Valutazione del contest Citazioni in cerca d'autore (Oscar edition)! – II edizione
Grammatica: 8/10
Molto buona, solo qualche svista:
“Godric’s Hallow”: -0.50; la grafia corretta è “Godric’s Hollow”.
“quel momento”: -0.50; “questo” anziché “quel”, perché si riferisce al momento che vede Ginny attraversare la navata, quindi il presente del racconto, ciò che oltre alle riflessioni sta accadendo.
“ha odiato”: -1; la narrazione principale è al presente e in questo caso il tempo corretto è il presente indicativo, perché indica qualcosa che “è” in quel momento esatto, non che “è stata”. Di conseguenza, “odia” anziché “ha odiato”.
Stile e lessico: 10/10
Lo stile di questa storia è tortuoso, una gabbia di pensieri che replica a meraviglia la gabbia cui la protagonista si consegna di sua spontanea volontà, gettando tra l’altro via le chiavi, decisa com’è a non liberarsi mai più. Le parentesi, escamotage stilistici che ho già incrociato nei tuoi testi, hanno il pregio di comprimere le parole, ingabbiarle a loro volta tra pareti solide, spesse, da cui uscire non è proprio possibile – e il fatto che accompagnino le riflessioni più intime, e in fin dei conti più sincere, rende ancora più impattante il loro ruolo all’interno del testo.
È interessante come tu abbia mescolato sensazioni del presente e del passato, giocando anche con i tempi verbali, forte della struttura fondata su una narrazione indiretta apparente, dato che il tuo è a pieno titolo un flusso di coscienza, ingarbugliato quanto i vicoli bui della mente – tra l’altro, credo sia stato proprio questo viavai a causare le due piccole sviste evidenziate nel parametro precedente.
È una storia che va letta a voce alta, perché è estremamente necessario darle il ritmo che impongono la punteggiatura e i capoversi: senza le pause, senza aggrovigliarsi con le parole a raffica, senza tutto questo non è possibile cogliere tutte le sfumature del testo ed entrare in empatia con la scelta discutibile della protagonista. Mi ha dato l’idea, nel complesso, di un racconto sottoposto a molto labor limae, proprio a causa della sua complessità interna e dei tre piani di significato su cui è articolato: ciò che accade, ciò che il personaggio dice a se stessa, ciò che il personaggio sente – un’introspezione su tre piani di profondità che si rispecchiano nella trama stilistica attraverso la suddivisione in capoversi semplici e in parentesi, e poi in frasi principali e incisi chiusi tra lineetta. Anche l’uso del corsivo è ottimo, oserei dire “parsimonioso” se rapportato alla complessità sintattica.
Arrivando al lessico, anche qui non ho nessun appunto da fare. Le immagini evocate dai tuoi vocaboli sono tutte estremamente adatte a rimarcare l’atmosfera angosciosa vissuta dalla protagonista, a riprodurne i pensieri in confusione, a descriverne il malessere. Anche gli aggettivi sono tutti caratterizzanti, come ad esempio in “ avanza imperterrita verso l’altare”, dove “imperterrita” ha un significato cruciale, dà modo al lettore di toccare con mano il contrasto tra ciò che il personaggio fa (avanza imperterrita, appunto) e ciò che dentro di sé vive (vuole fuggire). Non ho davvero nessun appunto da farti!
Come avrai intuito, il punteggio non può essere diverso da 10/10. È un testo complicato e ingarbugliato, ma coerente a se stesso e in grado di osare nel modo giusto. Bravissima.
Titolo: 3.5/5
Solo un cognome è un titolo che indubbiamente rispecchia l’epilogo e il significato del tuo racconto, tutta la sua amarezza. È solo un cognome, quello di Harry, la conclusione grida questo concetto, un cognome che non può nulla contro l’amore, che non può regalare la felicità.
Il motivo per cui, malgrado quanto detto, il punteggio non è superiore a 3.5/5 è che, di contro, non è un titolo in grado di rispecchiare la tortuosità del tuo testo né di evocare le emozioni e l’atmosfera che lo popolano. Trovo non renda giustizia alla storia e che per un potenziale lettore rischi di essere totalmente muto, generando poca curiosità e aspettativa – ed è un peccato, perché la complessità del tuo racconto meriterebbe di essere “annunciata” con un titolo capace di evocarla.
Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino e non posso dire di avere appunti da farti. Hai narrato un solo momento, il momento in cui crollano tutte le illusioni, e l’hai fatto mettendo in mostra tutti gli inganni che la protagonista ha ritorto contro se stessa nel vano tentativo di ingannare il destino – la triste morale, che coglie il sotteso del prompt, è che ha illuso solo se stessa.
Apprezzo come tu abbia mescolato le carte in tavola e fatto un discorso su più livelli: da un lato c’è il “destino” che la vuole moglie di Harry, dall’altro c’è un altro destino che la vuole assieme a Neville. E nella naturale tortuosità di questa storia, il prompt non è legato né all’uno né all’altro, ma a un apparente terzo destino: sposare Harry per convincersi di amarlo e aver fatto la scelta giusta. Un’illusione che crolla e si sgretola tra le dita di Ginny, costretta ad accettare un quarto destino, che è quello che ha tentato a tutti i costi di non vedere: sposare Harry non le darà l’amore, ma solo l’infelicità. La tragedia, insita nel prompt e ben sviluppata da te, è nell’averlo capito troppo tardi.
Brava davvero, 10/10.
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Tortuoso lo stile, tortuosi i personaggi, ma molto ben sviluppati.
Iniziando da Neville, nonostante la sua presenza-ombra (oserei dire), è un personaggio estremamente presente nel racconto e si sente tutto l’amore che nutre per Ginny e quanto abbia significato per lei. Un amore che, in coerenza alla caratterizzazione originale di questo personaggio, non riesce a essere egoista, ma anzi è così smisurato e disinteressato da accettare anche una scelta intossicante. Nella sua scelta di presenziare al matrimonio ho rintracciato un monito per entrambi, nonché una possibilità: mi è parso le gridasse di essere ancora in tempo, di poter ancora cambiare idea. L’hai tratteggiato davvero molto bene, innamorato e capace di accettare le scelte altrui – il suo dolore, poi, emerge davvero vivido.
Arrivando a Ginny, la tua complessa protagonista, immagino non sia stato semplice sviluppare la sua caratterizzazione, così come per me non è stato semplice valutarla. A un primo piano di lettura Ginny può apparire totalmente fuori dal canon: non ama Harry e lo sposa ugualmente, un atteggiamento così poco onesto che si fa fatica ad associare alla sua controparte cartacea. Tuttavia, come ho già avuto modo di evidenziare, questa storia non ha un solo piano di significato, ne ha molteplici, e per capire la protagonista bisogna penetrarli tutti: partire dal suo passato, dalle sue aspettative e della aspettative che gli altri hanno su di lei, dalla guerra vissuta, dall’amore per Harry nutritosi negli anni, dall’esistenza stessa di Harry. È solo partendo da tutto questo e mettendolo in relazione al contesto entro cui si è insinuato in lei l’amore per Neville (la guerra, la solitudine), che si riesce a comprendere la natura della tua Ginny: incastrata in una vita progettata sin dagli undici anni, in aspettative che si abbattono su di lei, nell’affetto smodato che nutre per Harry (che merita, si dice, la felicità dopo tutto quello che ha vissuto), nel terrore di aver confuso bisogno e amore quando accanto a lei c’era solo Neville. La tua Ginny è proprio ingabbiata in se stessa e in una vita che non capisce più. Sceglie l’unica strada che le sembra percorribile, e cinicamente potremmo dire che era forse la più semplice se paragonata a una messa in discussione di tutto, ma nel fare questo è terribilmente umana e mostra su di sé i marchi di una guerra che l’ha lasciata priva di energie per sopportare altri scontri, altre rivoluzioni e farsi carico del dolore altrui.
Una caratterizzazione molto matura, spietata e reale. 10/10.
Totale: 41.5/45 |