Così siamo arrivati alla fine della long ed anche, purtroppo, al termine della vita di John. Un avvenimento, questo, già preannunciato, non improvviso ma, non per queste motivazioni, meno triste e coinvolgente.
Gli anni sono trascorsi e la famiglia Holmes Watson ha continuato ad accogliere nuove persone perché Keiran si è sposato ed ha avuto un figlio, presto ne sarebbe arrivato un altro. La stessa cosa è avvenuta per i figli di Greg e Mycroft. Dunque hai rappresentato efficacemente il concetto che, nonostante tutto, “la vita continua”. Questo è vero, ma la speranza nel futuro, giustamente, l’hai caratterizzata con le note malinconiche della morte di Greg e, qui, di John come sapevamo già, anche se il lettore spera sempre in un guizzo di “happy” che sconvolga i piani del destino. Per quanto mi riguarda sì, c’è stato questo pensiero ma preferisco che l’Autore/trice segua la sua ispirazione. Infatti così ne nasce un quadro narrativo più convincente, a mio avviso.
Quindi il quadro che presenti è fedele a quello che succede normalmente in quell’ AU, in cui gli Omega sono destinati a morire vent’anni dopo, se non sbaglio, dopo l’ultima gravidanza.
Trovo molto ben pensato quell’elemento narrativo che ha condotto, come un filo ininterrotto, le vicende. Mi riferisco all’album di foto in cui John ha raccolto praticamente tutti i momenti più significativi della loro storia d’amore, ritrovando la sorpresa della scoperta di un sentimento vero, le inevitabili difficoltà anche dovute ad interferenze di altre persone come, ad esempio, Irene, le gioie più intense, tutte le facce di un’unica realtà che y quella del loro essere davvero un’unica entità, al di sopra delle convenienze sociali e dei obblighi relativi ad un consesso “ civile” particolare com’è il mondo degli Alfa e degli Omega. Inoltre metti in rilievo come John abbia sempre avuto un ruolo equilibratore nel difficile intreccio emotivo e comportamentale riguardante i fratelli Holmes: la sua pazienza, con l’uomo che ha sempre amato e la gestione vincente di un cognato “difficile” ed “ingombrante” come Mycroft, si è rivelata il giusto elemento per creare davvero una famiglia solidale e che sia in grado di attivare meccanismi di protezione e di cura verso i componenti in sofferenza. Ciò si nota, per esempio, nell’arrivo immediato di Mycroft al villino nel Sussex, accompagnato da figli e nipoti, alla preoccupata richiesta d’aiuto della collaboratrice domestica. Ed il gruppo “ingloba” subito il dolore immenso di Sh, trasformando il lutto in un’occasione per rinsaldare i legami tra i familiari (“...I quattro Holmes uscirono dalla cappella...”).
Nell’ “Angolo dell’Autrice” esprimi dei dubbi sulla connotazione di questa raccolta di storie, “Fotografie”, appunto. Per quello che è il mio giudizio che, comunque, immagino possa interpretare la stragrande maggioranza, se non la totalità di chi ti legge e ti apprezza come me, non esistono né melensaggine nè banalità lacrimevoli. Infatti io ho trovato una bella storia, in cui si alimentano buoni sentimenti ed avvincenti sviluppi narrativi. Il tutto sostenuto da uno stile narrativo sicuramente efficace e corretto. Si legge tutto volentieri, si coglie la cura nel delineare i personaggi anche con un costante sguardo all’ IC.
E non mi sembra poco.
Bravissima e...grazie |