Tu hai avuto bisogno di grottesco all'una di notte, io ho avuto bisogno di recensire questa storia alle tre del mattino!
A parte il fatto che sei una delle mie scrittrici di Bellamort preferite - ho assolutamente adorato quello che hai fatto con questa storia! Nessuno scrive questi due personaggi bene come fai tu, nessuno li rende così crudi e malvagi, così simili a divinità primordiali e al contempo spietatamente umani.
Ho adorato la tua Bellatrix in questa storia, così come la tua descrizione di Azkaban, che secondo me era esattamente così: l'inferno in terra, un posto dove i prigionieri erano completamente abbandonati in loro stessi, sepolti vivi nelle celle come cadaveri viventi, completamente lasciati a loro stessi e ai Dissennatori. Sicuramente nessuno si premurava di pulire le loro celle o di dare loro da mangiare regolarmente - e qui si aprirebbe un interessante paragrafo sulla disumanità del sistema giudiziario magico, ma vabbè.
A partire dal titolo - La grande fame - di un'incisività assoluta, fino a finire alla protagonista e agli eventi che narri è tutto perfetto. Racconti in maniera brillante e perfettamente OC quella che deve essere stata la trasformazione di Bellatrix da nobile ragazza purosangue a relitto, avanzo di galera, pazza sclerata e decisamente traumatizzata, completamente persa per il suo signore, ancora più di quanto già non fosse, probabilmente, e senza più nulla da perdere.
Che bello leggere di una Bellatrix che entra ad Azkaban come la giovane nobile che è, veramente una novella Maria Antonietta, mandata a morte dalla folla e invecchiata prematuramente in prigione. Ancora una volta, tutti credono che non durerà neanche un istante là dentro, che non sopravviverà neanche un anno e, come al solito, tutti si sbagliano sul suo conto, perché Bella dà prova di una resistenza straordinaria - anche considerando che la mia personale interpretazione della vicenda è che Voldemort qui sia solo un'allucinazione della sua mente, che non le stia davvero parlando attraverso il Marchio, e che in realtà Bella sia abbastanza forte di suo, semplicemente chiama "Voldemort" quella parte della sua mente che la sprona ad andare avanti, il suo istinto di sopravvivenza. Non so se mi spiego, ma è come se lei si dicesse da sola "guarda che se non sopravvivi non potrai servire il tuo Signore", ma è come se il suo subconscio sapesse che queste parole avrebbero più peso se venissero direttamente dalla Sua bocca, e così il suo istinto di sopravvivenza glieLo fa apparire davanti.
In realtà mi piace molto anche che questa cosa sia lasciata un po' ambigua e che ognuno ci possa leggere dentro una versione diversa dei fatti - io la vedo così perché credo che arricchisca il personaggio di Bella e lo renda ancora più forte ed indipendente, ma si potrebbe anche leggerlo in chiave più "romantica" (oddio, che strano associare questo termine ad una storia del genere!) o comunque più Bellamort e pensare che con il poco di magia che gli restava, lui abbia fatto in modo di sussurrare a Bella attraverso il Marchio (e che poi lei, affamata com'era, abbia avuto le allucinazioni, ma quello ci sta).
Bellissima anche la descrizione che fai della grande fame, le tue storie sono opere d'arte, davvero, solo tu sai usare le parole in maniera così incisiva e perfetta, quindi complimenti. Perfettamente coerente anche il rapporto che Bellatrix ha con il cibo - a volte si ingozza fino a star male su quel poco che ha, che comunque no è mai abbastanza, mentre altre volte - addirittura inconsciamente (e in questo ritorna l'idea del Signore Oscuro, che glielo fa notare, come parte "razionale" del suo cervello, cosa che amo alla follia nelle storie su di loro) - getta via quelle misere porzioni, perché è un modo di accelerare la propria morte. Povera Bella, comunque, non riesco ad immaginare cosa debba aver passato, davvero; io sì che sarei morta nel giro di pochissimo :(
L'unica cosa è che nel mio headcanon personale, Roddie e Bella erano vicinni di cella, non so neanche perché (ma vabbè, questo ovviamente non dice nulla della tua storia, è solo una nota a margine).
E veniamo alla parte clou! Che meraviglia la descrizione di questo Lord Voldemort, suadente come un serpente e più dolce del miele, così abile ad usare le parole giuste per convincere la sua serva a compiere uno degli atti più beceri che si possano immaginare - per puro spirito di sopravvivenza, certo, ma guarda quanto è lontana questa Bellatrix dalla nobile figlia di Cygnus e Druella Black. Guarda a cosa si è ridotta questa giovane purosangue per la sua fedeltà al suo signore: a strisciare tra le sbarre di una cella, così magra da essere uno scheletro vivente, a dirigersi da un morto, da una vera e propria carcassa, e mangiarsela. Una scena di un grottesco più unico che raro, veramente fortissima, forse solo tu avresti potuto scriverla, ma del resto solo tu avresti potuto renderla in maniera così grafica e comunque farmela leggere e anche recensire. Fosse stato chiunque altro, avrei probabilmente chiuso la storia, esterrefatta, ma invece sei tu, con il tuo modo di narrare questo personaggio e mi hai fatto provare quasi pena per lei, ma non me l'hai reso un personaggio penoso. Sei l'unica che riesce a descriveri un essere umano nella sua ora più buia e comunque rendermelo in qualche modo grandioso, come un'eroina della tragedia greca. Feroce come una iena e comunque in grado di sopravvivere, di vincere la morte.
Infine, anche se non esplicitamente trattate nella storia, qui dentro si gettano le basi per il fanastismo di Bella nei suoi anni dopo Azkaban. Ora, secondo me lei era molto devota e ciecamente fedele anche da prima, ma la Bella dopo Azkabana è qualcosa di completamente diverso - e come potrebbe non esserlo? Dopotutto, il tuo signore l'ha salvata. Poco importa che lui ci fosse davvero o meno, secondo me. Lei ha creduto che fosse davvero lui e di conseguenza gli sarà ancora più devota. Ahhh che meraviglia questa storia! Davvero eccezionale.
Bacioni,
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