morti che camminano
di pattydcm
C’è mancato poco che Xabaras raggiungesse il suo scopo, per fortuna John è tornato in sé e Sherlock l’ha convinto a prendere il vaccino. |
Ciao, è la prima volta che recensisco questa storia (e meno scuso) , gli altri capitoli non mi avevano appassionato come questo che ho appena letto...(ovviamente ho letto il resto della storia) |
Ciao! Molto bello anche questo capitolo :) Mi ha colpito la descrizione che Islington fa di Sherlock, reso anche lui uno “zombi” da stanchezza, preoccupazione e responsabilità. Sono molto curiosa di sapere com’è andato l’incontro con John… |
Nella prima parte di questo capitolo domina la figura di Mycroft, alle prese con una realtà che mette a dura prova anche il suo ferreo autocontrollo. Come tu metti bene in risalto, ciò che lo preoccupa di più è come attutire l’impatto terribile che gli avvenimenti relativi a John potranno avere sul fratello. Basta una semplice domanda, quella che tu ripeti all’inizio, che suona anche, nella mente di Mycroft, come un atto d’accusa per le sue responsabilità, a spingerlo ad accertarsi personalmente dello stato di salute del medico. Sarebbe meglio dire “stato di vita”, perché, ciò che sta succedendo nell’infermeria a chi è stato infettato, è davvero mostruoso.
Qui caratterizzi ulteriormente Mycroft come un uomo che, da vero leader, ha anche il coraggio di affrontare verità che possono essere terribili. Ma ha bisogno di sapere come sta John, anche perché la decisione di farlo incontrare con la moglie, evidentemente, gli pesa sulla coscienza. Quello che mi piace di più, ma non si trova solo in questo capitolo, essendo una delle caratteristiche principali del tuo modo di raccontare, è che ai fatti veri e propri intrecci le situazioni psicologiche di chi vi agisce. Così, qui, Mycroft compie dei gesti, assume dei comportamenti, e noi possiamo “leggerli” dall’interno della sua mente. Infatti l’introspezione psicologica, tecnica affascinante ma non certamente semplice da fissare sulla pagina senza scendere in banalità, tu la sai gestire in maniera sicura ed efficace e, quindi, di Holmes possiamo comprendere “dal vivo” le ragioni che determinano ciò che decide di fare.
E la decisione di accertarsi di persona delle condizioni di Watson trova la sua spiegazione nella necessità, appunto, di sapere gli esiti della visita di Mary e dello stato del medico.
Dal momento in cui entriamo con lui nell’infermeria, il tuo racconto si anima di una particolare tensione, un misto d’orrore, di pietà e, non lo nego, anche di paura, di livida sorpresa. Infatti hai reso con efficacia il mostruoso processo biologico per cui il nostro amatissimo “conduttore di luce” vede, sempre di più, in modo progressivo ed inesorabile, affievolirsi le proprie caratteristiche umane, per lasciare il posto a quelle di un essere mostruoso che fagocita ciò che di luminoso e di meravigliosamente umano lo caratterizzava. |
Ho amato questo capitolo dalla prima all’ultima parola, da quello che si sono detti John e Mycroft, con Mycroft che capisce quanto John ama Sherlock e si scusa, a Sherlock che sente che è successo qualcosa a John, a Dylan che si preoccupa per quei poveri topolini (ho riconosciuto i film da cui hai preso i nomi 😉). Sherlock ce l’ha fatta, il vaccino è praticamente pronto, non vedo l’ora di sapere cosa succederà adesso, c’è anche la questione in sospeso con Xabaras… |
Il capitolo ha, come indubbio centro d’interesse, l’incontro tra Mary ed il marito, che sta subendo il terribile passaggio ad un’orribile condizione di non vita. La nostra curiosità era già stata allertata da come si era concluso il precedente e cioè da un grido che proviene dalla zona in cui |
Ciao! |
Piacevolissimo l’inizio del capitolo con il dialogo tra Mycroft ed un suo collaboratore che scopriamo essere l’inossidabile Anthea. |
Ciao :) |
Ciao, |
L’apertura del capitolo mi ha immediatamente proiettato nell’atmosfera angosciosa e straziante di “Cargo”, il film con Martin Freeman, che non mi stancherò mai di elogiare. Il particolare sintomo che John scopre al risveglio, infatti, mi richiama alla mente le ultime immagini di quella produzione cinematografica, che non intendo certamente spoilerare se qualcuno non l’avesse ancora vista, ma che sono di un’intensità drammatica e travolgente. Qui tu richiami quel clima così crudo ed, allo stesso tempo, permeato di emozioni legate agli affetti più cari, alla speranza del futuro, alla vita. Ed il risultato che trovo in questo capitolo ma, in generale, in questa tua long, da un’ispirazione di chiara qualità cinematografica alla stesura di qualcosa che attenga a questa Sezione, è veramente molto valido perché il tuo testo colpisce ed avvince, proseguendo su un percorso che, comunque, si differenzia da quanto visto in “Cargo” per caratterizzarsi con un’originalità tutta sua. |
Nel precedente capitolo hanno dominato i POV di John e di Mycroft. Qui ci porti nei pensieri di Sh, cui giunge la tristezza infinita di quell’ “odore di legna bruciata mista a quello più dolciastro della carne”. Ma la sua razionalità lo porta ad un senso di soddisfazione nel comprendere che, finalmente, il pericolo dei cadaveri dei militari contagiati è stato azzerato. Come efficacemente osservi tu, infatti, la sua mentalità scientifica, anestetizzata emotivamente ( bellissima definizione), lo porta lucidamente a valutare il raggiungimento di un importante obiettivo. Ed è giusto che sia così perché il coinvolgimento emotivo, in operazioni che richiedono il completo funzionamento della ragione, non porta a risultati necessari. |
Apri con Dante Alighieri, senza retorica uno dei miei Autori preferiti che si riscoprono al di fuori della routine scolastica, in cui l’obbligatorietà delle letture cui prestare attenzione scatena sicuramente una reazione di “bastian contrario”. Ed invece sono pagine preziose che, comunque, senza la “spinta scolastica” forse non avremmo conosciuto. Ottava bolgia, i consiglieri fraudolenti, scena di una suggestione molto forte. Come lo è quella con cui inizia il capitolo, dopo la citazione dantesca, in cui raffiguri il tragico momento in cui vengono bruciati i corpi di chi è stato ucciso da uno zombi. E lo si fa in una cerimonia triste, di morte ma in cui sei riuscita ad infondere un che di solenne, di altamente emozionante: i colpo di fucile, le divise celebrative (qui ho spulciato Google perché non mi veniva in mente il termine giusto), la pira in cui si consumano i corpi dei defunti, salvati da un orrendo destino. Inserisci efficacemente il volto di Mycroft, attento e concentrato a sovrintendere alla pietosa operazione. |
Ciao!! |
Ho iniziato e finito questa storia oggi. Non entravo su EFP da parecchio, ma dopo un rewatch della serie ho cercato qualcosa che mi facesse passare del tempo. Mi aveva incuriosita la trama, devo dire che un crossover tra Sherlock Holmes e Dylan Dog non mi era mai capitato sottomano né lo avrei mai immaginato. Ma funziona, funziona davvero. L’ho letta tutta d’un fiato e mi sta piacendo moltissimo. Ho letto pochi albi di Dylan Dog, ma conosco il primo numero e mi piace come tu abbia adattato la storia. Mi piacciono anche le varie relazioni che si vanno instaurando, le iniziali rivalità e le amicizie. Sono davvero contenta di averla trovata, complimenti! |