Carissimo, ciao! È davvero un piacere poter tornare a leggerti.
Ora, sappi che hai scritto sul personaggio che odio di più di tutti i Souls (sì, anche più di Patches), quindi mi ero preparata a lasciarti una recensione piena d'ironia e battute, tanto per sfogare la mia simpatia nei confronti del Camminatore dell'Abisso. E, niente, mi hai letteralmente smontata, quindi non penso di essere in grado di lasciarti altro se non una recensione seria e - spero - almeno minimamente degna di tutte le sensazioni che mi hai fatto provare leggendo. In alcuni passaggi mi hai fatto venire i brividi (e sappi che non è per nulla semplice, perché sono una megera e ben poche cose mi toccano) e li ho riletti anche due/tre volte solo per il piacere d'immergermici ancora. E quindi mi arrendo all'evidenza del fatto che mi hai fatto amare una storia con protagonista Artorias, e la recensione potrebbe anche terminare qui, perché in questo concetto è già racchiuso tutto, no?
Le vicende di Oolacile e di Manus sono tra quelle che ho amato di più: ho davvero adorato ciò che è successo al villaggio e come, la terribilità degli accadimenti, i segreti e i sacrifici che essi hanno comportato. Tu hai saputo rendere alla perfezione tutto questo, benché non sia il fulcro del racconto e benché ce lo mostri attraverso gli occhi del cavaliere che si appresta ad affrontare l'Abisso, sapendo che non ne uscirà indenne, che non sarà più possibile. L'oscurità l'ha divorato talmente tanto che sopportarne il fardello è divenuto impossibile e la vuotezza s'appresta con passo rapido.
Ora, voglio soffermarmi un attimo sullo stile che hai adottato in questa storia (ma che recensione confusionaria ti sto lasciando?!) e che ho davvero amato: l'ho trovato serioso e solenne, altisonante e con un retrogusto di antico, di altre epoche, e si adatta davvero splendidamente sia al personaggio che all'ambientazione che agli eventi che narri. È ossequioso quel tanto che basta per calare il lettore nell'atmosfera carica di melanconia che volevi trasmettere, facendogli subito intendere i toni di questo scritto. Quindi davvero complimenti, non ho trovato nessun calo di stile, cosa che non era affatto semplice.
Passando poi al protagonista: tolto il fatto che odio Artorias, non manco comunque di riconoscere che sia un personaggio molto sfaccettato e complesso, anche per via del fatto che di lui sappiamo poco e solo ciò che si dice di questa figura che è un po' avvolta nel mistero e nel mito. Il rischio è, dunque, quello di rendere questo personaggio in modo molto superficiale e, oserei dire, scontato. Invece tu sei riuscito a scavare a fondo nella sua personalità, e a restituircene un'immagine fedelissima e a tutto tondo, che ha fatto comprendere tutte le sfaccettature di Artorias, nonché le ragioni del suo agito, così difficili da comprendere persino per quelli che sono stati i suoi compagni di una vita.
E quello di Artorias non è stato poi altro che un sacrificio, un'immolarsi per essere l'unica vittima sacrificale. Ha lasciato indietro tutti non per boria o per delirio d'onnipotenza, ma perché non voleva che altri seguissero il suo triste destino. In questo, dimostra la nobiltà d'animo che lo ha sempre contraddistinto e che lo ha reso un cavaliere onorevole, devoto alla causa e ai suoi compagni, che ha sempre cercato di proteggere tanto quanto ha fatto con la gente che ha avuto bisogno di lui.
Attraverso gli occhi di Artorias, dipingi magistralmente anche gli altri cavalieri e ho amato soprattutto l'immagine che hai dato di Gough, questo gigante buono ma così incompreso, che io ho sempre adorato; si comprende appieno l'affetto e la stima che Artorias prova nei suoi confronti, così come è chiara quella che nutre per Ornstain, del quale non è invidioso per la carica di cui è stato investito e, anzi, riconosce che sia il più adatto a ricoprirla, poiché sa vedere i propri difetti e i pregi altrui. Le brevi e intense parole d'amore che rivolge alla sua amata, alla quale non ha mai rivelato i suoi sentimenti, è davvero struggente e intensissimo e aggiunge pathos su pathos.
Inutile dire che ciò che ho preferito in assoluto sono stati i pensieri che il cavaliere ha rivolto a Sif, fedele compagno di una vita, che non ha mai abbandonato il suo fianco, nonostante tutte le terribili battaglie affrontate insieme. Un lega indissolubile e profondo, quello che lega il Lupo Grigio ad Artorias e che il cavaliere è convinto perdurerà per l'eternità, anche dopo e al di là della sua morte, di quella di entrambi.
Le parole del Camminatore dell'Abisso sono parole cariche di struggimento, di rimpianto e, a tratti, mi è piaciuto leggerci anche timore per ciò che sta andando ad affrontare e che sa gli sarà fatale (dopotutto, la paura è saggezza, no?), ma c'è anche tanta fermezza, c'è determinazione nel suo avanzare in seno all'oscurità, c'è tutta la testarda tenacia che ha fatto di lui ciò che è. Il suo andare avanti nonostante tutto non solo è simbolo di quanto grandioso sia come cavaliere, ma anche di quanto ami coloro che s'impegna a proteggere, che non sono solo i cittadini di Oolacile, ma primi tra tutti i suoi amati compagni. A ognuno di loro lascia in eredità qualcosa di sé e, contemporaneamente, prende egli stesso qualcosa da loro, un ricordo, un momento, sensazioni che lo aiutano ad affrontare ciò che sta per accadere. Artorias lascia in eredità se stesso, e quest'eredità, come sappiamo, è rimasta intatta nel tempo, viva nei cuori e nelle menti di chi lo ha amato e lo ricorda con affetto e con tutte le onorificenze del caso, non ultimo Sif, che affronta il prescelto, quando se lo trova davanti, nonostante soffra e pianga per questo, perché così è la volontà del suo più caro compagno.
Insomma, non posso che farti tantissimi complimenti per questa meravigliosa perla, bellissima, intensissima, ben scritta e terribilmente coinvolgente. Hai fatto davvero uno splendido lavoro.
Ma comunque Artorias continuo a odiarlo lo stesso!
A presto :) |